Cultura

Salone libro Torino, esposto di Regione e Comune contro Polacchi per “apologia di fascismo”. E Di Maio si associa

Chiamparino e Appendino hanno deciso di passare alle vie legali contro l’editore che si dice apertamente fascista e dichiara che “l’antifascismo è il vero male di questo Paese”. Intanto anche il gruppo M5s a Torino ha chiesto che l'organizzazione vieti lo stand al militante di Casapound

di Andrea Giambartolomei

Partirà una denuncia contro Francesco Polacchi, il militante di Casapound che presiede la casa editrice “Altaforte”, la cui presenza al Salone internazionale del libro ha scatenato nelle ultime ore numerose polemiche. La Regione Piemonte e la Città di Torino, due enti pubblici che sostengono la rassegna, hanno deciso di passare alle vie legali contro l’editore che si dice apertamente fascista e dichiara che “l’antifascismo è il vero male di questo Paese”. Gli enti chiederanno alla magistratura di verificare se Polacchi abbia commesso un’apologia di fascismo e se abbia violato la legge Mancino nella parte in cui prevede una condanna di chi “pubblicamente  esalta esponenti, principi, fatti o metodi del fascismo, oppure le sue finalità antidemocratiche”. Al presidente della Regione Sergio Chiamparino e alla sindaca Chiara Appendino si è unito Luigi Di Maio: “Condivido”, ha detto, “la denuncia fatta dalle istituzioni comunali e regionali contro delle dichiarazioni”, degli editori Altaforte, secondo i quali “l’anti-fascismo è il male assoluto. E dicendo così si attacca un valore fondante della Costituzione”.

Difficile che questa mossa possa placare le polemiche che stanno riguardando questa edizione della fiera dell’editoria che verrà “boicottata” da molti autori e molte organizzazioni: alla lista già lunga, che include i Wu Ming, Zerocalcare, Carlo Ginzburg, Anpi e altri, oggi si aggiunge anche la Cgil di Torino e il museo di Auschwitz: “Non si può chiedere ai sopravvissuti di condividere lo spazio con chi mette in discussione i fatti storici che hanno portato all’Olocausto, con chi ripropone un’idea fascista della società. Usciremo dal Salone del libro per entrare nella città”, scrivono in una lettera la sopravvissuta ai lager Halina Birenbaum e il direttore del museo Piotr Cywinski. Altri, invece, manifestano la loro partecipazione, come la casa editrice Sonda che creerà una “Zona Editoriale Defascistizzata”.

Sul tema si dividono (ancora una volta) i consiglieri comunali del Movimento 5 stelle a Torino. La maggior parte del gruppo consiliare, presieduto da Valentina Sganga, manifesta “tutta l’indignazione per l’agibilità politica e mediatica che partiti e case editrici chiaramente neofascisti stanno avendo ogni giorno di più”, ma sottolinea come sia “necessario trovare gli strumenti più efficaci per porre un argine alla diffusione di idee e progetti politici che sono anche incostituzionali”: “Appellarsi ai giudici non basta, perché le sentenze sull’apologia di fascismo degli ultimi anni sembrano aver legittimato manifestazioni e comportamenti per noi inaccettabili”, ricordano. Sono contrari al boicottaggio del Salone: “Non è rintanadoci e boicottando, non è regalando spazi e visibilità ai fascisti il modo corretto per opporsi”.

La presa di posizione arriva molte ore dopo il post rilanciato dai consiglieri pentastellati più critici, come Damiano Carretto, Maura Paoli, Daniela Albano, Viviana Ferrero e Marina Pollicino, in seguito al comunicato con cui il comitato di indirizzo, che si occupa del settore commerciale e della vendita degli stand, aveva dato il via libera all’editore neofascista: “Mi auguro che il comitato di indirizzo del Salone riveda la propria posizione ed escluda la società Altaforte Edizioni dalla manifestazione”. E oggi, dopo le interviste rilasciate da Polacchi, anche la capogruppo Sganga rivede i suoi propositi: “Se può essere quanto meno comprensibile la scelta iniziale del Comitato di Indirizzo del Salone del Libro di non escludere aprioristicamente nessun editore dalla parte commerciale degli stand, oggi questa vicenda sta assumendo sfaccettature che non si possono più in alcun modo ignorare – scrive su Facebook -. Sfruttare la visibilità che il Salone, suo malgrado, sta dando a questo personaggio per diffondere i precetti più bellicosi e beceri del catechismo fascista non può essere accettato dal Comitato di gestione del Salone e non può essere accettato dalle istituzioni politiche che lo compongono”. Per questo pone “una sola condizione: l’esclusione di Altaforte e di Polacchi”.

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