Slitta ancora il faccia a faccia tra il sottosegretario indagato per corruzione e il premier Conte, mentre si attende ancora la convocazione dell'esponente leghista da parte dei magistrati che lo interrogheranno sui suoi rapporti con Paolo Arata
Dimissioni comandate o autosospensione. Linea dura o compromesso. In attesa di sviluppi e vie d’uscita politiche sul caso Siri, continuano gli scontri all’interno della maggioranza di governo, con Salvini che attacca il processo mediatico scatenatosi sul sottosegretario indagato e il Movimento 5 Stelle che lo accusa di parlare come Silvio Berlusconi, il tutto con Di Maio a rispedire al mittente l’ipotesi soft dell’autosospensione. Nel frattempo, slitta ancora il faccia a faccia tra Siri e il premier Conte, mentre si attende ancora la convocazione dell’esponente leghista da parte dei magistrati che lo interrogheranno sui suoi rapporti con Paolo Arata.
Cronaca politica e cronaca giudiziaria, insomma, con la prima che sembra strettamente collegata alla seconda e con entrambe che continuano ad occupare ampio spazio nelle cronache dei media. E questo a Salvini non piace: “I processi si fanno nei tribunali e non sui giornali o in Parlamento. Se invece decidiamo che uno si alza la mattina e dice questo è colpevole e questo no, questo è antipatico e questo è simpatico, allora chiudiamo i tribunali e diamo in mano a qualche giornale la possibilità di fare politica” ha detto il segretario del Carroccio, secondo cui “non è da paese civile che ci siano sui giornali fatti non a conoscenza degli indagati né dagli avvocati“. Parole che hanno provocato la replica del Movimento 5 Stelle, secondo cui “anche Berlusconi diceva che i processi non si fanno in parlamento o sui giornali. E mentre lo diceva, accomodandosi sulla lunghezza dei processi, continuava a mangiarsi il Paese. Dispiace – hanno fatto notare imprecisate fonti grilline alle agenzie di stampa – che anche Salvini la pensi allo stesso modo. Non è questione di dove si fanno i processi, a nostro avviso, ma questione di opportunità politica“.
Opportunità politica, appunto: un concetto che a sentire Luigi Di Maio male si sposa con l’ipotesi di autosospensione di Siri, così come emerso da alcuni retroscena di stampa. “L’autosospensione non esiste – ha detto il capo politico del Movimento – poi se il tema è che Siri, se risulterà prosciolto da quest’inchiesta, vuole tornare io sarò il primo a volerlo. Ma la fattispecie di autosospensione non esiste – ha specificato – quindi evitiamo di prenderci in giro e non ho mai sentito Conte nominarla”. Per il vicepremier pentastellato, Armando Siri, se si dimetterà, “continuerà a fare il senatore, e lasciamo libero il suo posto” al governo. Di Maio, poi, ha confermato ancora una volta la posizione del Movimento, ovvero la richiesta a Siri “di mettersi in panchina finché l’inchiesta non sarà conclusa. Non si può pensare che il M5S faccia un passo indietro su questo tema – ha sottolineato – La Lega comprenda che, sebbene loro non abbiano questa sensibilità sui temi della corruzione, noi ce la abbiamo”. “Conte è tornato, ci sta pensando lui” ha detto invece il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti, secondo cui “domani abbiamo il Consiglio dei ministri e almeno lì ci vediamo“.
Dal punto di vista strettamente giudiziario, invece, da sottolineare le parole di Fabio Pinelli, difensore di Siri: “Abbiamo comunicato di persona agli inquirenti che ci presenteremo spontaneamente in una data da concordarsi perché, come da subito detto, siamo e restiamo a disposizione della Autorità Giudiziaria”. Più articolata, invece, la strategia dei legali di Paolo Arata, che secondo gli inquirenti è molto vicino a Vito Nicastri, arrestato per aver finanziato la latitanza di Matteo Messina Denaro. “Rinunceremo all’udienza davanti al tribunale del riesame che era prevista per il 3 maggio. Nelle prossime ore acquisiremo gli atti depositati dalla Procura ed abbiamo manifestato agli inquirenti l’intenzione di essere sottoposti ad interrogatorio” ha detto l’avvocato Gaetano Scalise, che in mattinata ha avuto un incontro con i magistrati romani titolari dell’indagine a cui ha preso parte anche il difensore di Siri. “L’interrogatorio di Arata dovrebbe esser fissato nei prossimi giorni, e prima di quello di Siri. Prima dell’atto istruttorio posso garantire che, verificati gli atti depositati al Riesame dalla Procura, nessun documento verrà diffuso” ha conclude il difensore dell’imprenditore.