Un gruppo di abitanti del quartiere, oltre a membri dell'estrema destra, si sono riuniti davanti l'abitazione assegnata alla famiglia da oltre 20 anni residente in Italia per "rendere loro la vita impossibile". Rosalba Castiglione, assessore al Patrimonio di Roma Capitale: "Imbecilli che strumentalizzano. I bambini hanno avuto crisi di panico e febbre per lo choc. Mi sto vergognando a spiegare a queste famiglie che il loro diritto in qualche modo verrà tutelato"
Questa volta i legittimi assegnatari non si piegheranno ai neofascisti in protesta. “Siamo in regola, i miei bambini sono cittadini italiani, vogliamo quella casa”. Virginia Raggi è con loro. Rosalba Castiglione, assessore al Patrimonio di Roma Capitale, anche. Dall’altra parte, Casapound, Fratelli d’Italia e un nugolo di futuri vicini di casa misti ai soliti presenzialisti delle proteste di periferia tenterà di dissuaderli, di mandarli altrove. E nel pomeriggio si è quasi arrivati alle mani fra i militanti dei “fascisti del nuovo millennio” e qualche decina di rappresentanti del sindacato di sinistra Asia Cub, giunto sul posto per esprimere solidarietà alla famiglia rom composta da 14 persone a cui il Comune di Roma ha assegnato un’abitazione nel quartiere di Casal Bruciato, nel quadrante est della città. L’operazione Casal Bruciato “è una strumentalizzazione esclusivamente politica“, dice Castiglione, e la lite fra i militanti di Casapound e Fdi non smentisce le sue parole: membri del partito guidato da Giorgia Meloni hanno affisso uno striscione contro l’assegnazione dell’abitazione alla famiglia di etnia roma, ma questo è costato loro l’accusa di volersi intestare la protesta da parte degli uomini della tartaruga frecciata.
L’alta tensione fra le due fazioni è al momento gestita dalla polizia in assetto anti-sommossa, mentre i manifestanti gridano “portateveli a casa vostra” e intonano l’inno nazionale presidiando il portone del condominio. “Perché Casal Bruciato è fascista”, azzarda qualcuno parlando di una periferia, quella tiburtina, che in realtà è sempre stata di sinistra. Qualcuno addirittura aggiunge: “Li vogliamo vedere tutti impiccati, bruciati”. Un altro uomo urla alla madre con una delle bambine in braccio: “Zoccola, ti stupro”. Imed, il capofamiglia, di gente massacrata ne ha vista per davvero nella sua Bosnia durante la guerra. Per questo è venuto in Italia, negli anni 90 e qui sono nati tutti i suoi 12 figli, dai 21 ai 2 anni. Chissà a quanti altri soprusi si è dovuto piegare nel difficile campo de La Barbuta, dove ha vissuto fino a poche settimane fa, quando la sua regolare domanda è andata finalmente a buon fine ottenendo l’assegnazione di un appartamento di quasi 100 mq in via Satta, nella borgata fra le vie Tiburtina e Collatina. Insomma, per chi ha un passato così, i “nazisti dell’Illinois”, come qualcuno sta ribattezzando in queste ore i contestatori, citando il film cult The Blues Brothers, non possono certo far paura.
CAMPIDOGLIO: “SONO QUATTRO IMBECILLI” – Dunque, a differenza dei montenegrini costretti a fuggire dall’appartamento a inizio aprile, Imed, la moglie e i suoi 12 figli vogliono restare a Casal Bruciato. Con il sostegno dell’amministrazione comunale. “Il problema lo creano quegli individui imbecilli – ha detto chiaramente l’assessora Castiglione – che a un mese dalle europee strumentalizzano in maniera esclusivamente politica e a fini personali la paura di chi ignora una realtà e una cultura diversa. Abbiamo parlato con la famiglia, avevo nove bimbi in ufficio e sono spaventati: non esistono bambini rom e bambini italiani, esistono i bambini”. E ancora: “I bambini pensavano che fosse una festa per accoglierli, invece sono stati accolti con insulti e minacce con una bimba che probabilmente dovrà essere portata in ospedale perché ha avuto una crisi di panico pesante, un’altra con la febbre alta, tutti con gli occhi spaventati. Io sono in difficoltà e mi sto vergognando a spiegare a queste famiglie che il loro diritto in qualche modo verrà tutelato, perché ne hanno diritto”.
TENSIONE PER IL SIT-IN – I “quattro imbecilli”, come li ha definiti Castiglione, però sembrano agguerriti. Nel piazzale condominiale, oltre a un gazebo di Casapound, si sono radunate alcune donne residenti nel quartiere che hanno rivolto ancora delle minacce alla famiglia rom. Il coordinatore regionale della tartaruga, Mauro Antonini, ha anche diffuso la lettera dell’amministratrice di condominio, Daniela Basto, che invitava la sindaca Raggi a “mettere fine a questa situazione incresciosa” perché “gli abitanti e i proprietari dello stabile temono per l’incolumità delle proprie proprietà e dei figli minori che vivono al suo interno” In realtà, per tutto il giorno non hanno superato la decina di persone, di gran lunga inferiori ai cronisti e cameraman accorsi per seguire il presidio. “Li vogliamo vedere tutti impiccati, bruciati”, ha detto una donna. “A mio figlio hanno puntato un coltello sotto la gola per togliergli un euro”, ha raccontato una 50enne, facendo riferimento generalmente a “gli zingari”. “Non li vogliamo, se li devono portare via”. Per domani pomeriggio, alle ore 17, la Prefettura ha autorizzato una manifestazione organizzata da Casapound nella vicina piazza Balsamo Crivelli. L’obiettivo è “rendere la vita impossibile” alla famiglia. C’è apprensione per la possibile reazione degli antifascisti, che hanno base nel quartiere nel noto Centro Sociale Intifada, a pochi passi proprio dal teatro delle proteste. “Le minacce che sono state rivolte a questa famiglia offendono Roma – aggiunge Castiglione – È stata garantita la sorveglianza delle forze dell’ordine finché sarà necessario”.
NAUFRAGA LA DELIBERA SOVRANISTA – Intanto, in Campidoglio, Fratelli d’Italia e Lega hanno tentato il blitz per far approvare una delibera – firmata anche da Giorgia Meloni – con la quale si proponeva il “criterio di residenzialità” nell’assegnazione degli alloggi popolari e, contestualmente, nell’accesso ad asili nido e scuole materne. Una normativa che, a loro giudizio, avrebbe permesso alle famiglie italiane di ottenere un canale preferenziale. In sostanza, nella formazione delle graduatorie Erp, si proponeva di aggiungere una percentuale di punteggio che va dal 10% per i residenti a Roma da almeno 5 anni al 30% per chi è residente da oltre 20 anni. Stessa cosa per gli asili, con un +20% per genitori residenti da 10 anni e +30% per genitori oltre 20 anni. La proposta è stata bocciata dall’Assemblea Capitolina, votata solo dai proponenti.
FDI: “PRONTI A CAMBIARE LEGGE REGIONALE” – In realtà, il provvedimento non avrebbe risolto granché nemmeno nell’ottica dei partiti di destra. Imed e sua moglie, ad esempio, sono residenti a Roma da più di 20 anni e avrebbero ottenuto il massimo del punteggio; un romano per una vita residente in uno dei comuni limitrofi, invece, non avrebbe avuto diritto agli ipotetici bonus. “Non ci arrendiamo. Abbiamo già presentato una proposta di legge regionale”, ha spiegato a Ilfattoquotidiano.it il consigliere regionale di Fdi, Fabrizio Ghera, aggiungendo che “da un nostro accesso agli atti risulta che il 50% delle assegnazioni di case popolari avviene in favore di stranieri. Bisogna invertire la tendenza, si rischia il razzismo al contrario”.