Nei primi tre mesi dell’anno gli utili del gruppo Volkswagen sono diminuiti del 7%, per un totale che ammonta a 3,9 miliardi di euro. Lo ha reso noto la stessa azienda comunicando i risultati della prima trimestrale 2019, tra i quali c’è pure l’aumento del 3,1% dei ricavi, che ammontano a 60 miliardi di euro nonostante le vendite di gennaio-marzo siano calate del 2,8% (ma resta confermato l’obiettivo finale di un +5% rispetto al 2018). La liquidità totale del comparto automotive ammonta invece a 16 miliardi di euro.
In realtà a pesare su questi risultati, come spiegano da Wolfsburg, sono stati soprattutto gli oneri eccezionali. Ovvero gli accantonamenti cautelativi per oltre un miliardo di euro che il top management ha ritenuto di dover effettuare per fronteggiare eventuali spese legali per cause legate al Dieselgate. “Rischi legali” insomma, come li hanno definiti i tedeschi. Senza questa, per così dire, “premura”, l’utile operativo sarebbe cresciuto del 14%, fino a quota 4,85 miliardi di euro.
Confermati nondimeno gli obiettivi del 2019, non solo come detto per quanto riguarda il numero di vetture consegnate, ma anche per i ricavi delle vendite (+5%, con una redditività operativa sui ricavi compresa tra il 6,5 ed il 7%) e l’utile operativo prima delle partite speciali.
Tornando alla questione delle spese legali, va precisato che Volkswagen ha già sostenuto costi per oltre 30 miliardi di euro. E quello appena stanziato (cifra inferiore a quella messa da parte lo scorso anno, che era di 3,2 miliardi) coprirà quelli per avvocati, risarcimenti e procedimenti tuttora in corso. Ricordiamo che contro il gruppo tedesco sono state avviate più di 60 mila azioni individuali solo in Germania.
Per bocca del suo direttore finanziario Frank Witter, il colosso di Wolfsburg si è dichiarato comunque soddisfatto (“La Volkswagen è partita bene quest’anno”), nonostante il calo delle vendite di Audi e Porsche, e la sostanziale tenuta di quell del marchio Vw, che da solo vale la metà del totale. Ma la sfida futura si chiama occupazione: la transizione verso la mobilità a batteria costerà diversi posti di lavoro. Molto probabilmente, dai tremila ai cinquemila.