Matteo Salvini dice di non avere tempo “per beghe e polemiche” E rinvia ogni domanda su Armando Siri al premier: “Chiedetelo a Conte. Io lavoro“. Per Luigi Di Maio, invece, “il caso è chiuso”: “Se non si dimette lui si andrà in Consiglio dei ministri e si voterà il decreto del presidente del Consiglio“. E in Cdm, come è noto, i 5 stelle hanno la maggioranza. Ma il capo politico del Movimento in serata torna sull’argomento e replica alle fonti della Lega che in giornata avevano spiegato che il sottosegretario “non si dimetterà” perché all’interno del partito “nessuno lo molla“. “Questa questione si poteva chiudere in due minuti”, ha detto Di Maio durante una manifestazione elettorale a Casoria. “Mi meraviglio, tutto questo casino per l’attaccamento ad una poltrona“, ha aggiunto.
“Se diciamo che siamo il governo del cambiamento, che siamo diversi da quelli di prima non possiamo permettere che ci sia una persona che dalle carte sembra che abbia aiutato un piccolo personaggio e lo lasciamo a fare il sottosegretario”, ha proseguito Di Maio. “Lo dobbiamo fare perché alla fine voi smettete di avere fiducia nelle leggi. Dobbiamo smettere di dire che è cosa di niente perché per averlo detto negli ultimi 20 anni abbiamo ridotto il Paese a cosa di niente”. “Quando ci vuole, ci vuole”, aggiunge il vicepremier riferendosi alle polemiche con la Lega. E rilancia anche sulla flat tax: “Sono d’accordo che bisogna abbassare le tasse per le imprese per lo sviluppo economico e abbiamo iniziato a farlo – premette – Io voglio fare la flat tax ma non per i ricchi“. La “Si deve fare per le famiglie – ha aggiunto Di Maio – per il ceto medio, per quelli che non sanno come arrivare alla fine del mese”.
Salvini sposta l’attenzione: “Parliamo di tasse” – D’altra parte dopo le parole in qualche modo concilianti di giovedì sera, il risveglio di Salvini è molto meno pacifico. Da Fidenza il leader della Lega prova a rilanciare sul tema della tasse per deviare l’attenzione dalla vicenda Armando Siri, dopo la decisione del premier Giuseppe Conte di portare al prossimo cdm la proposta di revoca della nomina del sottosegretario indagato per corruzione. “Basta che il presidente del Consiglio mi spieghi“, aveva detto Salvini, lasciando in qualche modo aperta la possibilità che la Lega potesse accettare la revoca, come auspicato a 24 Mattino su Radio24 anche dal ministro dei Trasporti, Danilo Toninelli: “Noi speriamo che non si voti in cdm“. Per ora però le posizioni degli esponenti del Carroccio restano distanti dalla linea data dal premier. Una linea – quella del premier – ovviamente condivisa da Luigi Di Maio: “Credo che Conte abbia fatto una scelta di buon senso, la corruzione non ha colore politico. Conte ha valutato bene di metterlo in panchina finchè l’inchiesta non sarà chiara. Non esulto, non la considero una vittoria del M5s e spero Siri sia innocente, ma gli italiani devono sapere che quando c’è da difendere le istituzioni il M5s sarà sempre uno scudo”.
Di Maio: “Il caso è chiuso. Se non si dimette votiamo in Cdm” – Il leader del M5s parla come se la vicenda Siri fosse già chiusa. “Il caso Siri è chiuso, se non si dimette lui si andrà in Consiglio dei ministri e si voterà il decreto del presidente del Consiglio. Conti alla mano il M5s ha la maggioranza, però spero non si arrivi ad un voto“, ha detto il vicepremier a L’Intervista di Maria Latella su Sky Tg24. In quel caso il governo rischia di cadere? ” Leggo retroscena su Giorgetti ogni settimana in cui dice che Salvini vuole far cadere il governo e credo Giorgetti non sia neanche al corrente di queste frasi. La Lega e Salvini sono persone intelligenti, far cadere il governo per un’inchiesta per corruzione su un sottosegretario leghista mi sembra azzardato, l’ultimo è stato Mastella sul governo Prodi sull’inchiesta che partì a Ceppaloni”.
Giorgetti: “Coalizione si rompe? Governo ha suoi problemi” – La citazione di Giancarlo Giorgetti non è casuale. Il numero due della Lega, infatti, in mattinata ha detto: “Rompere la coalizione? Non so, si tratta di decidere se si vuole perdere tempo con le dichiarazioni e con i giornalisti o se si vuole lavorare. Io personalmente lavoro tanto, forse troppo. Secondo me la vicenda Siri è stata trattata molto sui giornali con molte dichiarazioni e poco confronto diretto”, dice il sottosegretario, che ha assunto a Palazzo Chigi il figlio di Paolo Arata. Dopo Siri ci sarà un caso Giorgetti? “Non so, può darsi. A turno toccherà a tutti. Io sono tranquillissimo e il governo ha i suoi problemi come potete vedere”, dice il numero due del Carroccio. Che poi dice: “Se si è in un governo bisogna parlarsi. Io sono un sottoposto, non sono un capo, quindi parlasse il capo“.
Salvini: “Chiedete a Conte, io devo lavorare” – Il numero uno – cioè Salvini – ha invece provato a liquidare la questione spostando l’attenzione altrove: “Gli italiani mi chiedono meno tasse. La flat tax è un’emergenza nazionale, la riduzione delle tasse si deve votare adesso. Non esiste che ministri dicano ‘c’è tempo’. Vedo che qualcuno ha tempo da perdere polemizzando su altro”, attacca il ministro dell’Interno. “Conte sfida Salvini sul caso Siri? Sfidiamoci sulle tasse, su qualcosa che interessa gli italiani, non sulla fantasia”, risponde alle domande dei cronisti a Fidenza a margine di un comizio elettorale. Perché, aggiunge, “non ho tempo da perdere in polemiche, io lavoro”. Quindi arriva anche una battuta: “Se ho sentito Conte? Per adesso pensiamo ad Antonio Conte, vorrei sentirlo come allenatore del Milan…In questo momento penso ad Antonio, non a Giuseppe”.
Toninelli: “Siri capisca decisione di Conte” – “Non servono al governo né all’Italia bracci di ferro, spero che Siri capisca e accetti la decisione di Conte“, aveva detto poco prima il ministro M5s Toninelli. “Lui ha tutto il diritto alla presunzione di innocenza, ma noi non possiamo permetterci ombre. La fiducia dei cittadini viene anche dalla coerenza. Il premier ha fatto la scelta giusta. L’emendamento era retroattivo e andava ad avvantaggiare un’azienda in particolare”, ha spiegato il titolare del ministero dei Trasporti, di cui Siri è sottosegretario. “Sono convinto che anche Salvini capirà che a questo era legato il futuro di questo governo. Questo è un passaggio fondamentale”, ha aggiunto Toninelli.
Il discorso del premier – Un assaggio della divisione che ancora permane tra leghisti e Cinquestelle. “Invito il M5s a non cantare vittoria. Invito la Lega a non lasciarsi guidare da reazioni corporative”, aveva chiesto ieri nel suo discorso il premier. Non è bastato a evitare del tutto le polemiche, con il presidente della Lombardia Attilio Fontana che parla di “un momento molto negativo per chi crede allo stato di diritto” e di una decisione in cui “evidentemente ha prevalso la casacca da politico” rispetto a quella da avvocato. Il leghista, fermato dai cronisti a margine dell’inaugurazione della Milano Food Week, sostiene che “anticipare le conseguenze di una condanna credo sia contrario agli elementi basilari” dell’ordinamento giuridico. Eppure nell’esporre la sua decisione, Conte ha spiegato come Siri rimanga innocente fino a prova contraria e la sua linea sia dettata da ragioni politiche, perché l’emendamento che avrebbe reso retroattivi gli incentivi per la produzione di energia eolica – che Siri ha tentato di fare inserire in diversi provvedimenti su richiesta dell’ex parlamentare forzista Paolo Arata – non avesse carattere “generale e astratto” bensì andasse a vantaggio di interessi particolari. Una linea contestata però anche dal legale di Siri, Fabio Pinelli: “L‘interesse pubblico si persegue attraverso scelte normative che possono riguardare sia la totalità dei cittadini che determinate categorie produttive. L’affermazione che un provvedimento normativo, che riguardi una determinata categoria produttiva, non rivesta i caratteri di generalità ed astrattezza è giuridicamente errata ed estranea all’ordinamento”, ha sostenuto il penalista. “Non è vittoria né sconfitta di alcuno. Non si può gioire quando un collega viene giustamente invitato a dimettersi”, ha ribadito invece Toninelli in radio. “Mi spiace per lui – ha concluso il ministro – ma vanno tutelate le istituzioni e l’immagine del governo del cambiamento. Noi abbiamo bisogno della fiducia degli italiani, che ultimante la politica aveva perso”.
D’Uva: “Giustizia farà il suo corso” – I Cinquestelle ripetono come sia “una soluzione di buon senso”. Così la definisce Francesco D’Uva, capogruppo alla Camera del M5s, in una intervista al Corriere della Sera. “Non è né una nostra vittoria – sottolinea anche D’Uva -, né una sconfitta della Lega, è la vittoria degli italiani“. “Non mi interessa – aggiunge – dire colpevole o non colpevole. La giustizia farà il suo corso, ma c’è una responsabilità politica evidente e quindi è normale che faccia un passo indietro”. “Il piano giudiziario farà il suo corso ma c’è un piano etico, morale a cui bisogna dare risposta. Come abbiamo sempre detto chi rappresenta le istituzioni deve essere specchiato, non deve avere alcuna ombra”, ribadisce anche Laura Ferrara, europarlamentare M5S, ai microfoni di Rai Radio1. Come Toninelli, anche D’Uva auspica che al prossimo cdm si voti all’unanimità: “E in cuor mio spero che la questione si risolva prima. Anche perché ne abbiamo parlato sin troppo di questo caso. Ora basta, andiamo avanti, pensiamo alle cose che servono al Paese”.