Le tre istanze presentate dai difensori dei due coniugi - condannati in via definitiva all'ergastolo - richiedevano accertamenti su campioni biologici, l’accesso ai server dove sono depositati i file originali delle intercettazioni ambientali e l'esame di un telefonino Motorola. Ma sono state tuttavia ritenute immotivate e inutili a "distruggere l'impianto su cui è fondata" la sentenza
La Corte di assise di Como ha respinto la richiesta di nuovi accertamenti presentata dai legali di Olindo Romano e Rosa Bazzi. Le tre istanze presentate dagli avvocati dei due – condannati in via definitiva all’ergastolo per l’eccidio dell’11 dicembre del 2006 – richiedevano accertamenti su campioni biologici, l’accesso ai server dove sono depositati i file originali delle intercettazioni ambientali e l’esame di un telefonino Motorola. Richieste ritenute immotivate e inutili a “distruggere l’impianto su cui è fondata” la sentenza. I difensori quindi hanno deciso di impugnare in Cassazione la decisione dei giudici. I dati sulle intercettazioni sono nella disponibilità della Procura e i difensori come ha spiegato il pubblico ministero Massimo Astori ne sono già in possesso.
Le motivazioni del respingimento
La corte, nel respingere le istanze, ha spiegato inoltre che il telefonino – che Azouz Marzouk ha negato essere della moglie davanti alla Corte d’appello di Brescia – è invece “appartenuto pacificamente a Raffaella Castagna” dato che contiene messaggi fra lei e il marito. Secondo quanto scrive Il Giorno, la sentenza dei giudici di Como, in applicazione dell’orientamento della Cassazione su ciò che attiene le attività di investigazione difensiva, ribadisce inoltre che non può essere ammessa una finalità “meramente esplorativa” nella richiesta di rinnovare l’istruttoria ma che, allo stesso tempo, non possono essere consentite “quelle investigazioni che appaiono all’evidenza superflue o inidonee a determinare modificazioni sostanziali del quadro probatorio”. La prima istanza era già stata in parte presentata alla Corte d’appello di Brescia, che aveva dichiarato inammissibile la richiesta di incidente probatorio e nella parte restante è stata ritenuta “del tutto immotivata”. Adesso la parola passerà alla Suprema corte.