Sono 120 le donne uccise tra il primo agosto 2017 e il 31 luglio 2018: di queste 92 sono state ammazzate in ambito familiare per mano del partner, dell’ex partner o di un altro familiare. Sono questi i dati pubblicati dal Censis sugli episodi di violenza di genere. Nei primi otto mesi del 2018, alle 2.977 violenze sessuali denunciate si aggiungono 10.204 denunce per maltrattamenti in famiglia, 8.718 denunce per percosse e 8.414 denunce per stalking. L’istituto di ricerca ha anche calcolato che, nell’ultimo decennio sono stati 48.377 i reati di violenza sessuale denunciati e in oltre il 90% dei casi la vittima era una donna. “L’unico dato positivo è che nell’ultimo anno tutti questi reati tendono a diminuire, mentre aumentano le donne che si rivolgono alla rete dei centri antiviolenza: 49.152 nel 2017, con 29.227 donne prese in carico dagli stessi centri”, continua il Censis.

In Italia le donne sono più numerose degli uomini e hanno livelli di istruzione più elevati. Ciò nonostante, l’effettiva parità di genere è ancora lontana. L’Italia si distingue nel panorama europeo come uno dei paesi con il maggiore ritardo in termini di partecipazione delle donne al mercato del lavoro e nelle opportunità di carriera. Con un tasso di attività femminile del 56,2% l’Italia si colloca all’ultimo posto nella graduatoria dei Paesi dell’Unione europea. Il tasso di disoccupazione femminile è pari all’11,8%: peggio di noi solo Spagna e Grecia. Una donna su tre svolge lavori part-time, nel 60,3% dei casi si tratta di part-time involontario. Le occupazioni femminili si concentrano soprattutto su posizioni impiegatizie: le donne manager sono appena il 27% del totale dei dirigenti, ampiamente al di sotto del valore medio europeo, che è pari al 33,9%. E gli impegni familiari ancora oggi gravano quasi esclusivamente sulle donne: nel nostro Paese l’81% delle donne cucina e svolge lavori domestici quotidianamente, e il 97% si prende cura ogni giorno dei figli.

All’interno del corpo sociale e nei diversi ambiti della vita quotidiana, continua il Censis, permangono dunque fattori di discriminazione, che nei loro tratti più estremi arrivano alla misoginia e possono sfociare nella vera e propria violenza contro le donne.

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