Quando non hai un lavoro fisso la scansione settimanale è un po’ più confusa. Domenica, lunedì, venerdì, non fa molta differenza. Ci sono volte che ti capita di lavorare il fine settimana e volte che non hai niente da fare per tutta la settimana, il mondo dei lavori precari non è organizzato secondo calendari precisi; lavori quando qualcuno ha bisogno di te e il tutto si confonde in settimane come queste, piene di festività e relativi ponti, che scombinano anche il calendario esterno e sembra sempre sabato. Ho mandato altri curricula, ho ricevuto un paio di “le faremo sapere”, ho passato le feste in campagna, dai miei genitori e poi, l’altro giorno, mi sono ritrovata fra le mani la notizia della protesta dei rider. Ora non è compito mio giudicare le modalità e le forme della protesta, se hanno fatto bene o male, se hanno raggiunto i risultati che volevano oppure no; i rider protestano da un po’ e le loro rivendicazioni sono un po’ più strutturate di quello che è arrivato in tv in questi giorni; però stavolta la notizia è arrivata, se ne parla e a me la cosa che ha colpito di più non è la notizia in sé ma la reazione alla notizia di un sacco di gente.

Se qualcuno se lo fosse perso, i rider hanno pubblicato una lista di clienti ricchi che non danno mai le mance; ma proprio mai, neanche se piove o se è particolarmente tardi o fa un freddo cane; mai. A margine, quello delle mance non era neanche il punto principale della questione, ma visto che c’erano i nomi di personaggi famosi, alla fine ci si è ridotti a parlare di quello: ora a me verrebbe da pensare che se devi scegliere se stare dalla parte di un povero cristo che guadagna una miseria e un riccone che non ha voglia di cucinare e non si degna di darti la mancia nemmeno se fuori diluvia, scegli istintivamente il primo, a meno che tu non sia uno dei ricconi in questione; però non è andata esattamente così, se non ci credete potete andarvi a leggere i commenti su Facebook o su Twitter. A voi sembra normale? A me no.

In questo Paese, in questa nostra assurda società, se sei povero oggi spesso finisci per prendertela con altri poveri e stare dalla parte dei ricchi. Vivi con l’illusione che un giorno sarai ricco anche tu e che la tua ricchezza sarà la misura (l’unica disponibile e riconosciuta) del tuo successo e della tua realizzazione personale. Se sei povera, sei da disprezzare, soprattutto se non mostri l’asfissiante necessità di diventare ricca a tutti i costi. Se sei povera, non hai diritti, non te li meriti; se sei povera devi accettare qualunque cosa, se sei povera devi mettere da parte la tua dignità di persona perché, se sei povera, fondamentalmente sei un parassita. Qualcuno gliel’ha scritto nei commenti, ai rider, e più di qualcuno me lo dice quando parlo del reddito di cittadinanza. Perché il concetto fondamentale è che se sei povero è colpa tua e che lo Stato, la società in cui vivi, il modo in cui è organizzato in tutto questo non svolgano nessun ruolo e non abbiano nessuna responsabilità. Perché ormai non facciamo nessuna fatica ad accettare un mondo che sfrutti delle persone per fare consegne a domicilio pagandole una miseria e senza nessuna garanzia se si spaccano i denti o le ossa sotto la pioggia, ma facciamo fatica a pensare che lo Stato possa destinare una parte del proprio bilancio a far sì che la parte povera della popolazione possa vivere in maniera un po’ più dignitosa; la prima cosa ci pare forse sbagliata, ma del tutto normale; la seconda magari ci sembra anche giusta, ma guai se qualcuno si mette in testa di realizzarla.

Non ho la combinazione giusta di fisico ed età per fare la rider, non credo che ne uscirei viva, ma ne ho fatti diversi in passato, di lavori di questo tipo (e non escludo che sarò costretta a farne altri in futuro) e posso dire che c’è molta poca dignità nel modo in cui sono trattate le persone che li fanno e, come nel caso dei rider, quando protestano finisce anche che qualcuno finisca per far loro la predica; perfino parlare di ricchi o di poveri è una cosa che suona male, che ci disturba, che ci mette a disagio. Magari lo percepiamo anche che c’è qualcosa che non va, ma in fondo abbiamo metabolizzato il fatto che le cose resteranno così; e il reddito di cittadinanza sembra una cosa scandalosa perché rischi di prendere più soldi con il reddito che come rider; e poi chi lo farà il rider se mettiamo delle persone che muoiono di fame nelle condizioni di rifiutare un lavoro che rischia di essere disumano?

Ecco, se il reddito di cittadinanza metterà me o qualcun altro nelle condizioni di dire di no a lavori che non sono lavori, ma forme di sfruttamento che vanno oltre la decenza umana, e di vivere modestamente e dignitosamente tra un lavoro precario e l’altro, per me quello già quello sarà un risultato; se questo significa essere una parassita, me ne farò una ragione.

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