C’è un’inchiesta sulla palazzina acquistata da Armando Siri a Bresso. Un fascicolo che al momento è senza ipotesi di reato e indagati è stato aperto dalla procura di Milano. L’immobile è stato acquistato dal sottosegretario con un mutuo di 585mila euro acceso con una banca di San Marino. Il procuratore capo del capoluogo lombardo, Francesco Greco, ha spiegato che ci sarà “massima collaborazione” tra gli inquirenti milanesi e quelli romani. Nella capitale, infatti, Siri è indagato per corruzione: avrebbe ricevuto 30mila euiro dall’imprenditore Paolo Arata per “spingere” alcuni emendamenti che favorivano le energie alternative. Arata, ex deputato di Forza Italia, è accusato anche di essere socio occulto di Vito Nicastri, considerato dagli inquirenti tra i finanziatori di Matteo Messina Denaro.
L’indagine di Milano – L’indagine milanese, invece, riguarda l’acquisto da parte di Siri di una palazzina di due piani (composta da 7 appartamenti, un negozio, un laboratorio e alcune cantine) nel comune in provincia di Milano. La storia è al centro di una puntata della trasmissione Report, in onda lunedì 6 maggio. La procura di Milano ha aperto il fascicolo conoscitivo sulla compravendita dopo che sabato scorso è arriva in via Freguglia l’informativa del Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza, che contiene la segnalazione dell’Unità di informazione finanziaria (Uif) di Banca d’Italia.
La segnalazione antiriclaggio – A segnalare l’operazione per riciclaggio è stato lo stesso notaio davanti al quale è stato stipulato l’atto di compravendita della palazzina, che Siri ha intestato alla figlia del sottosegretario. Il fascicolo della procura di milano, al momento un cosiddetto ‘modello 45’ cioèsenza ipotesi di reato né indagati, è stato assegnato al dipartimento guidato dal procuratore aggiunto Fabio De Pasquale che si occupa, oltre che di corruzione internazionale, anche di casi di riciclaggio o auto-riciclaggio.
Banca centrale San marino: “Questione già all’attenzione dell’Autorità” – Siri ha acquistato quell’immobile con un mutuo concesso Banca Agricola Commerciale di San Marino. Secondo la trasmissione della Rai, quel mutuo è stato concesso senza garanzie: non è presente una garanzia reale nell’atto, come un’ipoteca o la fideiussione. Dallo scorso luglio il direttore dell’istituto bancario è Marco Perotti, considerato vicino al sottosegretario. “Presumo che la questione sia da tempo all’attenzione delle Autorità sammarinesi preposte. Peraltro, non essendo coinvolta nell’attività di vigilanza (come statutariamente previsto), non conosco gli esiti degli eventuali approfondimenti in corso”, ha detto la presidente presidente di Banca centrale di San Marino Catia Tomasetti. “In ogni caso – ha aggiunto – in presenza di una persona politicamente esposta, preciso che anche le banche sammarinesi sono tenute all’applicazione di misure rafforzate di adeguata verifica in linea con le disposizioni comunitarie in materia”.
M5s: “Continuiamo a chiedere le dimissioni” – La notizia dell’indagine sulla compravendita ha provocato ovviamente reazioni politiche: da alcune settimane il M5s e la Lega sono entrati in rotta di collisione dopo la notizia dell’inchiesta per corruzione che coinvolge Siri. Sempre i 5 stelle sono i primi a commentare l’indagine milanese: “Apprendiamo che la procura di Milano ha aperto un’inchiesta sul caso dell’acquisto da parte del sottosegretario leghista Armando Siri di una palazzina a Bresso, nel Milanese. Un’inchiesta aperta, tuttavia, senza ipotesi di reato nè indagati, quindi nessuna speculazione o altro. Per il M5S a pesare ad oggi è l’indagine per corruzione: i magistrati faranno il loro lavoro come hanno sempre fatto, ma la questione di opportunità politica sollevata dal M5S riguarda, ripetiamo, l’indagine per corruzione, che tra l’altro sembra avere anche un link con la mafia. È su questo aspetto che abbiamo chiesto e continuiamo a chiedere che Siri si dimetta, a tutela dell’immagine del governo”, scrivono i grillini in una nota. Salvini, invece, difende ancora il sottosegretario: “Possono aprire tutte le inchieste che vogliono, io sono assolutamente tranquillo. Se a Siri viene contestato di avere un mutuo, è un reato che stanno compiendo alcuni milioni di italiani che pagano la rata del mutuo“.
Zingaretti: “Siri se ne vada. Lo dice il M5s”- Anche due componenti dell’esecutivo del M5s – il ministro Danilo Toninelli e il sottosegretario Vito Crimi – rilanciano la richiesta di dimissioni. “Spero che Siri si dimetta prima del Consiglio dei ministri di mercoledì”, dice il primo. “Nessuno ha interesse ad arrivare a una conta: non ci sarà una conta. Sono più che convinto che entro mercoledì Armando Siri si dimetterà, perché credo che anche per la Lega sia chiaro che nessuno in questo momento può permettersi di avere il minimo dubbio”, ripete il secondo. Condivide la posizione dei 5 stelle anche il segretario del Pd, Nicola Zingaretti: “Il M5S è il partito di maggioranza relativa del governo e se il maggiore partito di dice che Siri se ne deve andare, Siri si deve dimettere”
Capo segreteria: “Acquisto in totale trasparenza” – A gestire la vendita dell’intera palazzina di Bresso è stata la società immobiliare di Policarpo Perini: un altro uomo vicino a Siri. L’agente, infatti, nel 2013 si è candidato sindaco di Bresso con Pin, il Partito Italia Nuova fondato da Siri prima di aderire all’orbita della Lega. Ma è anche il padre del capo segreteria del sottosegretario Siri, Marco Luca Perini, attuale presidente di Spazio Pin, l’associazione che oltre a gestire i corsi di formazione della Lega, affitta anche sale per master di ipnosi, sedute di meditazione, corsi per massaggi. E che ha acquistato con 14.700 euro il solaio di 27 metri quadrati della palazzina. “Posso solo ribadire che l’acquisto dell’immobile è stato perfezionato nella totale trasparenza e nel pieno rispetto delle regole. Mio padre ha agito in qualità di mediatore immobiliare con agenzia operante in Bresso e il sottoscritto ha acquistato una piccola porzione dell’unità immobiliare come investimento personale. Ogni documentazione attestante quanto sopra dichiarato sarà resa disponibile, qualora richiesta, alle autorità competenti”, dice Perini junior all’Adnkronos. Il vero affare, però, in tutta questa storia lo fa Siri: acquista il palazzo spendendo 175mila euro in men o rispetto ai 760mila richiesti in un primo momento. Oggi la struttura vale più di un milione di euro con 5 appartamenti su 7 già affittati. Un bel colpo per il sottosegretario che nel 2017 ha dichiarato solo un reddito di 25mila euro. Non ha immobili intestati: nel 2011 l’Inpgi (l’ente di previdenza dei giornalisti) gli ha portato via la casa per un debito di 45mila euro.
Giustizia & Impunità
Siri, la procura di Milano indaga sull’acquisto della palazzina a Bresso. Greco: “Collaboriamo coi pm di Roma”
I pm hanno aperto il fascicolo conoscitivo sulla compravendita - al momento senza indagati né ipotesi di reato - dopo che sabato scorso è arriva in via Freguglia l'informativa del Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza, che contiene la segnalazione dell’Unità di informazione finanziaria (Uif) di Banca d’Italia. Il sottosegretario ha acquistato l'immobile con un mutuo 585mila euro acceso con una banca di San Marino. Salvini: "Contestano reato di tutti gli italiani". M5s: "Si dimetta". Zingaretti: "Il sottosegretario se ne vada. Lo dice il M5s che è il partito di maggioranza relativa"
C’è un’inchiesta sulla palazzina acquistata da Armando Siri a Bresso. Un fascicolo che al momento è senza ipotesi di reato e indagati è stato aperto dalla procura di Milano. L’immobile è stato acquistato dal sottosegretario con un mutuo di 585mila euro acceso con una banca di San Marino. Il procuratore capo del capoluogo lombardo, Francesco Greco, ha spiegato che ci sarà “massima collaborazione” tra gli inquirenti milanesi e quelli romani. Nella capitale, infatti, Siri è indagato per corruzione: avrebbe ricevuto 30mila euiro dall’imprenditore Paolo Arata per “spingere” alcuni emendamenti che favorivano le energie alternative. Arata, ex deputato di Forza Italia, è accusato anche di essere socio occulto di Vito Nicastri, considerato dagli inquirenti tra i finanziatori di Matteo Messina Denaro.
L’indagine di Milano – L’indagine milanese, invece, riguarda l’acquisto da parte di Siri di una palazzina di due piani (composta da 7 appartamenti, un negozio, un laboratorio e alcune cantine) nel comune in provincia di Milano. La storia è al centro di una puntata della trasmissione Report, in onda lunedì 6 maggio. La procura di Milano ha aperto il fascicolo conoscitivo sulla compravendita dopo che sabato scorso è arriva in via Freguglia l’informativa del Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza, che contiene la segnalazione dell’Unità di informazione finanziaria (Uif) di Banca d’Italia.
La segnalazione antiriclaggio – A segnalare l’operazione per riciclaggio è stato lo stesso notaio davanti al quale è stato stipulato l’atto di compravendita della palazzina, che Siri ha intestato alla figlia del sottosegretario. Il fascicolo della procura di milano, al momento un cosiddetto ‘modello 45’ cioèsenza ipotesi di reato né indagati, è stato assegnato al dipartimento guidato dal procuratore aggiunto Fabio De Pasquale che si occupa, oltre che di corruzione internazionale, anche di casi di riciclaggio o auto-riciclaggio.
Banca centrale San marino: “Questione già all’attenzione dell’Autorità” – Siri ha acquistato quell’immobile con un mutuo concesso Banca Agricola Commerciale di San Marino. Secondo la trasmissione della Rai, quel mutuo è stato concesso senza garanzie: non è presente una garanzia reale nell’atto, come un’ipoteca o la fideiussione. Dallo scorso luglio il direttore dell’istituto bancario è Marco Perotti, considerato vicino al sottosegretario. “Presumo che la questione sia da tempo all’attenzione delle Autorità sammarinesi preposte. Peraltro, non essendo coinvolta nell’attività di vigilanza (come statutariamente previsto), non conosco gli esiti degli eventuali approfondimenti in corso”, ha detto la presidente presidente di Banca centrale di San Marino Catia Tomasetti. “In ogni caso – ha aggiunto – in presenza di una persona politicamente esposta, preciso che anche le banche sammarinesi sono tenute all’applicazione di misure rafforzate di adeguata verifica in linea con le disposizioni comunitarie in materia”.
M5s: “Continuiamo a chiedere le dimissioni” – La notizia dell’indagine sulla compravendita ha provocato ovviamente reazioni politiche: da alcune settimane il M5s e la Lega sono entrati in rotta di collisione dopo la notizia dell’inchiesta per corruzione che coinvolge Siri. Sempre i 5 stelle sono i primi a commentare l’indagine milanese: “Apprendiamo che la procura di Milano ha aperto un’inchiesta sul caso dell’acquisto da parte del sottosegretario leghista Armando Siri di una palazzina a Bresso, nel Milanese. Un’inchiesta aperta, tuttavia, senza ipotesi di reato nè indagati, quindi nessuna speculazione o altro. Per il M5S a pesare ad oggi è l’indagine per corruzione: i magistrati faranno il loro lavoro come hanno sempre fatto, ma la questione di opportunità politica sollevata dal M5S riguarda, ripetiamo, l’indagine per corruzione, che tra l’altro sembra avere anche un link con la mafia. È su questo aspetto che abbiamo chiesto e continuiamo a chiedere che Siri si dimetta, a tutela dell’immagine del governo”, scrivono i grillini in una nota. Salvini, invece, difende ancora il sottosegretario: “Possono aprire tutte le inchieste che vogliono, io sono assolutamente tranquillo. Se a Siri viene contestato di avere un mutuo, è un reato che stanno compiendo alcuni milioni di italiani che pagano la rata del mutuo“.
Zingaretti: “Siri se ne vada. Lo dice il M5s”- Anche due componenti dell’esecutivo del M5s – il ministro Danilo Toninelli e il sottosegretario Vito Crimi – rilanciano la richiesta di dimissioni. “Spero che Siri si dimetta prima del Consiglio dei ministri di mercoledì”, dice il primo. “Nessuno ha interesse ad arrivare a una conta: non ci sarà una conta. Sono più che convinto che entro mercoledì Armando Siri si dimetterà, perché credo che anche per la Lega sia chiaro che nessuno in questo momento può permettersi di avere il minimo dubbio”, ripete il secondo. Condivide la posizione dei 5 stelle anche il segretario del Pd, Nicola Zingaretti: “Il M5S è il partito di maggioranza relativa del governo e se il maggiore partito di dice che Siri se ne deve andare, Siri si deve dimettere”
Capo segreteria: “Acquisto in totale trasparenza” – A gestire la vendita dell’intera palazzina di Bresso è stata la società immobiliare di Policarpo Perini: un altro uomo vicino a Siri. L’agente, infatti, nel 2013 si è candidato sindaco di Bresso con Pin, il Partito Italia Nuova fondato da Siri prima di aderire all’orbita della Lega. Ma è anche il padre del capo segreteria del sottosegretario Siri, Marco Luca Perini, attuale presidente di Spazio Pin, l’associazione che oltre a gestire i corsi di formazione della Lega, affitta anche sale per master di ipnosi, sedute di meditazione, corsi per massaggi. E che ha acquistato con 14.700 euro il solaio di 27 metri quadrati della palazzina. “Posso solo ribadire che l’acquisto dell’immobile è stato perfezionato nella totale trasparenza e nel pieno rispetto delle regole. Mio padre ha agito in qualità di mediatore immobiliare con agenzia operante in Bresso e il sottoscritto ha acquistato una piccola porzione dell’unità immobiliare come investimento personale. Ogni documentazione attestante quanto sopra dichiarato sarà resa disponibile, qualora richiesta, alle autorità competenti”, dice Perini junior all’Adnkronos. Il vero affare, però, in tutta questa storia lo fa Siri: acquista il palazzo spendendo 175mila euro in men o rispetto ai 760mila richiesti in un primo momento. Oggi la struttura vale più di un milione di euro con 5 appartamenti su 7 già affittati. Un bel colpo per il sottosegretario che nel 2017 ha dichiarato solo un reddito di 25mila euro. Non ha immobili intestati: nel 2011 l’Inpgi (l’ente di previdenza dei giornalisti) gli ha portato via la casa per un debito di 45mila euro.
Il potere dei segreti
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(Adnkronos) - Stefano Conti è un uomo libero. L'Adnkronos può rivelare che al processo a Panama City sono cadute tutte le accuse. Raggiunto al telefono, Andrea Di Giuseppe, il parlamentare di Fratelli d'Italia eletto nella Circoscrizione Centro e Nord America, festeggia il risultato raggiunto dopo oltre due anni: "Dieci minuti fa ho parlato con il padre, si è commosso alla notizia che Stefano era finalmente stato prosciolto. Ha passato oltre 400 giorni in una delle peggiori galere del mondo, un luogo che non si riesce neanche a immaginare, e senza nessuna condanna, ma solo per una carcerazione preventiva in attesa di un processo che sembrava non arrivare mai. Ma insieme alla Farnesina e all'ambasciata, ho fatto di tutto per fargli ridurre la misura cautelare e farlo stare in una condizione meno disumana. L'anno scorso siamo riusciti a fargli avere i domiciliari, oggi la notizia più bella. Una grande vittoria per il nostro Paese".
Stefano Conti è un trader brianzolo di 40 anni, che per oltre due anni è stato accusato di tratta di esseri umani a scopo sessuale. Rischiava una condanna fino a 30 anni di reclusione, nonostante le presunte vittime avessero ritrattato le accuse, sostenendo di aver subito pressioni dalla polizia panamense.
Conti ha anche pubblicato un libro intitolato 'Ora parlo io: 423 giorni nell'inferno di Panama', in cui racconta la sua esperienza nel carcere panamense e ribadisce la sua innocenza. Il libro è uscito a dicembre scorso, in attesa dell'inizio del processo.
Andrea Di Giuseppe ha partecipato alle udienze preliminari, "non per influire sul merito della vicenda", spiega all'Adnkronos, ma per fargli avere il giusto processo che qualunque essere umano merita. Ho coinvolto la comunità italiana, ho parlato con i politici panamensi, sono stato accanto a lui davanti al giudice, per far capire al sistema giudiziario che quell'uomo non era solo, ma aveva accanto a sé il suo Paese”.
Conti "rimarrà ancora a Panama fino al 4 aprile, per motivi burocratici, ma appena avrà tutti i documenti in ordine potrà tornare in Italia", aggiunge il deputato italiano. Che non ha finito quella che è diventata una sorta di missione. "Dopo aver aiutato a liberare i due italiani in Venezuela, e dopo il più famoso caso di Chico Forti, il prossimo per cui mi impegnerò è l'ingegner Maurizio Cocco, rinchiuso in Costa d’Avorio da oltre due anni. Ne sentirete parlare presto". Sì perché gli italiani rinchiusi all'estero sono circa duemila, "e molti di questi sono in stato di carcerazione preventiva. Dei conti di Montecristo dimenticati da tutti. Ma ora il nostro governo, grazie anche all'azione dei sottosegretari agli Esteri Silli e Cirielli, e ovviamente all'attivismo della premier Meloni, sta finalmente affrontando questi casi. Non sono più dei fantasmi, ma dei nostri connazionali che devono poter avere tutta l'assistenza legale, politica e umana che possiamo dargli. È solo l'inizio. L'Italia sta contando e pesando di più nel mondo", conclude Di Giuseppe. (Di Giorgio Rutelli)
(Adnkronos) - Stefano Conti è un uomo libero. L'Adnkronos può rivelare che al processo a Panama City sono cadute tutte le accuse. Raggiunto al telefono, Andrea Di Giuseppe, il parlamentare di Fratelli d'Italia eletto nella Circoscrizione Centro e Nord America, festeggia il risultato raggiunto dopo oltre due anni: "Dieci minuti fa ho parlato con il padre, si è commosso alla notizia che Stefano era finalmente stato prosciolto. Ha passato oltre 400 giorni in una delle peggiori galere del mondo, un luogo che non si riesce neanche a immaginare, e senza nessuna condanna, ma solo per una carcerazione preventiva in attesa di un processo che sembrava non arrivare mai. Ma insieme alla Farnesina e all'ambasciata, ho fatto di tutto per fargli ridurre la misura cautelare e farlo stare in una condizione meno disumana. L'anno scorso siamo riusciti a fargli avere i domiciliari, oggi la notizia più bella. Una grande vittoria per il nostro Paese".
Stefano Conti è un trader brianzolo di 40 anni, che per oltre due anni è stato accusato di tratta di esseri umani a scopo sessuale. Rischiava una condanna fino a 30 anni di reclusione, nonostante le presunte vittime avessero ritrattato le accuse, sostenendo di aver subito pressioni dalla polizia panamense.
Conti ha anche pubblicato un libro intitolato 'Ora parlo io: 423 giorni nell'inferno di Panama', in cui racconta la sua esperienza nel carcere panamense e ribadisce la sua innocenza. Il libro è uscito a dicembre scorso, in attesa dell'inizio del processo.
Andrea Di Giuseppe ha partecipato alle udienze preliminari, "non per influire sul merito della vicenda", spiega all'Adnkronos, ma per fargli avere il giusto processo che qualunque essere umano merita. Ho coinvolto la comunità italiana, ho parlato con i politici panamensi, sono stato accanto a lui davanti al giudice, per far capire al sistema giudiziario che quell'uomo non era solo, ma aveva accanto a sé il suo Paese”.
Conti "rimarrà ancora a Panama fino al 4 aprile, per motivi burocratici, ma appena avrà tutti i documenti in ordine potrà tornare in Italia", aggiunge il deputato italiano. Che non ha finito quella che è diventata una sorta di missione. "Dopo aver aiutato a liberare i due italiani in Venezuela, e dopo il più famoso caso di Chico Forti, il prossimo per cui mi impegnerò è l'ingegner Maurizio Cocco, rinchiuso in Costa d’Avorio da oltre due anni. Ne sentirete parlare presto". Sì perché gli italiani rinchiusi all'estero sono circa duemila, "e molti di questi sono in stato di carcerazione preventiva. Dei conti di Montecristo dimenticati da tutti. Ma ora il nostro governo, grazie anche all'azione dei sottosegretari agli Esteri Silli e Cirielli, e ovviamente all'attivismo della premier Meloni, sta finalmente affrontando questi casi. Non sono più dei fantasmi, ma dei nostri connazionali che devono poter avere tutta l'assistenza legale, politica e umana che possiamo dargli. È solo l'inizio. L'Italia sta contando e pesando di più nel mondo", conclude Di Giuseppe. (Di Giorgio Rutelli)
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Più che le conclusioni del Consiglio europeo sembrano un bollettino di guerra, con i nostri governanti che, in un clima di ubriacatura collettiva, programmano una spesa straordinaria di miliardi su miliardi per armi, missili e munizioni. E la premier Meloni cosa dice? 'Riarmo non è la parola adatta' per questo piano. Si preoccupa della forma e di come ingannare i cittadini. Ma i cittadini non sono stupidi! Giorgia Meloni come lo vuoi chiamare questo folle programma che, anziché offrire soluzioni ai bisogni concreti di famiglie e imprese, affossa l’Europa della giustizia e della civiltà giuridica per progettare l’Europa della guerra?". Lo scrive Giuseppe Conte sui social.
"I fatti sono chiari: dopo 2 anni e mezzo di spese, disastri e fallimenti in Ucraina anziché chiedere scusa agli italiani, Meloni ha chiesto a Von der Leyen di investire cifre folli in armi e spese militari dopo aver firmato sulla nostra testa a Bruxelles vincoli e tagli sugli investimenti che ci servono davvero su sanità, energia, carovita, industria e lavoro. Potremmo trovarci a spendere oltre 30 miliardi aggiuntivi sulle armi mentre ne mettiamo 3 scarsi sul carobollette".
"Stiamo vivendo pagine davvero buie per l’Europa. I nostri governanti, dopo avere fallito con la strategia dell’escalation militare con la Russia, non hanno la dignità di ravvedersi, anzi rilanciano la propaganda bellica. La conclusione è che il blu di una bandiera di pace scolora nel verde militare. Dai 209 miliardi che noi abbiamo riportato in Italia dall'Europa per aziende, lavoro, infrastrutture, scuole e asili nido, passiamo a montagne di soldi destinati alle armi".
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Roma, 6 mar. (Adnkronos) - Gianfranco Librandi, presidente del movimento politico “L’Italia c’è”, ha smentito categoricamente le recenti affermazioni giornalistiche riguardanti una presunta “coalizione di volenterosi” per il finanziamento di Forza Italia. Librandi ha dichiarato: “Sono tutte fantasie del giornalista. Smentisco assolutamente di aver parlato di una coalizione di volenterosi che dovrebbero contribuire al finanziamento del partito”.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Il vergognoso oltraggio del Museo della Shoah di Roma è l'ennesimo episodio di un sentimento antisemita che purtroppo sta riaffiorando. È gravissima l'offesa alla comunità ebraica ed è gravissima l'offesa alla centralità della persona umana e all'amicizia tra i popoli. Compito di ognuno deve essere quello di prendere decisamente le distanze da questi vergognosi atti, purtroppo sempre più frequenti in ambienti della sinistra radicale infiltrata da estremisti islamici , che offendono la memoria storica e le vittime della Shoah. Esprimo la mia più sentita solidarietà all'intera Comunità ebraica con l'auspicio che tali autentici delinquenti razzisti antisemiti siano immediatamente assicurati alla giustizia ". Lo ha dichiarato Edmondo Cirielli, Vice Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Meloni ha perso un'occasione rispetto a due mesi fa quando si diceva che sarà il ponte tra l'America di Trump e l'Europa e invece Trump parla con Macron, con Starmer e lo farà con Merz. Meloni è rimasta un po' spiazzata. Le consiglio di non essere timida in Europa perchè se pensa di sistemare i dazi un tete a tete con Trump, quello la disintegra. Meloni deve stare con l'Europa e Schlein quando le dice di non stare nel mezzo tra America e Europa è perchè nel mezzo c'è l'Oceano e si affoga". Lo dice Matteo Renzi a Diritto e Rovescio su Rete4.