Il giro di boa della vicenda, come detto, arriva nel tardo pomeriggio del 2 maggio quando il premier Conte annuncia in conferenza stampa l’intenzione di voler revocare l’incarico a Siri. “Si deve dimettere. Non dico che è colpevole, ma ha proposto una legge per interessi di parte. Il sottosegretario si è prestato a prendere l’istanza di un imprenditore che avrebbero favorito alcune sue attività già concluse. Ho sempre rivendicato per questo governo un alto tasso di etica pubblica, nel caso di specie il sottosegretario. Ci tengo a dirlo, è normale ricevere suggerimenti per modifiche o introduzione di norme, ma come governo abbiamo la responsabilità di discernere e valutare se queste proposte hanno carattere di generalità o se avvantaggiano il tornaconto di singoli. In questo caso la norma non era generale e astratta, ho quindi valutato la necessità e opportunità di dimissioni del sottosegretario”. La questione è dunque è finita sul tavolo del Cdm dell’8 maggio. Dove – come annunciato dal premier nei giorni scorsi – non si è arrivata alla conta tra i ministri. Il premier ha proposto la revoca del sottosegretario, ha acquisito il parere del Cdm e adesso invierà il decreto al Quirinale. Siri non fa più parte del governo. 

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