Il caso del sottosegretario leghista esplode il 18 aprile. L’indagine nasce in Sicilia, dove la procura di Palermo indaga sul legame tra Paolo Arata, ex deputato di Forza Italia e autore del programma energetico della Lega, con Vito Nicastri, il “re del vento” al quale è già stato confiscato un patrimonio da un miliardo e mezzo di euro. Nicastri è considerato dagli inquirenti come uno dei finanziatori di Matteo Messina Denaro. Una parte dell’inchiesta, però, finisce a Roma per competenza. Gli investigatori siciliani, infatti s’imbattono nei rapporti tra Arata e Siri. Secondo gli inquirenti, l’esponente del Carroccio avrebbe presentato emendamenti favorevoli agli affari di Arata e Nicastri in cambio di 30mila euro. Le accuse al sottosegretario sono esplicitate nel decreto di perquisizione della procura capitolina, dove si legge:  “Armando Siri, proponendo emendamenti contenenti disposizioni in materia di incentivi per il cosiddetto mini eolico, riceveva indebitamente la promessa e/o la dazione di 30mila euro da parte di Arata”, amministratore di una serie di società operanti nel settore delle energie rinnovabili. In cui il socio fantasma è appunto Nicastri.

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