C’è un elemento che ha caratterizzato questi ultimi ponti festivi, che si è posto a cavallo e ha lasciato strascichi in attesa del suo prossimo: la terza puntata dell’ultima stagione di Game of Thrones. La serie che ha monopolizzato i pensieri e le parole, che ci fa vivere in attesa.
In attesa come chi aspetta da tempo una risposta a queste domande, alle quali vorrei alla fine di quest’articolo rispondere: “Perché il sistema bancario è arrivato a questo punto?”, “Perché ci sono state delle fuoriuscite di denaro folli, lo sperpero?”, “Perché ci sono stati deliri di onnipotenza?”.
Restando in tema GOT, proviamo ad immaginarci una corte.
Le banche sono i Lannister, hanno il sangue degli invasori, e sono la casa più ricca dei sette regni. In questa caso le miniere d’oro sono rappresentate dai risparmi dei cittadini, che gli permettono di “pagare sempre i propri debiti” e di scialare come tutti i reali viziati. Pochi affrontano il problema degli sprechi in banca.
Partiamo da quelli derivanti dai costi di gestione dei componenti dei consigli di amministrazione, dei collegi sindacali e del top management. Tempo fa un’inchiesta di Giorgio Meletti, proprio su Il Fatto Quotidiano, stimava in circa 1,2 miliardi di euro il costo, per la sola voce “stipendi“, della casta (casata) bancaria (cda e collegi) del nostro Paese. Soldi meritati? La risposta è pleonastica. Sono sempre i sovrani.
Ma lo sperpero dei soldi dei risparmiatori va oltre, agli stipendi bisogna aggiungere il costo delle incentivazioni, i bonus per le prestazioni straordinarie e il costo di gestione delle “corti“. Castel Granito ha le sue spese.
La “corte” è il luogo fisico di residenza del signore (o signora, ora c’è Cersei), che accoglie la famiglia in senso stretto (molto stretto se pensiamo a Jaime) e tutto il suo entourage.
Costituisce il perno attorno al quale ruotano e si generano le relazioni politiche, personali e di servizio, dove si percorrono brillanti e talvolta repentini itinerari di ascesa e discesa sociale e professionale.
La corte è un insieme di persone che frequenta il regnante, il suo seguito, costituito da uomini incaricati di provvedere al benessere del signore/a (maggiordomi, camerieri, scudieri, ma anche buffoni, musici e giocolieri) e dai principali personaggi politici (specie i consiglieri, il Concilio Ristretto comprendente il primo cavaliere, il lord comandante e via dicendo). Un’entità, la corte dunque, che raggruppa ambito rigorosamente “domestico” e i livelli più alti del governo.
Tra gli sprechi più disgustosi cui ho assistito nella mia “prima vita” c’è sicuramente il costo da sostenere per la corte! Ho visto banche (o importanti divisioni della stessa) la cui direzione era improntata, molto fedelmente, al principio della corte. È vero, i “consiglieri” – come abbiamo già visto – costavano tanto, ma producevano anche molti utili; erano fideles produttivi (pensate a Baelish o Varys), sono quelli che, facendo riferimento a quanto sopra citato, provvedevano al governo del principato e producevano utili necessari al sostegno delle spese del principato.
Ma esisteva anche la categoria dei “fideles improduttivi“, un ristretto gruppo di quadri direttivi e dirigenti (costavano tanto!) che, inseriti in ruoli-fantasma, non avevano la benché minima idea delle tensioni e delle preoccupazioni gestionali e si rifugiavano, ovviamente con l’avallo del principe, in posizioni che non richiedevano particolari competenze professionali e soprattutto che non producevano danni (una prima versione di Tyrion). Servivano ad altro.
Come in ogni corte, ho quindi visto (e come sempre ho le prove) e vissuto, c’era il giullare, colui che raccontava barzellette, organizzava scherzi, faceva il buffone di corte per aggregare e agevolare l’inserimento di un neo capoarea, ma anche come “anti-stress” del gran signore. Non faceva nulla per giornate intere, ma se alle 20 di sera il gran signore “doveva ridere” lui doveva esibirsi. C’era il dj, un dirigente (sì, un dirigente!) che serviva solo per aggiustare il microfono in una conferenza, sistemare il proiettore per una riunione, organizzare il karaoke nel corso delle convention locali.
Poi non poteva mancare il gamekeeper, il guardia caccia, un semplice capo commesso che assecondava la passione per la caccia del gran signore e se per una settimana intera praticamente non lavorava era però costretto durante il fine settimana ad alzarsi alle 5 del mattino per gestire, come nella migliore tradizione dell’Inghilterra vittoriana, i cani del gran signore durante le battute di caccia. Ben ricompensato anche lui. Perché il figlio del gamekeeper, poco scolarizzato e senza alcun elevato potenziale intellettivo, è stato assunto in banca in danno di altri giovani candidati laureati con lode e con elevatissimi potenziali, ma con genitori che… non amavano la caccia.
Potete non crederci, ma un ruolo fondamentale aveva anche il ruffiano, colui che gestiva l’alcova “non ufficiale” del gran signore ed era il tenutario dei segreti passionali dello stesso. C’è stato un periodo in cui il ruffiano organizzava, insieme con la segretaria del gran signore, l’agenda dello stesso in maniera tale che le trasferte per le visite alle varie filiali del Sud Italia “ufficialmente” riportassero incontri nella Ciociaria oppure nella Trinacria ma, di fatto, alla fine c’era sempre una “fermata non ufficiale nel Salento”.
Last but not least, l’influencer, il dirigente con migliaia di colleghi lecchini che, sebbene non gerarchicamente dipendenti, seguivano pedissequamente le sue indicazioni su argomenti spesso impopolari disposti dal gran signore che, in tale modo, evitava di esporsi. Questa figura era stata ricompensata con la promozione a dirigente senza alcun criterio meritocratico.
Credete che basta per rispondere ai quesiti da cui siamo partiti? Possiamo dire con certezza chi ha pagato tutto questo? Di certo non i Lannister.
Non c’è che fare il tifo per Daenerys o chi per lei che arriverà con i draghi a portare il cambiamento.