Politica

Indennità, Zingaretti difende la proposta (poi ritirata) di Zanda: “Se gli stipendi sono bassi, la politica la fanno solo ricchi”

Il segretario democratico nel corso della registrazione di Quarta Repubblica (in onda stasera su Rete4) parla dell'iniziativa del suo tesoriere. I parlamentari guadagnano troppo? "No, specie quelli che lo fanno bene". Il suo Pd al governo non reintrodurrebbe l'articolo 18 che ad oggi "non è la priorità", così come "non abolirebbe il reddito di cittadinanza" e "non farebbe una patrimoniale". Chiusura al dialogo con M5s

Luigi Zanda l’ha ritirata “per tutelare il Pd”, ma il segretario Nicola Zingaretti la difende: “Visto che c’è una polemica sull’iniziativa del tesoriere, dico una cosa: se le indennità sono troppo basse, alla fine la politica la fanno solo i ricchi“, ha detto il leader del Pd durante la registrazione di Quarta Repubblica, in onda questa sera alle 21.30 su Rete 4. Il provvedimento in questione è quello che equiparava gli stipendi dei parlamentari italiani a quelli dell’Europarlamento. Il tesoriere Zanda in un’intervista al Corriere della Sera ha annunciato il ritiro, pur rivendicando la bontà della sua proposta di legge. Una norma difesa anche da Zingaretti, secondo cui i parlamentari non guadagnano troppo, “specie quelli che lo fanno bene”. “Oggi sono i sindaci e i consiglieri comunali a guadagnare poco”, ha spiegato il segretario democratico. In mattinata, dalla sede della Regione Lazio, Zingaretti aveva invece dichiarato che nella proposta di Zanda “non era previsto nessun aumento degli stipendi dei parlamentari, ma solo elementi di trasparenza e di passi in avanti per far decidere a un corpo terzo sullo stipendio dei parlamentari” e che quella delle indennità più alte era “un’altra bufala dei Cinquestelle”.

Nel corso della registrazione della puntata di Quarta Repubblica, Zingaretti ha anche annunciato che il suo Pd al governo non reintrodurrebbe l’articolo 18 perché ad oggi “non è la priorità”, così come “non abolirebbe il reddito di cittadinanza” che però “va migliorato” e “non farebbe una patrimoniale“. La tutela dei lavoratori dipendenti in caso di licenziamento illegittimo, ingiusto e discriminatorio, così come prevista dallo Statuto dei lavoratori prima delle modifiche introdotte con il Jobs Act del governo Renzi, potrebbe essere modificata solo “nell’ambito di una complessiva riforma del mercato del lavoro”. In quel caso “ci si può ragionare”, ha detto Zingaretti, “ma così no, non è la priorità“.

Il segretario democratico ha anche attaccato il reddito di cittadinanza: “Ognuno dei due partiti di governo – ha spiegato – ha messo la sua figurina Panini, col Reddito e Quota 100, ma i soldi alla fine non c’erano e li dovranno pagare gli italiani con l’aumento dell’Iva“. Salvo però spiegare che non abolirebbe la misura voluta dal M5s: “Io non credo che un governo debba sempre abrogare le leggi fatte da chi c’era prima. Infatti con il Rei la situazione era migliorata. Il Reddito però va migliorato  – ha aggiunto – farei anche politiche attive per il lavoro“. Per Zingaretti “La vera sfida sarà mettere tutte le risorse sul taglio del cuneo fiscale dal lato del lavoro, per aumentare gli stipendi bassi. Dobbiamo fare una grande battaglia sui salari“. Il segretario Pd rivendica la necessità di “una maggiore equità fiscale” ma chiude alla patrimoniale, mentre definisce la flat tax “una cosa allucinante”.

Pensando alle prossime elezioni Europee, il leader democratico ha parlato di “una triste verità: tutti e tutte tra poche settimane saremo chiamati a salvare l’Italia“. Secondo Zingaretti, i due vicepremier Di Maio e Salvini “non ammettono che non ce la fanno più a governare insieme“. Lo dimostra a suo parere il caso Siri: “Il M5S è il partito di maggioranza relativa del governo e se il maggiore partito di dice che Siri se ne deve andare, Siri si deve dimettere”, ha detto. Il segretario già riflette su una possibile crisi e ha affermato che in tal caso “chiederò che siano gli italiani a decidere chi deve guidare il Paese”. A suo parere infatti sia Lega che M5s “sono nemici dell’Italia” e il Pd “non dialoga” con i Cinquestelle, “perché non lo vogliono loro e poi perché bisogna tornare al voto”.