“Tanto vi tiriamo una bomba“. È con queste parole che alcuni cittadini avrebbero minacciato una famiglia rom che ha ottenuto una casa popolare nella zona di Casal Bruciato, un quartiere a Est di Roma. A riferirlo è un 40enne bosniaco, padre di 12 figli, barricato insieme alla famiglia nell’appartamento al secondo piano di una palazzina in via Satta. “Non possiamo uscire e abbiamo paura“, riferisce. I manifestanti – tra i quali anche alcuni rappresentanti di CasaPound – smentiscono di aver pronunciato quelle parole.
Dopo le proteste di cittadini, animate da formazioni di estrema destra a Torre Maura e Casalotti, torna l’intolleranza nella periferia capitolina. I residenti di Casal Bruciato sono scesi in strada per protestare contro la famiglia di origine rom. Anche in questo caso, tra i manifestanti ci sono gli esponenti di CasaPound: “È stato assegnato un alloggio popolare a un nucleo familiare di 14 nomadi. Gli abitanti non li vogliono, hanno paura. Il sindaco di Roma pensa di risolvere l’emergenza dei campi nomadi abusivi sulle spalle dei cittadini. L’appartamento al centro della protesta si era liberato due settimane fa. Assegnataria era una signora ma ci vivevano i nipoti, che volevano riscattare l’immobile ma il Comune li ha bollati come occupanti abusivi”, sostiene un referente del partito di estrema destra. “I quattordici rom che si sono visti assegnare la casa sono scortati da quaranta tra poliziotti, carabinieri e vigili urbani. Alla fine sono diventati come i parlamentari, anzi, hanno più scorta loro”, aggiunge Stefano Borrelli, esponente del coordinamento d’azione del IV municipio.
Intanto la famiglia di nomadi è entrata nell’appartamento scortata dalla polizia. E si dice impaurita. “Qui i nomadi non li vogliamo, perché devono venire solo in periferia? C’è già tanto degrado”, dice Stefano, un abitante di via Satta, alle agenzie di stampa. “Già che sono in 14 persone in meno di cento metri quadrati sembra una cosa assurda – aggiunge Roberto, un altro residente – la gente è esasperata. C’è chi aspetta da 25 anni in graduatoria e chi ìn quel palazzo ha riscattato la sua casa popolare investendo i risparmi di una vita o facendo un mutuo. E ora con queste assegnazioni ai nomadi vede che tutto perde valore”. La famiglia di nomadi, raccontano alcuni, “è arrivata stamattina accompagnata dai responsabili del Comune e ha preso già possesso della casa”. I manifestanti promettono un presidio ad oltranza finché “non andranno via“.
Si tratta solo dell’ultimo caso d’intolleranza nella periferia romana. A Torre Maura la protesta contro il trasferimento di alcuni nomadi in un centro di accoglienzaportò a incendiare i cassonetti dei rifiuti e addirittura al blocco della consegna dei pasti all’interno della struttura: alcuni cittadini calpestarono il pane. I nomadi dovettero lasciare il Centro. Sui fatti di Torre Maura, che videro anche in quel caso la presenza di CasaPound, la procura di Roma aprì un fascicolo per i reati di danneggiamento e minacce aggravate dall’odio razziale. Nelle scorse settimane una protesta antinomadi ha colpito anche la periferia di Casalotti, con Forza Nuova che portò la gente in strada con lo slogan “Basta rom basta immigrazione”. I trasferimenti delle famiglie rom negli alloggi popolari fanno parte di un piano del Campidoglio per superare i campi. Tra gli obiettivi già raggiunti del piano, ha oggi precisato il Campidoglio, “la diminuzione dei roghi tossici e anche della dispersione scolastica”.