La Procura di Roma ha chiesto ed ottenuto il giudizio immediato per quattro indagati nell’inchiesta sulle ipotizzate sentenze pilotate al Consiglio di Stato. Il 18 giugno prossimo è stato fissato il processo per il giudice (sospeso) Nicola Russo, per l’ex presidente del Consiglio di Giustizia Amministrativa della Sicilia Raffaele Maria De Lipsis, per l’ex giudice della Corte dei Conti, Luigi Pietro Maria Caruso e per il deputato dell’assemblea regionale siciliana Giuseppe Gennuso. Sono accusati di corruzione in atti giudiziari. I quattro erano stati arrestati il 7 febbraio scorso. L’ipotesi della procura, accolta dal gip che aveva disposto i domiciliati, è l’esistenza di un sistema corruttivo in cui giudici amministrativi si sarebbero erano messi al servizio di privati in cambio di mazzette: circa 150mila euro.
Soldi dati e promessi per “comprare” sentenze e ottenere, in alcuni casi, cifre a sei zeri o elezioni ad un consiglio regionale. In totale sono cinque gli episodi contestati dai magistrati di piazzale Clodio, coordinati dal procuratore aggiunto Paolo Ielo. L’indagine si basa sulle dichiarazioni fatte negli ultimi mesi dagli avvocati Pietro Amara e Giuseppe Calafiore, arrestati nel febbraio del 2018 scorso nell’ambito di uno dei filoni dell’inchiesta. Dichiarazioni riscontrate dai magistrati e inquirenti attraverso intercettazioni e analisi dei flussi finanziari. Nella loro funzione di giudici – scriveva il gip nell’ordinanza di custodia cautelare – “hanno posto a disposizione dei privati la loro funzione, contravvenendo ai doveri di imparzialità e terzietà e ricevendo in cambio un’utilità economica e ciò, indipendentemente dall’esito favorevole o sfavorevole delle decisioni assunte”.
Tre episodi sono contestati al giudice del Consiglio di Stato Russo e due all’ex presidente del Consiglio di giustizia amministrativa della Sicilia, De Lipsis. In base a quanto raccontato da Amara, Russo avrebbe ottenuto da lui circa 80mila euro (e altri 60mila promessi), per aggiustare sentenze di tre procedimenti. Per quanto riguarda De Lipsis avrebbe incassato tangenti per 80mila euro per intervenire su alcune sentenze. Tra queste anche quella relativa ad un contenzioso che la società Open Land, rappresentata da Amara, aveva con il comune di Siracusa.
Il giudice, attraverso la nomina di consulenti graditi ad Amara e Calafiore, avrebbe fatto ottenere alla società un risarcimento dal comune siciliano di 24 milioni euro. Di questi ne verranno elargiti due prima dell’esplosione del caso giudiziario. Per questa
operazione De Lipsis avrebbe ottenuto 50mila euro di tangenti. Infine l’ex presidente del Cga sarebbe intervenuto, in qualità di presidente del collegio, nella vicenda relativa al ricorso presentato da Giuseppe Gennuso dopo la sua mancata elezioni alle amministrative del 2012. Il tribunale amministrativo annullò quel risultato elettorale di Siracusa favorendo Gennuso che venne rieletto alla nuova tornata. In cambio il giudice ottenne 30 mila euro. Denaro che Gennuso avrebbe consegnato, secondo gli inquirenti, attraverso l’ex giudice della Corte di Conti, Caruso. Nell’inchiesta è indagato anche Silvio Berlusconi, ma per l’ex premier è stata chiesta l’archiviazione.