Si chiamava Imen Chatbouri e la mattina del 2 maggio è stata ritrovata morta sulle rive del Tevere dopo una caduta dal muraglione alto quasi 20 metri. Per il momento, però, la morte dell’ex atleta di origini tunisine resta avvolta dal mistero. Una passante ha segnalato il suo corpo senza vita a pochi passi da Ponte Sisto nella mattinata di giovedì e quando la polizia è arrivata sul posto Imen era distesa sul selciato, indosso aveva vestiti sportivi, accanto la borsa della palestra e il volto, tumefatto e quasi irriconoscibile, era pieno di sangue. Imen aveva 37 anni, alle spalle un passato da atleta con pure una medaglia di bronzo conquistata ai campionati africani di atletica e si era trasferita a Roma ormai da diversi anni. La dinamica dell’accaduto resta ancora da stabilire con certezza. Si attendono gli esiti dell’autopsia per capire se Imen Chatbouri sia morta per la caduta dal muraglione oppure per delle lesioni da aggressioni precedenti, ipotesi nata visto lo stato in cui è stato trovato il volto. Al momento, come conferma la polizia, le indagini sono in corso e non ci sono aggiornamenti.
Secondo le ricostruzioni, Imen era a Roma da qualche anno e in passato aveva anche provato a riprendere gli allenamenti tesserandosi per una nota scuola d’atletica di Rieti. Il direttore della struttura, Alberto Milardi, ha raccontato che “nel 2012 Imen aveva seguito pochi allenamenti non qui in sede, ma nel distaccamento di Roma. Aveva partecipato ad una gara di lancio del giavellotto con un lancio di 42 metri, una distanza che non era per nulla male. Poi però non l’abbiamo più vista”. Nel passato della donna, oltre alle medaglie, c’era anche un matrimonio finito male con un uomo di Palermo. L’allenatrice che all’epoca aveva seguito Imen per gli allenamenti ricorda che “i rapporti con il marito erano tesi e complicati. Lei era molto estroversa e ogni tanto quando veniva al campo e aveva la faccia triste parlavamo – continua -. Qualche volta si è lasciata andare facendo intendere che con il marito le cose non erano sempre tranquille”. L’allenatrice racconta anche che Imen, a quel tempo, era a Roma senza la famiglia “e anche con loro c’era un rapporto molto distaccato e freddo, fatto di pochi contatti”.
Sembra che da tempo Imen avesse cominciato a lavorare come personal trainer e come “pr” per dei locali del centro. Stando a quanto raccolto finora, sembra anche che la donna avesse una vita notturna attiva e intensa e purtroppo non è quindi da escludere l’ipotesi di una serata finita male. Indizi di certo importanti che aiuteranno gli inquirenti a fare luce sul quello che al momento resta un giallo.