Per gli inquirenti gli indagati, per aggiotaggio e false comunicazioni sociali, erano all'oscuro delle manovre che avrebbero ridotto sul lastrico decine di migliaia di piccoli azionisti e se anche qualcosa avevano intuito, non ci sono prove che possano attribuire a consiglieri e sindaci responsabilità di valore penale
La Banca Popolare di Vicenza scivolava lungo il piano inclinato che l’avrebbe portata al collasso, con una perdita nel solo 2016 di un miliardo 900 milioni di euro, ma il consiglio di amministrazione e i controllori dei bilanci non si erano accorti di nulla. Dai vertici dell’istituto di credito vicentino, sulla cui cima stava Gianni Zonin, erano partiti gli ordini di rastrellare azioni e finanziare l’acquisto delle stesse da parte dei clienti, ma le altre persone presenti nella sala dei bottoni non ne sapevano nulla. Erano all’oscuro delle manovre che avrebbero ridotto sul lastrico decine di migliaia di piccoli azionisti e se anche qualcosa avevano intuito, non ci sono prove che possano attribuire a consiglieri e sindaci responsabilità di valore penale.
Dopo quattro anni di indagini, la Procura di Vicenza è giunta a questa conclusione, chiedendo l’archiviazione di 21 posizioni riguardanti persone che nella banca vicentina hanno avuto un ruolo di primo piano. I pubblici ministeri Gianni Pipeschi e Luigi Salvadori sono impegnati nel processo che riguarda sette persone: l’ex presidente Gianni Zonin e gli ex amministratori Giuseppe Zigliotto, Emanuele Giustini, Andrea Piazzetta, Paolo Marin e Massimiliano Pellegrini, mentre risultava stralciata fino a pochi giorni fa la posizione del direttore generale Samuele Sorato per gravi motivi di salute. La Procura ha invece fatto una scelta diversa per altre 18 persone. I magistrati affermano di non aver raccolto prove sufficienti a carico loro per dimostrare che fossero coinvolte nei reati di aggiotaggio e false comunicazioni. L’archiviazione riguarda anche Zonin e Zigliotto, in quanto già imputati per gli stessi fatti, e Sorato la cui posizione dovrà essere definita dal gip per il filone principale.
Secondo questa impostazione solo Zonin e i suoi fedelissimi manager sarebbero stati a conoscenza della situazione reale della banca, che portò all’azzeramento del valore delle azioni. “Sono molto stupito – è il commento dell’avvocato vicentino Renato Bertelle – fui io per primo a denunciare a nome di 250 azionisti, nel 2015, tutti i componenti degli ultimi consigli di amministrazione, sindaci e revisori. È incredibile ritenere che non sapessero quale fosse la situazione. Per due volte ho chiesto inutilmente l’avocazione dell’inchiesta alla Procura Generale di Venezia”.
La richiesta di archiviazione è stata avanzata dai pm per i seguenti 15 componenti del Consiglio di amministrazione: Giovanna Dossena, Franco Miranda, Andrea Monorchio (ragioniere generale dello Stato dal 1989 al 2002, dal 2011 vicepresidente di PopVi), Roberto Zuccato (ex presidente degli industriali veneti), Marino Breganze (vicepresidente PopVi e Fondazione Roi), Giorgio Tibaldo, Gianfranco Pavan, Nicola Tognana (ex presidente degli industriali veneti), Giovanni Fantoni, Fiorenzo Sbabo, Maurizio Stella, Vittorio Domenichelli, Alessandro Bianchi, Maria Carla Macola e Paolo Angius. Oltre a loro i pm hanno chiesto al gip di mandare in archivio anche le posizioni di tre componenti del Collegio sindacale: Giovanni Zamberlan, Giacomo Cavalieri e Laura Piussi.