A incastrare i giovani ci sono le riprese con i telefonini e i filmati divulgati tramite una chat chiamata 'Gli orfanelli'. Tramite l'esame dei video gli investigatori ritengono di aver stretto il cerchio su otto dei 14 sotto inchiesta, ritenendoli gli autori materiali dei reati ipotizzati. Nel decreto non compare l'accusa di omicidio preteritenzionale ipotizzato in un primo momento. Il procuratore: "Violenze inverosimili. Chi ha visto non ha avuto sensibilità. Ragazzi sordi alle sue invocazioni d'aiuto"
Tortura e sequestro di persona. Sono queste le accuse più gravi ipotizzate a carico di 8 giovani – sei dei quali minori di 17 anni e due maggiorenni di 19 e 22 anni – ritenuti appartenenti alla “Comitiva degli orfanelli”, considerata responsabile del pestaggio di Antonio Cosimo Stano, il 65enne deceduto il 23 aprile scorso dopo essere stato picchiato e bullizzato da una baby gang a Manduria. Gli otto sono stati fermati con decreto della procura di Taranto e della locale procura dei Minorenni che a loro carico non contestano per il momento l’omicidio preterintenzionale, in attesa dei risultati dell’autopsia eseguita dal medico legale Liliana Innamorato. I video delle aggressioni e delle torture hanno consentito di attribuire responsabilità precise agli otto giovani.
“Una delle aggressioni è avvenuta sulla porta di casa, in strada in città a Manduria non in una via abbandonata in campagna. Senza voler generalizzare, perché Manduria è una città sana, però chi ha visto e sentito non ha avuto sensibilità di chiamare le forze dell’ordine”, è l’accusa del procuratore capo di Taranto, Carlo Maria Capristo, ribadita anche dalla procuratrice per i Minori, Pina Montanaro. “L’uomo – ha continuato il procuratore – ha subito una serie di incursioni che lo hanno terrorizzato. È stato oggetto di vessazioni e violenze inverosimili, come emerge dai video, e i ragazzi sono rimasti sordi alle sue invocazioni di aiuto. In particolare, sull’uscio di casa ha subito un’aggressione violenta con calci, pugni, sputi e schiaffi e ha cercato di difendersi ripetendo la frase ‘polizia, carabinieri’ mentre i ragazzi rimanevano del tutto indifferenti”. Montanaro ha sottolineato come fosse stato preso di mira un “soggetto debole” e i ragazzi “abbiano ripreso tutto” e i filmati, ha sottolineato, “sono stati visti da tutto il paese”.
A incastrare i giovani ci sono quindi le riprese con i telefonini e i filmati divulgati da loro stessi nella chat chiamata ‘Gli orfanelli’. Tramite l’esame dei video gli investigatori ritengono di aver stretto il cerchio su otto dei 14 sotto inchiesta, ritenendoli gli autori materiali dei reati ipotizzati. Gli altri sei minori restano indagati in stato di libertà. Dopo aver subito numerose aggressioni, il pensionato Stano, ex dipendente dell’Arsenale militare che soffriva di un disagio psichico, scomparve dalla circolazione e si chiuse in casa, dove i poliziotti lo hanno ritrovato lo scorso 5 aprile in stato confusionale.
Il giorno seguente – dopo aver rifiuto un primo intervento – il 66enne venne ricoverato all’ospedale di Manduria, dove è deceduto il 23 aprile per un’emorragia gastrica, secondo i primi risultati dell’autopsia. E sarà proprio la relazione sull’esame autoptico a dover chiarire se la morte di Stano è direttamente connessa o meno alle azioni della baby-gang. Attualmente, dopo la prima iniziale ipotesi, la procura di Taranto e quella per i Minorenni nel decreto di fermo non contestano l’omicidio preterintenzionale, ma ritengono responsabili gli 8 a vario titolo dei reati di tortura, danneggiamento, violazione di domicilio e sequestro di persona aggravati.
I giovani, secondo gli inquirenti, durante gli assalti nell’abitazione dell’uomo e per strada si sono ripresi con i telefonini – poi sequestrati dagli investigatori – mentre sottoponevano la vittima a violenze e torture con calci, pugni e bastoni di plastica, per poi diffondere i video nelle chat di Whatsapp. Qualche giorno prima del suo ricovero, i bulli lo avrebbero percosso sottraendogli 300 euro. Stano è deceduto dopo essere stato sottoposto a tre interventi chirurgici, due dei quali per suturare una perforazione gastrica e per una emorragia intestinale. Le indagini hanno avuto una svolta dopo il vertice di lunedì in Procura, a cui hanno partecipato i magistrati inquirenti, coordinato dal procuratore capo Carlo Maria Capristo.