Politica

Siri, Paragone: “Andrà via, la Lega se lo metta in testa. Se vuole sfilarsi da governo, è libera di tornare da Berlusconi”

Armando Siri? Per noi del M5s non c’è nessuna polemica. Siri si dimetta, così la smettiamo con questo teatrino. La politica si può fare anche fuori dal governo. Quindi, voglio dire a Siri che non è che se uno non fa il sottosegretario, va in galera o su Marte. No, viene alla Camera dei Deputati e continua a lavorare“. E’ il commento del senatore M5s Gianluigi Paragone, ospite de “L’Italia s’è desta”, su Radio Cusano Campus, a proposito del caso Siri.

“Abbiamo un fatto chiaro e limpido – continua il giornalista – C’è un sottosegretario alle Infrastrutture che si occupa di energia. Non è la sua delega, quindi questo vuol dire che quel rapporto di amicizia e imprenditoriale che lo lega ad Arata è un rapporto che va al di là della sua delega ministeriale. Siri non è un membro della Commissione delle Attività Produttive, ma un sottosegretario, cioè colui che in quel ministero si occupa di una delega specifica. E un sottosegretario alle Infrastrutture non ce l’ha manco dipinta la delega all’Ambiente e all’Energia”.

E aggiunge: “Questa amicizia di Siri con Arata, guarda caso, lo porta addirittura a fare una battaglia per metterlo alla presidenza di Arera, cioè dell’authority dell’energia, quella da cui dipendono le nostre bollette. Successivamente perdono la battaglia su Arata, perché Buffagni e il M5s si impuntano, visto che era un conflitto di interessi. Facciamo finta di niente anche su questo figlio di Arata che lavora per Giorgetti. Poi però cosa scopri? Questo Paolo Arata, stando a una inchiesta della procura della Repubblica, è legato a Vito Nicastri, il re del’eolico, il quale, a sua volta, è agli arresti ed è accusato di pagare la latitanza di Matteo Messina Denaro. Noi siamo certissimi che Siri non abbia a che fare con Nicastri – prosegue – ma questa filiera lo riconduce indirettissimamente a uno che paga la latitanza a Matteo Messina Denaro. Siccome noi siamo sicuri che Siri non abbia nulla a che spartire con questo, noi diciamo a Siri: vai a lavorare e non mettere in imbarazzo il governo. Se ti vuoi occupare di energia, ti fai mettere nella Commissione Attività Produttive, perché, se invece vuoi occupartene dentro al governo, vuol dire che tu stai facendo probabilmente il postino di qualcun altro”.

Stoccata di Paragone al leader della Lega e vicepresidente del Consiglio: “Diciamola bene: stando anche a dei recenti sondaggi, la maggior parte dei cittadini italiani dicono che Siri si dovrebbe dimettere. Secondo me, Salvini, che è sempre molto attento ai sondaggi, non sa come uscire e fa un po’ come quei calciatori che, quando finiscono in fuori gioco, si innervosiscono. Salvini è in fuori gioco, perché gli italiani sono convinti che Siri si debba dimettere, e allora si sta innervosendo. Siri andrà via. Che la Lega se lo metta bene in testa. Siri è incompatibile col governo, lo ha detto chiaramente Conte. Se poi la Lega, di fronte a una sacrosanta decisione di Conte, si vuole sfilare dal governo, è libera di tornare con Berlusconi, così avremo questa grande novità politica”.