Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, aumenta la pressione sul presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi. Dopo averlo incontrato a Pechino appena il 27 aprile e aver manifestato la sua insoddisfazione per i mancati progressi nelle indagini sull’uccisione di Giulio Regeni, il capo del Governo ha telefonato al generale egiziano per discutere su una richiesta di rogatoria inviata dalla procura di Roma a quella del Cairo. Anche il presidente della Camera, Roberto Fico, è tornato a parlare del caso Regeni al Festival della Tv e dei nuovi media di Dogliani, dove ha dichiarato che “l’Egitto ha depistato, ma siamo tutti uniti per cercare verità”.

A informare Conte della comunicazione inviata ai magistrati egiziani è stato il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede. A quel punto, il premier ha chiamato al-Sisi per invitarlo a dare seguito alla richiesta, cogliendo poi l’occasione per fare un punto anche sull’altro grande dossier che vede coinvolti Italia ed Egitto: la situazione in Libia.

Da qualche settimana, il presidente del Consiglio non nasconde il proprio malcontento alla presidenza egiziana, soprattutto riguardo alle indagini sull’omicidio Regeni. In occasione del secondo forum per la Belt and Road Initiative, la Nuova via della Seta, di Pechino, Conte e al-Sisi si sono incontrati, con l’italiano che ha manifestato la propria “insoddisfazione”, perché l’Italia vuole “una verità giudiziaria plausibile e che abbia dei riscontri oggettivi”. A smuoverlo, secondo quanto è poi trapelato, è stata la lettera dei genitori del ricercatore italiano che, attraverso le pagine di Repubblica, si erano rivolti proprio a lui per cercare di smuovere le indagini, facendosi “ulteriormente portavoce della richiesta di Verità e Giustizia sul rapimento, la tortura e l’uccisione di nostro figlio”. Una lettera che ha “molto turbato” il presidente del Consiglio.

“C’è insoddisfazione perché a distanza di tempo non c’è ancora nessun concreto passo avanti che ci lasci intravedere un accertamento dei fatti plausibile – aveva dichiarato Conte – Sono diversi anni che tentiamo varie iniziative. Il modo più efficace per me per un risultato è spendere la mia influenza con il governo egiziano. Io parlo con al-Sisi, non con la magistratura”. Oggi, quella barriera tra governo e sistema giudiziario evidenziata dal premier appare meno netta dopo l’invito a non lasciar cadere la richiesta di rogatoria. Un cambio di marcia rispetto al febbraio scorso, quando, dopo l’incontro con il presidente a Sharm el-Sheikh, aveva assicurato la piena collaborazione del governo del Cairo.

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