Scontro tra Federalberghi e Airbnb sul pagamento della tassa di soggiorno. Il presidente della federazione degli albergatori, Bernabò Bocca, oggi ha ricordato che “sono 1.020 i Comuni italiani che applicano l’imposta di soggiorno (997) o la tassa di sbarco (23)” e ha annunciato che il gettito complessivo “nel 2019 si avvia a doppiare la boa dei 600 milioni“. Poi però Bocca ha aggiunto che “non è tollerabile il Far West che si registra nel settore delle locazioni brevi. La legge ha stabilito che i portali devono riscuotere l’imposta di soggiorno dovuta dai turisti che prenotano e pagano attraverso le piattaforme, ma Airbnb assolve a tale obbligo solo in 18 comuni su 997″. “Zero idee e offese agli amministratori locali”, ha replicato la piattaforma.
“Difendendo d’ufficio i suoi numerosi associati accusati di peculato, il presidente Bocca si scaglia contro tutto e tutti, riuscendo a mancare di rispetto in un colpo solo sia al legislatore sia agli amministratori delle 23 città che hanno automatizzato l’imposta di soggiorno tramite Airbnb”, spiega la piattaforma di sharing turistico. Per Bocca invece le amministrazioni, “allettate dalla prospettiva di nuovi introiti, si sono rese disponibili a sottoscrivere un accordo capestro, accettando un sistema di rendicontazione sostanzialmente forfettario, che non consente un controllo analitico e induce a domandarsi se non si configurino gli estremi di un danno erariale“. “A quasi dieci anni dalla reintroduzione del tributo – afferma il presidente degli albergatori – dobbiamo purtroppo constatare di essere stati facili profeti. La tassa viene introdotta quasi sempre senza concertare la destinazione del gettito e senza rendere conto del suo effettivo utilizzo. Qualcuno racconta la storiella dell’imposta di scopo, destinata a finanziare azioni in favore del turismo. In realtà è una tassa sul turismo, il cui unico fine sembra essere quello di tappare i buchi dei bilanci comunali”.
Il riferimento fatto da Airbns alla “difesa” di albergatori accusati di peculato per non aver girato la tassa ai rispettivi Comuni nasce dal fatto che Bocca ha lamentato “un apparato sanzionatorio paradossale, che noi chiediamo di modificare, che tratta allo stesso modo chi si appropria indebitamente delle risorse e chi sbaglia i conti per pochi euro. Chi paga con qualche giorno di ritardo e chi non ha mai versato quanto riscosso”.