Sono carenti sotto il profilo della sicurezza. Per questo la procura di Avellino ha chiesto e ottenuto il sequestro preventivo delle barriere posizionate ai bordi di 12 viadotti lungo la A16 Napoli-Canosa nell’ambito dell’inchiesta-bis sulla strage del bus che, nel 2013, sfondò i jersey del ponte Acqualonga e precipitò in una scarpata provocando 40 morti. Si tratta dei ponti che insistono sulla tratta autostradale tra le uscite di Baiano e Benevento, precisamente i “Pietra Gemma”, “Acqualonga” (direzione Baiano-Avellino), “Carafone”, “Vallonato I e II”, “F. Lenza Pezze”, “Scofeta Vergine”, “Sabato”, “Boscogrande”, “Francia”, “Vallone del Duca” e “Del Varco”. La procura, a quanto si apprende, sulla base della perizia di Andrea Demozzi, contesta la validità degli interventi di manutenzione sulle barriere di protezione effettuati nel biennio 2016-2017 per migliorare le loro condizioni a seguito dei fenomeni non prevedibili emersi dopo l’incidente sul viadotto vicino ad Avellino.
Il traffico resta aperto, ma Ilfatto.it apprende da fonti ministeriali che potrebbero essere disposte limitazioni alla velocità, viste le contestazioni della procura guidata da Rosario Cantelmo. Nel registro degli indagati sono stati iscritti tre manager di Autostrade: Costantino Vincenzo Ivoi, Michele Renzi e Massimo Giulio Fornaci. Questi ultimi due sono imputati nel processo sulla strage di Acqualonga: il primo è stato condannato a 5 anni, il secondo è invece stato assolto in primo grado assieme all’ex amministratore delegato Giovanni Castellucci.
L’inchiesta, come anticipato da Il Fatto Quotidiano lo scorso 23 settembre, muove da pagina 65 della perizia dell’ingegnere Felice Giuliani dell’università di Parma. Il perito del giudice contestava ad Autostrade di non aver adempiuto all’art. 7 del d.m. 223/92, il “Regolamento recante istruzioni tecniche per la progettazione l’omologazione e l’impiego delle barriere stradali di sicurezza”. L’articolo assegna all’Anas e al concessionario del tratto autostradale il compito di trasmettere al ministero delle Infrastrutture un rapporto biennale sull’efficienza delle barriere. Aspi non avrebbe provveduto. A scriverlo era stato il direttore generale del ministero, Virginio Di Gianbattista, in una lettera di risposta alle richieste del perito del 26 luglio 2018, che è agli atti.
Negli ultimi mesi, dopo il crollo del ponte Morandi, le inchieste della magistratura sulla ‘salute’ dei viadotti si sono moltiplicate. Un’indagine-bis della procura di Genova ipotizza infatti che i report di Autostrade sullo stato di 5 ponti erano quasi routinari e quindi non corrispondenti alla realtà. Si tratta di un altro viaodotto dell’A16, il Paolillo, oltre al Pecetti e il Sei Luci a Genova, il Moro vicino a Pescara e il Gargassa a Rossiglione. Sotto accusa con l’ipotesi di falso ci sono 10 tecnici di Autostrade e Spea.