Il carcere entra con delicatezza, originalità e determinazione nel Salone Internazionale del Libro di Torino. Il prossimo giovedì 9 maggio alle ore 15.30 presso la Sala Rossa del Salone si terrà l’evento finale del premio intitolato alla scrittrice Goliarda Sapienza – ideato e promosso da InVerso Onlus, nella persona della giornalista Antonella Bolelli Ferrara, con il sostegno di Siae – che il carcere lo aveva conosciuto e raccontato nei suoi aspetti più assurdi, comuni a epoche e luoghi, quelli che ci lasciano ancora increduli nel vedere quali persone la nostra società decide di destinare alla galera.

Si tratta quanto meno di un triplo evento, quello del Salone di Torino (che ospita il Premio Goliarda Sapienza per la seconda volta e quest’anno in un’edizione speciale). In primo luogo, la presentazione del libro Malafollia – Racconti dal carcere (Giulio Perrone Editore). Il volume contiene i racconti selezionati e scritti da detenuti, storie che provengono dal profondo delle prigioni d’Italia. Sono belli, i racconti raccolti, scritti con personalità e capaci di testimoniare una follia a volte dirompente e a volte sottile, che il contesto carcerario non sottrae a una dimensione emotiva comune a ciascuno di noi. In sequenza si possono leggere gli scritti di Michele Maggio, Patrizia Durantini, Stefano Lemma, Salvatore Torre, Sebastiano Prino ed ‘Edmond’. L’attore Luigi Lo Cascio, insieme ad alcuni degli autori, leggerà brani del libro. A parlarne ci saranno gli scrittori Edoardo Albinati ed Erri De Luca, da sempre vicini ai temi del carcere, e il presidente dell’associazione Antigone, Patrizio Gonnella.

Un altro evento sarà quello dell’annuncio del vincitore dell’VIII edizione del Premio Goliarda Sapienza. Spetterà a una giuria presieduta da Elio Pecora e composta tra gli altri da circa 250 studenti liceali designare il vincitore del premio letterario, che ha una storia bella e oramai quasi decennale.

Ma c’è un terzo, fondamentale evento. Ed è il carcere in sé. La sua rappresentazione all’esterno, il suo essere contenitore rimosso di corpi, cervelli e anime. In tempi bui dalle tentazioni illiberali quali quelli che stiamo vivendo, bisogna accendere i riflettori intorno a tutte le umanità che ci circondano, comprese quelle che qualcuno vorrebbe confinare per sempre nel dolore, nella pena, nel silenzio. Un evento come quello torinese ha lo scopo maestro di togliere il carcere e i detenuti dal cono d’ombra dove si vorrebbe ricacciarli e dare loro dignità. Quella dignità che è propria di ogni essere umano e che qui acquista la forza della letteratura, della capacità di usare la parola per colpire le intelligenze e i cuori di chi legge e ascolta.

C’è bisogno di empatia per cambiare l’approccio dell’opinione pubblica al carcere, per ridimensionarne la funzione meramente afflittiva, per ridurne il peso sociale. Ognuno di coloro che leggerà Malafollia dovrà immaginare che lo scrittore del singolo racconto viveva probabilmente in una cella sovraffollata, doveva negoziare piccoli, piccolissimi spazi e tempi per non essere disturbato, doveva elemosinare carta, penna e scrivania. In carcere è raro che sia consentito usare i computer. I detenuti sono gli ultimi cittadini che inviano lettere scritte a mano e che appongono francobolli.

Pochi giorni dopo l’incontro di Torino, il successivo 16 maggio, Antigone presenterà il suo Rapporto annuale sulle condizioni di detenzione. Lo scopo è ancora quello di rompere i pregiudizi, di superare gli stereotipi, di informare correttamente, di ridurre le distanze. La riduzione delle distanze tra il senso comune punitivo e il valore costituzionale delle pene è il grande risultato cui hanno lavorato i curatori del Premio Goliarda Sapienza. Di questo siamo loro grati.

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