Gli industriali in audizione al Senato ribadiscono l'importanza della "questione temporale" e chiedono di sbloccare rapidamente "le opere già programmate e finanziate ma ancora ferme", perché la revisione del Codice appalti "essendo applicabile alle nuove gare avrà effetti solo nel medio termine". I magistrati contabili critici sulla soglia di affidamento diretto a 40mila euro. Per Cgil, Cisl e Uil il provvedimento "favorisce pratiche opache"
Il decreto Sblocca cantieri rappresenta “un segnale di inversione di tendenza nelle politiche del Governo, nella direzione di una ritrovata attenzione alle ragioni della crescita“, ma gli “effetti sull’economia” della norma “dipenderanno molto dall’efficacia e dalla semplicità delle misure, nonché dai tempi della loro effettiva attuazione“. È il parere di Confindustria, espresso in audizione al Senato, dove è stata più volte ribadita “la centralità della ‘questione temporale‘”. Se gli industriali accolgono con favore i propositi dell’esecutivo, chiedendo rapidità nell’attuare le norme per sbloccare subito i cantieri fermi, la Corte dei conti avverte sui rischi legati all’affidamento diretto dei contratti fino a 40mila euro: “Possibili ripercussioni sulla tutela del principio di libera concorrenza“. I sindacati sostengono invece che non vi sia “nessuna norma di accelerazione per l’utilizzazione degli investimenti” e che il provvedimento favorisca “pratiche opache e discrezionali”, ad esempio con l’abrogazione del passaggio al Cipe per l’approvazione delle infrastrutture strategiche. Cgil, Cisl e Uil criticano in particolare “lo smantellamento del ruolo dell’Anac come elemento caratterizzante di regolazione, indirizzo e prevenzione per il contrasto alla corruzione e all’infiltrazione delle mafie negli appalti”.
Confindustria: “Intervento più urgente resta sblocco opere già finanziate”
“Sebbene, nelle stime del Governo stesso”, il decreto Sblocca cantieri e il dl Crescita avrebbero “un limitato impatto positivo sulla dinamica del Pil”, per Confidustria la direzione è quella giusta. La ‘questione temporale’ – viene ribadito in audizione – è ritenuta decisiva “anche per evitare il disimpegno dei fondi europei“. Per questo Confindustria chiede di “individuare celermente le opere prioritarie e provvedere, di conseguenza, alla nomina dei primi commissari“. Il decreto, osservano gli industriali, da un lato “dispone un’ampia revisione del Codice dei contratti pubblici che, essendo applicabile alle nuove gare, potrà essere efficace solo nel medio termine. Dall’altro, interviene sullo stock delle opere bloccate esclusivamente mediante i commissariamenti, la cui effettività è peraltro subordinata all’adozione di provvedimenti successivi“. Ma, spiega sempre Confindustria in audizione al Senato, “l’ambito di intervento più urgente, oltre che in grado di esplicare più rapidamente effetti positivi sull’economia reale, era e rimane lo sblocco delle opere già programmate e finanziate e che, tuttavia, risultano bloccate”. “È necessario – si sostiene – riaprire subito i cantieri fermi, completare i lavori che sono sospesi e utilizzare le risorse già stanziate“.
L’efficacia del decreto, sempre secondo gli industriali, “dipenderà anche dai miglioramenti che potranno essere apportati in sede di conversione“. È necessario “evitare il rischio che modifiche ampie e profonde, quali quelle previste dallo Sblocca-cantieri in tema di appalti pubblici, producano interruzioni a un percorso di ripresa delle gare ormai in atto” anche perché “sul piano dei rapporti commerciali, la costruzione di una strategia infrastrutturale e logistica potrebbe ridare centralità all’Italia negli scambi euro-mediterranei”. Per queste ragioni, Confindustria “ha più volte evidenziato la necessità di avviare una nuova fase della politica infrastrutturale fondata su tre pilastri: certezza di risorse, semplificazione delle procedure decisionali e rapidità di esecuzione”.
Confindustria osserva poi che “alcune misure rischiano di alterare le scelte di fondo del nuovo Codice, in danno dell’effettiva concorrenza e della qualità dell’offerta”. In particolare “l’assetto previsto per gli appalti sotto soglia; nonché l’eliminazione del tetto del 30% per il punteggio economico per la valutazione dell’offerta economicamente più vantaggiosa (Oepv), che penalizza in modo particolare gli appalti ad alto contenuto tecnologico o innovativo e quelli ad alta intensità di manodopera”. “Particolarmente critica è poi la previsione dell’esclusione degli operatori economici dalle gare in presenza di violazioni degli obblighi fiscali non definitivamente accertate” che il governo ha già annunciato di voler modificare. “Inoltre – conclude Confindustria – merita una specifica riflessione il complesso coordinamento” tra codice degli appalti e “legge fallimentare”.
Corte dei conti: “Oltre 32mila stazioni appaltanti, serve aggregazione”
Per la Corte dei Conti, ascoltata in audizione, “le nuove modalità di affidamento per i contratti sotto soglia sembrano riconducibili all’esigenza di accelerare e semplificare l’affidamento delle commesse pubbliche di minor valore – sottolineano i magistrati contabili – tuttavia in considerazione dell’elevato numero di affidamenti che rientrano nell’ambito di tale valore, occorre considerare il rischio di sottrarne al mercato una percentuale significativa, con conseguenti ripercussioni sulla tutela del principio di libera concorrenza“. Guardando alle modifiche apportate al subappalto, con l’aumento della soglia del tetto dal 30 al 50 per cento necessario per adeguarsi ai rilievi europei in materia, la Corte sottolinea inoltre che “l’elevazione potrebbe non essere sufficiente, restando un limite che la Commissione europea ha ritenuto illegittimo”.
I magistrati contabili sottolineano anche altre esigenze rimaste disattese. In particolare, la “necessità di dedicare alle esigenze di qualificazione della spesa pubblica un impegno pari a quello rivolto alla scelta del miglior contraente”. Così come quella di “procedere all’aggregazione” delle oltre 32mila stazioni appaltanti presenti in Italia e ”accrescere, oltre alla dimensione, anche la competenza tecnica, per favorire rapporti di forza paritaria tra funzionari delle stazioni e operatori economici”. La Corte dei conti in audizione suggerisce “un programma di rafforzamento, professionalizzazione e specializzazione delle risorse umane interne alle pubbliche amministrazioni che operano nel settore degli appalti, in particolare per le figure tecniche”.
I sindacati: “Modifiche riguardano nuovi bandi, effetti tra 4-5 anni”
Nel decreto sblocca cantieri “non vi è nessuna norma di accelerazione per l’utilizzazione degli investimenti, in quanto poco o niente è stato fatto per limitare i tempi dei processi autorizzativi e burocratici”. Lo affermano Cgil, Cisl e Uil in audizione al Senato, parlando di un provvedimento che “favorisce pratiche opache e discrezionali”, ad esempio con l’abrogazione del passaggio al Cipe per l’approvazione delle infrastrutture strategiche. I sindacati giudicano inoltre “di dubbia utilità” la Centrale unica degli appalti “facilmente gestibile dalla politica”.
Le modifiche al Codice degli appalti, sottolineano le sigle sindacali, non avranno nessun impatto immediato sulle opere bloccate, “in quanto interesseranno esclusivamente i nuovi bandi di gara i cui effetti ci saranno, nella migliore delle ipotesi, tra quattro, cinque anni“. Sono la conseguenza, insistono Cgil, Cisl e Uil, “di aver voluto definire una normativa così complessa senza aver voluto insediare quanto previsto dallo stesso Codice, ovvero la Cabina di regia quale momento per analizzare ed evidenziare eventuali criticità trovando le giuste soluzioni”. Per questo, le organizzazioni hanno assunto una posizione critica sulla decisione di modifica del governo fatta tramite decreto. “Rimaniamo convinti – hanno evidenziato – che solo un lavoro comune che raccolga le osservazioni reali accompagnate dalle opportune soluzioni, sarebbe stato utile per non incorrere in errori“.
Nel dl sblocca cantieri “si smantella il ruolo dell’Anac come elemento caratterizzante di regolazione, indirizzo e prevenzione per il contrasto alla corruzione e all’infiltrazione delle mafie negli appalti”. È l’altra denuncia arrivata da Cgil, Cisl e Uil nel corso dell’audizione. I sindacati ritengono che a fronte dell’assenza di un elenco vero e proprio di opere su cui puntare l’attenzione, “vengono solo pericolosamente aumentati i poteri dei Commissari straordinari che possono operare in deroga al Codice degli appalti”.
Confcommercio: “Favorire partecipazione Pmi”. Confartigianato: “Regole siano più semplici”
Confcommercio apprezza “il cambio di rotta” sul codice dei contratti pubblici “per la scelta di un ritorno ad una fonte in grado di assicurare maggiore certezza agli operatori e per il superamento del rito super-accelerato”, ma in audizione al Senato evidenzia al tempo stesso la necessità di introdurre “una specifica definizione dei lotti, che favorisca la partecipazione diretta delle piccole e medie imprese alle gare”. Per il vicepresidente di Confartigianato, Marco Granelli, intervenuto in audizione , il decreto “va nella direzione giusta per risolvere alcune criticità più immediate del Codice degli appalti che penalizzano le piccole imprese e che Confartigianato ha ripetutamente denunciato”. Ma, aggiunge “c’è ancora molto da fare per realizzare un sistema di regole semplici accompagnate da controlli efficaci, per rilanciare gli investimenti e far ripartire il settore delle costruzioni”.