Il segretario della Lega: "Introdurla attraverso proposta di legge per curare pedofili e stupratori". Ma la somministrazione dei farmaci anti-libido sarebbe volontaria, non obbligatoria, e tramite consenso informato
“Ancora uno stupro, il carcere non basta. Sabato e domenica in tutte le piazze d’Italia la Lega raccoglierà firme a sostegno della sua proposta di legge per introdurre la castrazione chimica (oltre al carcere) per curare pedofili e stupratori“. Questo l’annuncio del segretario della Lega e vicepremier Mattero Salvini dopo l’arresto di due esponenti di CasaPound per la violenza sessuale ai danni di una donna di 36 anni.
Cos’è la castrazione chimica e quali paesi la usano
La proposta di legge della Lega prevede di modificare l’articolo 165 del codice penale, prevedendo la possibilità di ottenere una sospensione condizionale della pena a patto che il condannato si sottoponga a trattamenti farmacologici inibitori della libido. La somministrazione non sarebbe quindi obbligatoria ma volontaria, tramite consenso informato. L’obbligatorietà di un simile trattamento sarebbe contraria all’articolo 27 della Costituzione, che afferma che “le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”. I farmaci in questione inibiscono la produzione del testosterone e ci sono dubbi sulla loro reversibilità. Attualmente, la castrazione chimica è prevista – seppur con notevoli limitazioni e vincoli – in 13 paesi europei, per lo più in Europa del nord. Nonché in otto stati statunitensi, in Argentina, Australia, Nuova Zelanda e Israele. In Europa, la pratica è intesa come un’opzione per i condannati, piuttosto che una pena. Soltanto in Polonia la castrazione chimica è obbligatoria, ma esclusivamente per i colpevoli di stupro di minorenni e di parenti.
Le reazioni politiche in Italia
Sul tema, un cavallo di battaglia del Carroccio da anni, le forze politiche hanno ribadito la loro posizione. “Il vicepremier Salvini sta alzando la solita cortina fumogena per coprire il nulla di fatto come ministro dell’Interno”, ha detto la senatrice del Partito democratico Valeria Valente, presidente della Commissione sul femminicidio, che aggiunge: “Questa volta si tratta di un’iniziativa sbagliata, tutta ai danni delle donne. La castrazione chimica, che peraltro non potrebbe che essere volontaria, non è lo strumento per reprimere e prevenire la violenza di genere e il leader del Carroccio lo sa benissimo”. Diversa la posizione di Daniela Santanchè di Fratelli d’Italia: “Finora da Matteo Salvini sono giunte soltanto chiacchiere buone per la campagna elettorale. Infatti, se la Lega non avesse bocciato i nostri emendamenti al decreto sicurezza sulla castrazione chimica, avremmo da tempo nel nostro ordinamento questa pena”. Anche la ministra della Difesa Elisabetta Trenta, è critica: “Trovo inadeguato che si usi una delle paure più grandi che una donna può avere per fare campagna elettorale, anche perché la misura sulla castrazione chimica proposta dalla Lega non andrebbe a colpire gli stupratori visto che sarebbe su base volontaria”.