Il Codice appalti del 2016 prevedeva la riduzione da oltre 30mila a non più di 1.500 degli attuali centri di spesa. Il presidente Anac ha anche detto di avere "perplessità" sul fatto che l'autorità resti un presidio fondamentale dopo l'entrata in vigore del decreto Sbloccacantieri. Sul quale non è stato audito in Parlamento perché "mi hanno posto una alternativa secca: lunedì alle 9:30". Lui non poteva e "non mi hanno più chiamato, ovviamente è stata colpa mia, ma evidenzia un non interesse"
“Il Codice degli appalti, che ora sembra essere diventato il principale problema del Paese, prevedeva una novità che era una vera e propria rivoluzione che però non è mai entrata in vigore: la qualificazione delle stazioni appaltanti, che avrebbe dovuto avere come conseguenza la riduzione a massimo 1000-1.500“. A ricordarlo, il giorno dopo la maxi retata di amministratori pubblici e imprenditori accusati di corruzione e accordi per spartirsi gli appalti pubblici, è il presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione Raffaele Cantone. Il decreto per ridurre drasticamente gli oltre 30mila centri di spesa, previsto dal nuovo Codice appalti del governo Renzi e abbozzato dal governo Gentiloni, non è mai stato varato. Nonostante si trattasse, secondo Cantone, di “una grande rivoluzione, era una scelta intelligente, perché la corruzione spesso si annida anche nell’incapacità di risolvere i problemi”.
“Mi sembrava una norma di buonsenso“, ha detto ai microfoni di 24Mattino su Radio 24 il magistrato e presidente Anac, “e visto che qualcuno diceva che col buonsenso si può vincere la corruzione…”. Il riferimento è al sottosegretario alle Infrastrutture Armando Siri, ora indagato per corruzione e del quale il premier Conte intende chiedere la revoca, che a fine febbraio sostenne: “Per curare la malattia della corruzione abbiamo scatenato degli anticorpi che hanno distrutto l’organismo, quindi è stata una reazione eccessiva, siamo l’unico Paese che ha un ente ulteriore (l’Anac, ndr) contro la corruzione, sembra che diamo per scontato che siamo tutti corrotti e dobbiamo curarci, io penso che sia il contrario: siamo tutti persone corretti fino a prova contraria. Smettiamola di prendere medicine per curare una malattia che ha bisogno invece di buonsenso e di meno burocrazia”.
Cantone ha ricordato che il criterio della qualificazione “era: se ho il know how, il personale e le competenze tecniche posso fare le gare, se no no. Era una scelta di razionalità che avrebbe dovuto fare piacere alle stazioni non in grado di fare gli appalti, come i piccoli Comuni. Se fossi stato un sindaco sarei stato felicissimo. Ovviamente significa perdere un po’ di potere, ma non la possibilità di ottenere il risultato, cioè per esempio fare una strada. Invece no, c’è stata grande opposizione, il decreto attuativo non è mai entrato in vigore e non ho mai capito le ragioni, e stiamo parlando del precedente governo”. L’esecutivo gialloverde non ha rimediato: “Nello Sblocca cantieri sostanzialmente si rimette in discussione anche questo, perché tutti i Comuni potranno continuare ad essere stazioni appaltanti”.
Non a caso la Corte dei Conti, nell’audizione di lunedì sul decreto, ha sottolineato proprio la necessità di “procedere all’aggregazione” delle oltre 32mila stazioni appaltanti presenti in Italia e ”accrescere, oltre alla dimensione, anche la competenza tecnica, per favorire rapporti di forza paritaria tra funzionari delle stazioni e operatori economici”. Cantone in Senato non è invece stato audito perché, ha raccontato, “da quando faccio il presidente dell’Anac è la prima volta che, su un tema che riguarda la nostra competenza, mi si pone una alternativa secca: lunedì alle 9:30 mattino”. Lui non poteva e “non mi hanno più chiamato, ovviamente è stata colpa mia che non ci sono andato, l’opportunità l’ho avuta, ma certamente evidenzia un non interesse su che cosa l’Anac aveva da dire sullo Sblocca cantieri”.
Cantone peraltro si era già espresso pubblicamente facendo sapere di ritenere “pericoloso affidare lavori confrontando solo tre preventivi“. Rispondendo ad una domanda sulle rassicurazioni del Ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli che l’Anac resterà un presidio fondamentale, il presidente dell’Anac dopo un momento di silenzio ha risposto: “Mi auguro che sia così”. “Qualche perplessità io ce l’ho”, ha aggiunto.
Quanto alla legge spazzacorrotti, su Rai Radio1 Cantone ha detto che “è uno strumento utile. Ci sono delle norme utili, rilevanti, opportune. Si inserisce in un sistema normativo che già da tempo sta andando avanti. Però queste indagini non sono oggetto dell’attività dello spazzacorrotti, sono indagini precedenti. Nel nostro paese le indagini anticorruzione sono state fatte durante Tangentopoli in cui c’era un impianto normativo molto meno raffinato di oggi. Ben vengano le norme ma le norme sono un piccolo tassello per il contrasto alla corruzione”. E ancora: “La corruzione si combatte in primo luogo con le indagini e con i processi. Questo è un segnale di reattività delle istituzioni. C’è un pezzo di paese che la propria parte la fa: le forze dell’ordine, la magistratura, un pezzo della stessa amministrazione. Bisogna lavorare molto sui meccanismi anticorruzione: la trasparenza e i controlli preventivi“.