Quando un artista sa mettersi a nudo corre dei rischi. Bene, pensa se fa la trap. Cos’è? Forse un cortocircuito…
Nella prima frase trovi già spiegato il vivere di Laïoung. Artista poliedrico ed eclettico, malinconico figlio dell’energia dell’universo, un puro che vive male ogni tipo di limite e dettame di stile. Ma comprende che il mercato chiede e si deve stare dentro delle etichette per essere codificati e letti dalla stupida società. Viceversa resteresti nella tua cameretta, oppure impari a insistere e trovare la chiave giusta per non rimanere su un palchetto all’aria aperta con pochi amici che ti seguono e passano facendoti i complimenti mentre suoni la chitarra.
No, condivido le sfide. Lui vuole arrivare a tutti, vuole amplificare la sua lettura, e il mondo musicale, specialmente della black music, ha capito che si può dominare il mercato e quando hai talento sei comodo tanto quanto scomodo. Quindi prendi il tuo fegato, perché ci vuole fegato per fare scelte ed affermarsi, ci vuole coraggio per distinguersi e ci vuole resistenza per rialzarsi dopo le cadute. E di te se ne può approfittare chiunque se hai un animo buono ma sei incazzato, se hai grinta ma sei un Artista, e quindi ti confondi e qualcuno attorno a te se non ti conosce a fondo, amandoti, può indirizzarti verso il baratro senza che te ne accorga.
Quando ce la fai tutti sono con te! Quando soffrirai nessuno sarà lì per te… (Ma com’è bro?).
Pedro, Peppe, Giuseppe, Bockarie… Laïoung, un leone giovane e in continua evoluzione, un ragazzo che ha la musica vera nelle vene. Lo ricordo da quando era un picciottello che faceva freestyle a Palermo e pensavo di farci musica insieme. Era appassionato, immerso, determinato e aperto alle possibilità, lo vedevo giocare con le parole in tante lingue, dal francese all’inglese all’italiano e oltre, declinando la sua attitudine tra rap e canto e strumenti e duetti e scambi di battute per strada e negli studi. Partiva, ritornava, ripartiva, sognava, partiva ancora girando l’Europa e il mondo.
Adesso, dopo tante storie vissute, lo potete amare nella sua espressione confezionata nel suo Rinascimento. Se ci penso gli darei 35 anni, eppure ne ha compiuti solamente 26. Un casinista, un propositivo. Un sognatore che non promuove droghe nonostante attualmente il suo genere sia la trap, incita all’amore e alla gratitudine per salvare dalla negatività, dal male sconosciuto. Definisce questi concetti in Proteggimi, il singolo che ha anticipato la pubblicazione dell’album, e lo racconta come “un brano dettato dall’infanzia, parole dedicate alle persone che hanno vissuto la separazione dei genitori con difficoltà”, aggiungendo che “la famiglia e gli affetti più profondi sono da proteggere e il vivere con consapevolezza aiuterebbe a disegnare un mondo migliore”.
Nelle 11 tracce di Rinascimento che troviamo ad esempio su Spotify (dieci più una extended della stessa Proteggimi) scopriamo l’ispirazione profonda che commuove, come nella traccia Papà, e in altre ci deliziamo con il sassofono suonato proprio dal polistrumentista Angelo Consoli, nonché suo padre. Che figata!
Pizzicati, chitarre, archi, arrangiamenti prodotti dalla mente e dall’anima di Laïoung. Ed è sempre lui che spinge le 808 per far vibrare i sub come in 6 km per Marte. Ma poi ci facciamo un viaggio in un Volkswagen anni 60 con il rock di 5€ per morire, ma il suono è meravigliosamente antitetico alle aspettative, il furgone non va a un concerto per divertirsi: è un amarissimo racconto dello sfruttamento dell’immigrazione e del caporalato.
Non ritrovo in modo massiccio l’arroganza “zarrandante” che dominava i lavori pubblicati precedentemente, ma qui ritrovo felicemente lo sguardo di quel ragazzino che avevo conosciuto e anche voi sentirete, e conoscerete un ragazzo vero che compone, che scrive, che si sfoga proiettandosi a diventare un grande uomo, pensando di voler lasciare un solco nella musica italiana evolvendone la tradizione attraverso le evoluzioni e la commistione di stili e tecnologie.
Mi hanno spesso chiesto di scrivere recensioni ma non impazzisco a dare pareri su colleghi o amici, è facile rischiare una pessima interpretazione da parte di chi legge, si pensa immediatamente alla marchetta, alla raccomandazione o alla denigrazione eventuale per antipatia. Ma ricordiamo un fatto fondamentale: l’osservazione di chi scrive sarà sempre soggettiva e io, come tutti, racconto dalla mia posizione, in particolare da autore, musicista e da rapper. Per questo mi sono preso i miei giorni per ascoltarlo e adesso posso dire che sono molto, molto contento di questo Rinascimento, un seme per il mercato musicale italiano e un’ispirazione per i ragazzini che lo “sblasteranno” di ascolti.
Ah, a proposito, il disco è fuori dal 26 aprile su tutte le piattaforme di streaming e digital download, su etichetta Polydor/Universal Music.
Alla prossima, dal vostro peggior supereroe de Il Fatto Quotidiano.