Il segnale di apertura tra Pd e 5 stelle su salario minimo e conflitto di interessi, è diventato l’ennesima occasione di scontro tra i due partiti. Luigi Di Maio ha risposto con un “no, grazie” alle ipotesi di mediazione arrivate dall’ex ministro e ora capogruppo alla Camera Graziano Delrio. “Avete avuto il vostro tempo”, ha detto in un post su Facebook. “Il nostro appello è agli amici della Lega”. Poi in un video: “Se vogliono redimersi votino le nostre leggi”. E proprio queste parole hanno riacceso lo scontro con il Partito democratico: “Se c’è qualcuno che deve chiedere scusa dei propri errori e dei danni causati al Paese questo è Di Maio con il suo alleato Salvini di cui si vergogna”, è stata la replica di Delrio. “Il governo ha messo in ginocchio l’Italia e non ha una strategia per rimediare. Noi tifiamo per l’Italia e vogliamo che i problemi si risolvano. Per questo abbiamo sempre dialogato in Parlamento. Ma con un governo che continua sulla strada della incompetenza e dell’arroganza la strada è chiusa”. Intanto le 5 proposte di legge del M5s lanciate ieri da Di Maio rimangono senza risposta: il Carroccio non ha mai replicato al post sul Blog delle Stelle del capo politico M5s. “Sono tutti temi nel contratto di governo”, ha garantito il vicepremier. Ma sui tempi e le priorità i soci di governo potrebbero non concordare. I temi sono appunto il conflitto di interessi, la politica fuori dalla sanità, il salario minimo, l’acqua pubblica e il taglio degli stipendi dei parlamentari.

Per Di Maio la chiusura è senza appello: “E’ curioso che proprio oggi il Partito democratico si svegli dopo che ha avuto 20 anni per concretizzare queste due proposte”, ha scritto il leader M5s sui social network. “Avete avuto il vostro tempo. Il nostro appello invece è agli amici della Lega con cui condividiamo un contratto di governo. Ci auguriamo di ricevere presto una risposta”. Sul salario minimo in realtà la discussione è aperta, ma diversa la posizione sul taglio degli stipendi dei parlamentari con il Pd che addirittura ha presentato una legge a prima firma Zanda per alzarli.

Il passo in avanti di Delrio ha creato molti disagi dentro lo stesso Partito democratico. “Di Maio, quello che ha prodotto un paese in recessione, il crollo dell’occupazione e la demonizzazione dei più fragili per seguire Salvini”, ha detto l’ex presidente Matteo Orfini. “Con queste nuove destre il Partito democratico non può e non deve avere nulla a che fare”. All’attacco anche il capogruppo al Senato Andrea Marcucci: “Di Maio, forse, non si è reso conto che insieme a Salvini ha portato l’Italia in recessione. Temo che siano lui ed il M5S a doversi redimere, non certo il Pd che negli anni scorsi ha portato il Paese a crescere. Il leader del M5S pensi piuttosto alla batosta che ha rimediato in Sicilia”. Quindi è intervenuto il deputato Roberto Morassut: “Di Maio è disperato perché il Movimento 5 stelle perderà un terzo dei voti di un anno fa e perché il governo è a rischio e nelle mani delle decisioni post voto di Salvini. In questa sua disperazione, Di Maio vuole darsi strumentalmente un tono ‘di sinistra’. Se c’è chi si deve redimere è lui”.

Il segretario Pd Nicola Zingaretti ha evitato lo scontro, almeno per il momento, e rilanciato sul salario minimo. “Per noi la prima cosa da fare in Italia è aumentare i salari delle persone perché le famiglie non ce la fanno più”, ha scritto su Facebook. “Salvini e Di Maio hanno la stragrande maggioranza dei parlamentari, ma la loro incapacità di attuare provvedimenti concreti per lo sviluppo del Paese è impressionante. Ora è tempo di voltare pagina, di creare lavoro giusto. Per amore dell’Italia”. Quindi ha parlato di “cinque punti chiave per salvare l’Italia”: “In questi giorni presentiamo un programma fatto da 5 punti chiave per salvare l’Italia perché qui o c’è un colpo di reni o dopo la tragedia della Brexit ci sarà Italexit. Un piano per il lavoro e per aumentare gli stipendi di chi guadagna poco; taglio delle tasse, rilancio degli investimenti pubblici e privati per aumentare la crescita economica e occupazione. E poi più risorse su scuola e istruzione e 100mila nuovi assunti in sanità per garantire a tutte e a tutti il diritto a essere curati al meglio”.

L’apertura di Delrio – A essere interpretato come primo passo per un dialogo sono state le dichiarazioni di Delrio a la Stampa. “Sul salario minimo siamo d’accordo”, ha detto il capogruppo alla Camera Graziano Delrio in un’intervista a la Stampa, “lo abbiamo proposto per primi: certo andrebbe discusso come realizzarlo. Per noi va fatto in accordo con i sindacati”. Ma soprattutto il democratico ha anche detto di essere disponibile a dialogare su uno dei temi dimenticati e sempre ritardato dal Pd, ovvero il conflitto d’interessi: “Assolutamente sì, ma deve riguardare tutti, anche la trasparenza di piattaforme informatiche e la manipolazione dei dati”. Diversa la posizione di Delrio sugli altri tre punti portati avanti dal M5s: “Sul taglio degli stipendi diciamo che serve loro per recuperare qualche punto nei sondaggi: se accettassero di discuterne seriamente si potrebbe trovare un’intesa. Invece sull’acqua pubblica la nostra posizione è chiara: le tariffe vengano decise dai sindaci e la gestione sia controllata e monitorata dal pubblico, senza statalizzare ogni cosa”. Delrio interpellato sulla questione che ha diviso l’esecutivo nelle scorse ore, il ritorno delle Province con la riforma dell’intervento che porta il suo nome, ha applaudito all’intervento dei 5 stelle: “Sulle province si vede che Salvini ha bisogno di qualche poltrona in più e la sua è solo una manovra elettorale, fanno bene i 5 Stelle a dire no all’elezione diretta”.

Il capogruppo Pd è stato anche tiepido sulla riduzione del numero dei parlamentari: “Noi siamo favorevoli, anzi per noi bisognerebbe avere una sola Camera”, ha detto. “La loro riforma è un pasticcio, che produrrà uno scollamento tra i territori e i parlamentari eletti in collegi molto più grandi di ora. E poi non si capisce a cosa serva un Senato di 200 persone e perché bisogna fare avanti e indietro due volte con la stessa legge tra una Camera e l’altra”. Critico Delrio anche sulla proposta di legge M5s che vuole togliere la sanità dalle spartizioni dei partiti: “Sulla sanità basta applicare le norme che ci sono, non c’è scritto da nessuna parte che i partiti debbano intervenire nelle nomine. Poi se ci sono state delle irregolarità sarà la magistratura a stabilirlo”.

 

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