Approvata dalla Camera dei comuni la mozione laburista. Obiettivo: livello zero di emissioni nocive prima del 2050, incremento delle fonti rinnovabili, progetti di economia verde e taglio dei rifiuti
Il Regno Unito proclama l’emergenza climatica, accelerando il cammino verso la propria svolta green: è, infatti, il primo Paese al mondo a farlo. La Camera dei Comuni britannica ha approvato la mozione presentata nei giorni scorsi in aula dal leader del Labour, Jeremy Corbyn e invocata dai movimenti ecologisti in una serie di manifestazioni di piazza. La sfida laburista al governo Tory si traduce in diversi obiettivi concreti: il raggiungimento del livello zero di emissioni nocive prima della data finora indicata del 2050, l’incremento delle fonti rinnovabili, ma anche progetti di economia verde e un taglio dei rifiuti.
LA MOZIONE LABURISTA – Presentando la mozione, Jeremy Corbyn aveva parlato di un “dovere storico”, sottolineando che non c’è più tempo da perdere: “Viviamo una crisi globale” ha detto, sottolineando come questa situazione sia legata ai cambiamenti del clima e sia stata generata anche dalle azioni dell’uomo. Un crisi, ha ribadito, che rischia di portarci “pericolosamente in una spirale fuori controllo, a meno di azioni rapide e marcate”. La principale è proprio quella di tagliare drasticamente le emissioni di CO2 già entro il 2030. Non si tratta di una data a caso: secondo il rapporto Global Warming presentato a fine 2018 dal Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (Ipcc), se si dovesse continuare a emettere la stessa quantità di CO2, l’aumento di temperatura del pianeta supererà il grado e mezzo proprio nel 2030. Un disastro da evitare a tutti i costi perché a quel punto non si potrebbe più tornare indietro. Abbiamo meno di dodici anni.
IL DIBATTITO IN AULA E L’ACCUSA A TRUMP – Nel dibattito alla Camera, rispondendo a Corbyn, il ministro dell’Ambiente Michael Gove non ha appoggiato la mozione, pur riconoscendo l’esistenza di un’emergenza. “Può essere l’inizio di una serie di azioni” ha dichiarato Corbyn, commentando l’approvazione a una folla di ambientalisti. E guardando Oltreoceano: “Prendiamo l’impegno di lavorare con altri Paesi per allontanare la catastrofe climatica e per rendere chiaro a Donald Trump che non può ignorare gli accordi internazionali”. Ma il presidente degli Stati Uniti non è certo l’unico ostacolo da superare, se, come ha ricordato il Guardian, lo stesso candidato democratico alla presidenza degli Stati Uniti Beto O’Rouke, che ha sposato il Green new deal, in realtà ha a lungo appoggiato l’industria del carbone, votando due volte per revocare le restrizioni di lunga data sull’esportazione del petrolio e votando con i repubblicani, nei suoi sei anni come deputato al Congresso, più di quanto abbiano fatto i suoi colleghi dem, inclusi alcuni importanti voti su iniziative legate al clima.
IL SOSTEGNO ALL’INIZIATIVA – L’emergenza climatica è stata già proclamata dal Comune di Londra su proposta del sindaco laburista, Sadiq Khan, ma negli ultimi mesi sono complessivamente 59 i comuni del Regno Unito che si sono impegnati per tagliare le emissioni, da Edinburgo a Oxford, da Cambridge a Newcastle. Tant’è che l’emergenza climatica è stata annunciata anche dai governi locali di Galles e Scozia. Qui, la prima ministra Nicola Sturgeon, leader dello Scottish National Party, aveva parlato di ‘emergenza climatica’ già nei giorni scorsi. Durante un congresso del suo partito, infatti, la premier aveva annunciato che il governo avrebbe agito immediatamente di fronte a un input del comitato di esperti sul clima del Regno Unito rispetto all’urgenza di ridurre la produzione di CO2. Un cambio di rotta rispetto a quando gli stessi deputati Snp avevano votato contro la mozione dei Verdi scozzesi di dichiarare l’emergenza climatica. Un’opposizione che aveva spinto i militanti ecologisti di Extinction Rebellion a compiere tre incursioni al Parlamento scozzese. D’altronde in tutto il Regno Unito, il sostegno all’iniziativa di dichiarare l’emergenza climatica arriva anche dalla strada, come dimostra la partecipazione alle proteste ambientaliste di Londra di questi giorni, a cui hanno preso parte i gruppi ecologisti radicali come Greenpeace e, appunto, Extinction Rebellion e la sinistra giovanile britannica Momentum.