L'accusa, a cui ora si unisce anche LaChapelle, è che la famiglia la voglia manipolarla e tenere in pugno, schiacciando ogni suo tentativo di ribellione. Così, ha pubblicato un post su Instagram in cui racconta la sua esperienza professionale con Britney e denuncia alcuni particolari che a suo dire non tornano in tutta questa vicenda
Anche il celebre regista David LaChapelle ha aderito a #FreeBritney, il movimento nato spontaneamente tra i fan di Britney Spears per denunciare il fatto che secondo loro la popstar sia tenuta in ostaggio dalla famiglia che l’avrebbe anche fatta ricoverare contro la sua volontà in una clinica psichiatrica. L’accusa, a cui ora si unisce anche LaChapelle, è che la famiglia la voglia manipolarla e tenere in pugno, schiacciando ogni suo tentativo di ribellione. Così, ha pubblicato un post su Instagram in cui racconta la sua esperienza professionale con Britney e denuncia alcuni particolari che a suo dire non tornano in tutta questa vicenda. È stato proprio lui a girare per lei i videocplip di “Everytime”, del 2003, e di “Make me”, primo brano estratto dal suo ultimo album “Glory”. Entrambi i video sono molto drammatici e, solo ora alla luce dei recenti avvenimenti, LaChapelle dice di aver capito che la popstar stesse cercando di chiedere aiuto, di mandare un messaggio ai fan e al mondo. In “Everytime” infatti, Britney gli chiese di farla morire sulla scena: la si vede infatti mentre affoga nella vasca da bagno, stordita da alcol e psicofarmaci, in “Make me“, invece, lei volle farsi riprendere rinchiusa in una gabbia.
Ma se “Everytime” fu lanciato all’epoca in grande stile e riscosse un enorme successo, il secondo è stato poi “censurato” e sostituito con un altro girato da un regista minore. “L’unica direzione che Britney mi ha dato per questo video era quella di apparire dentro ad una gabbia. All’epoca non capivo perché voleva essere filmata in una gabbia. All’inizio ho immaginato di filmarla come una tigre, ma guardando indietro sembra che lei volesse comunicare che era in prigione. Tutti i membri del mio team, almeno, potrebbero dire che qualcosa non andava… Guardandomi indietro, a me sembra che queste cose siano state delle grida disperate di aiuto, che lei voleva comunicare attraverso i suoi video”, ha scritto il regista e fotografo, autore anche del primo servizio fotografico di Britney Spears per “Rolling Stone”. Erano i tempi di “Baby one more time”, la hit che nel 1999 lanciò Britney verso il successo, incoronandola in pochissimo tempo come una popstar.
Nel video ballava in una sexy divisa da collegiale, con le treccine e quell’immagine da lolita la perseguitò a lungo. Fu anche quella in cui LaChapelle scelse di ritrarla. Una decisione di cui oggi l’artista si pente: “Quella è stata la prima volta che io e Britney abbiamo lavorato insieme. Quel servizio fotografico non lo farei adesso. Ero giovane e non mi rendevo conto di quello che stava accadendo. Ero solo eccitato all’idea di fare quel servizio e di prendere spunto dalla canzone e dal video di Baby One More Time. Guardandomi indietro è qualcosa che non rifarei, non avevo davvero idea. Il servizio fu scattato in Louisiana nella sua casa di famiglia, piena dei suoi trofei. Potrei dire che anche allora c’era qualcosa che non andava. Contro l’avidità e le bugie, David LaChapelle”, conclude il regista firmandosi. Un messaggio che getta nuove ombre su quanto sta succedendo a Britney Spears.