Per il pedagogista Daniele Novara l'abrogazione del Regio decreto del 1928 è stata un intervento "grottesco" che "ha mortificato i docenti". Lo psichiatra e sociologo Paolo Crepet parla invece di "condono educativo" e dice: "Passare con un colpo di spugna lasciando un vuoto non è corretto"
C’è chi pensa che l’emendamento approvato alla Camera sul superamento delle sanzioni disciplinari, delle note sul registro e sulle espulsioni sia del tutto inutile e chi suona il campanello d’allarme perché siamo di fronte ad un “condono educativo”. A poche ore dall’abrogazione degli articoli 412-413 e 414 del Regio Decreto 26 aprile 1928, gli esperti si dividono.
Il primo a farsi sentire è il pedagogista Daniele Novara che ben ricorda gli effetti della norma visto che ne rimase vittima in prima elementare: “Stiamo parlando di provvedimenti del ventennio che sono ancora Legge ma che dal momento che è stato cancellato il fascismo presumo che in automatico vadano di fatto abrogati. Applicare un codice del 1928 di palese matrice fascista è assurdo. Intervenire su una deliberazione di quegli anni è grottesco. La scuola si merita un altro tipo di attenzione: ma qual è l’insegnante che applica questo Regio Decreto? Il Parlamento con questo emendamento ha mortificato in primis i docenti. Hanno voluto abolire per Legge il passato senza rendersi conto che è già storia. Qualsiasi insegnante di buon senso non applica la sospensione su un bambino di sei anni nel 2019”.
Secondo Novara la Camera ha perso tempo. “La verità è un’altra: più nessuno dà note sul registro e non vi sono più espulsioni alla scuola primaria ma di note i maestri ne continuano a dare sul diario. Se il governo voleva fare un intervento davvero pedagogico doveva abolire le punizioni di qualsiasi tipo nelle scuole. I rimproveri scritti e i castighi sono ancora all’ordine del giorno. Non si riesce ad uscire dall’idea che educare sia controllare e punire. Si è fatta un’operazione di pura propaganda, del tutto inutile. Il problema semmai è che alla primaria c’è ancora la bocciatura e che ogni anno oltre 10mila bambini vengono rimandati”.
Di tutt’altra idea lo psichiatra e sociologo Paolo Crepet che parla di “condono educativo”: “Che si superi un regio decreto del 1928 mi pare ovvio. È chiaro che dobbiamo trasformare, modernizzare anche gli interventi di correzione perché non si può pensare che oggi si ragioni come nel ventennio. Detto questo: passare con un colpo di spugna lasciando un vuoto non è corretto. Non si capisce più chi, come e perché darà delle regole. Abbiamo alzato la bandiera bianca sul futuro del Paese: gli adulti vanno educati da cuccioli. Se io fossi stato il ministro avrei detto che il Regio Decreto andava superato ma al suo posto ci doveva essere qualcosa d’altro”.
Crepet è seriamente preoccupato per il futuro della scuola: “Se aboliamo la pedagogia dell’autoritarismo sono il primo firmatario ma se abroghiamo quella dell’autorevolezza mi rifiuto di firmare. L’autorevolezza è necessaria. C’è una coalizione tra pseudo-pedagogismo, pseudo psicologismo e pseudo-genitorialismo di quart’ordine. I presidi ora saranno contenti perché viene messa una pietra tombale sui conflitti scuola-genitori. Siamo di fronte ad un condono educativo. È l’annuncio di una catastrofe relazionale. Ci caliamo i pantaloni e a vincere sono quei bimbetti che io chiamo piccoli Buddha perché sono intoccabili”.