Per il gip i minori potrebbero inquinare le prove o ripetere gesti violenti. I due maggiorenni restano in carcere dopo il fermo della procura: per la giudice del Tribunale di Taranto i nuclei familiari dei due indagati "hanno dato prova di incapacità a controllare ed educare i due giovani". Stano, aggiunge, trattato in maniera "inumana e degradante, braccato dai suoi aguzzini, terrorizzato, dileggiato"
Tutti in carcere. I 6 minorenni perché potrebbero ripetere gesti violenti, i due maggiorenni perché le loro famiglie “hanno dato prova di incapacità a controllarli ed educarli”. È la decisione presa dai due gip di Taranto, quello del tribunale ordinario e quello per i Minorenni, che dovevano decidere sulla convalida dei fermi degli 8 ragazzi ‘incastrati’ dalla magistratura per le torture e il sequestro di Antonio Stano, il 66enne vittima delle baby-gang poi deceduto all’ospedale del comune tarantino. Giovedì sera era la giudice Paola Morelli aveva deciso sui 6 minori dopo gli interrogatori non convalidando il fermo per la mancanza del pericolo di fuga ma firmando l’ordinanza di custodia cautelare in carcere. I minori, secondo il gip Morelli potrebbero inquinare le prove o ripetere gesti violenti.
Poche ore dopo è arrivata la decisione di Rita Romano, gip del Tribunale ordinario, chiamata ad esprimersi sul 18enne e il 22enne ritenuto parte della “compagnia degli orfanelli”, che filmava le violenze e le condivideva in chat. Condividendo l’impianto accusatorio della procura, il giudice scrive che la misura cautelare in carcere “appare sostanzialmente adeguata alla gravità dei fatti, avendo gli indagati dimostrato notevole inclinazione alla consumazione di reati, totale inaffidabilità e completa assenza di freni inibitori”.
Stano, ad avviso del gip, “è stato fatto oggetto di un trattamento inumano e degradante, braccato dai suoi aguzzini, terrorizzato, dileggiato, insultato anche con sputi, spinto in uno stato di confusione e disorientamento, costretto ad invocare aiuto per la paura e l’esasperazione di fronte ai continui attacchi subiti e, di più, ripreso con dei filmati (poi diffusi in rete nelle chat telefoniche) in tali umilianti condizioni”. I filmati delle violenze, aggiunge Romano, erano divenuti “merce di scambio” tra giovani del paese. “Non vi è dubbio – conclude il gip – che nel caso in esame le condotte poste in essere dagli odierni indagati e dai loro coindagati minorenni” sono state “perpetrate in danno di un soggetto affetto da disabilità mentale che viveva in un evidente stato di abbandono, di disagio sociale e che, pertanto, versava in un chiaro stato di minorata difesa”.
“Né – rileva – vi è misura diversa meno grave rispetto a quella anzidetta idonea a garantire le esigenze di tutela della collettività stante la personalità dei due indagati” che “non offrono alcuna garanzia certa di rispetto degli obblighi di una misura cautelare meno afflittiva, dovendosi pertanto fortemente limitare la loro libertà di movimento per impedire la ricaduta nel delitto”. Durissimo il commento del giudice sui nuclei familiari dei due indagati che “hanno dato prova di incapacità a controllare ed educare i due giovani”. Da qui la decisione di escludere la concessione degli arresti domiciliari.
Nell’inchiesta sono coinvolti altri sei minori, già iscritti nel registro degli indagati, ed altri sono in via di identificazione. Le accuse sono di tortura, sequestro di persona, violazione di domicilio e danneggiamento aggravati. Stano aveva subito una lunga serie di aggressioni e violenze in casa e per strada. Il branco, durante le spedizioni punitive nei confronti del pensionato, che soffriva di disagio psichico, filmava le vessazioni e gli atti di violenza e poi li postava nella chat di Whatsapp denominata “La comitiva degli orfanelli”.