Il prossimo passo dell’indagine, come confermato da fonti investigative a ilfatto.it, sarà proprio quello di capire se per chi aveva ricevuto in chat quel video ci sono gli estremi del reato di favoreggiamento
“Cancellare obbligatoriamente la chat. Sia chiaro obbligatoriamente. No domande”. Erano stati condivisi anche sul gruppo whatsapp del movimento politico Blocco Studentesco, l’emanazione giovanile di Casapound, i video del brutale stupro ai danni di una 36enne di Viterbo, di cui sono accusati i giovani esponenti della tartaruga frecciata, Francesco Chiricozzi (19 anni) e Riccardo Licci (21). Ed è solo alle 23.39 della sera successiva, quando si diffonde la notizia che i poliziotti stanno per effettuare il blitz al Pub Old Manners, che uno degli utenti ordina probabilmente all’amministratore non solo di rimuovere il file condiviso, ma di cancellare l’intera conversazione. Una chat destinata alle comunicazioni politiche, dunque, dove vi erano presenti i militanti del gruppo di estrema destra. “Chiamalo e dije che crampi arrivano le guardie a perquisi’… poi cancellati i messaggi”. E ancora: “Rega’ cancellate le chat che sto giro so cazzi pe’ tutti senno’”, scrive lo stesso in un altro gruppo, stavolta privato, chiamato “Gruppo Bazzi”, dove Licci aveva verosimilmente condiviso il filmato.
Troppo tardi, perché da fonti investigative, Ilfattoquotidiano.it apprende che il prossimo passo dell’indagine sarà proprio quello di capire se per chi aveva ricevuto in chat quel video ci sono gli estremi del reato di favoreggiamento. “Ricca’ leva tutti i video e tutte le foto di quella di ieri sera. Ci so le guardie al pub di corsa”, aveva scritto un altro a Licci alle 23.08, e ancora lo stesso utente: “Fai l’hard reset del telefono”. Perfino il padre di Licci cerca di aiutare il figlio a disfarsi delle prove: “Riccardo butta il cellulare subito”, gli scrive alle 23.16. “L’esame dei messaggi – si legge nell’ordinanza con cui il gip ha ordinato l’arresto dei giovani di estrema destra – pervenuti tramite l’applicazione WhatsApp sull’utenza di Riccardo Licci […] danno conto che le aberranti immagini della violenza sessuale di gruppo, al chiaro scopo di ulteriormente schernire la malcapitata, esibendo come fosse un trofeo un tale scempio, erano state condivise con soggetti terzi, ivi compreso il padre del Licci, che si erano solo preoccupati di sollecitare l’immediata eliminazione delle immagini ritraenti la brutale violenza”.
“Le condotte abusanti – si legge ancora – sono state commesse nella contemporanea e fattiva azione alternata degli indagati allo scopo di soddisfare i loro insani impulsi sessuali, dapprima agendo contro la volontà espressa della donna”. D’altro canto “la successiva condivisione delle immagini e dei filmati della violenza – scrive il gip – sintomatica del compiacimento manifestato dagli indagati, fornisce un sicuro riscontro della assoluta assenza di resipiscenza e per altro verso costituisce un indice in equivoco della intensità del dolo di certo non sminuito dall’avere i responsabili assunto alcolici”. Per entrambi si registra “nonostante la loro giovane età, precedenti di polizia per i reati di percosse, minaccia e danneggiamento aggravato risalenti allo scorso mese di gennaio”.