“Poi ricordò Grafopulos che aveva voluto giocare a fare la spia perché non sapeva come impiegare il tempo e credeva che le spie fossero affascinanti come nei romanzi”. È Georges Simenon a scriverlo in uno dei suoi primi romanzi del commissario Maigret, La ballerina del Gai-Moulin. Non sono del resto molte le spie nei romanzi di Maigret dove prevale piuttosto la banalità del male quotidiano. Magari efferato, ma pur sempre banale. La nostra storia ha al contrario le apparenze anonime della quotidianità ma potrebbe nascondere una verità indicibile. E insondabile.
Tutto inizia con una decina di righe pubblicate la mattina di lunedì 6 maggio dal sito del settimanale parigino Le Point. Un uomo sui cinquant’anni è morto nella notte tra domenica e lunedì per strada, a Parigi, nel 18me arrondissement. Una ferita sanguinante al mento, tracce di vomito. Tutti i segni di un malore. Una notizia, certo, per qualche foglio locale se fosse successo a Cassino o a Castelfranci in provincia di Avellino. Nulla invece che giustificasse l’interesse di un settimanale parigino. Salvo che in tasca al misterioso cinquantenne, identificato dal giornale solo come Massimo I., non fosse stato trovato un biglietto da visita che lo identifica come funzionario della presidenza del Consiglio italiana. Un controllo da parte della polizia nel mini appartamento che occupava all’Aparthotel Adagio Paris Monmartre al 10 di place Charles Dullin, una stradina senza uscita a pochi passi da dove Massimo I. era caduto, faceva trovare 85 banconote da 20 euro contenute in una busta, una chiavetta USB cifrata, una scheda elettronica SD (quelle che si usano ad esempio sulle macchine fotografiche), e un adattatore per la stessa. Non risulta però che nella camera ci fosse una fotocamera che spiegasse la presenza della schedina digitale.
Insomma i prodromi di un giallo c’erano già tutti, compreso il fatto che il settimanale Le Point è da tempo in odore di essere “vicino” ai servizi francesi. Il che potrebbe spiegare l’anomalo interesse per il malore di un italiano in uno dei quartieri più turistici della capitale d’oltralpe.
Col passare delle ore a queste iniziali anomalie se ne aggiungevano altre. A cominciare dalla frettolosa precisazione dell’ambasciata italiana secondo cui la morte sarebbe da attribuire a un infarto. Annuncio dato quando ancora non si conoscevano i risultati dell’autopsia disposta dalla magistratura francese, almeno sulla base delle ricostruzioni fatte con le informazioni disponibili. Improbabile anche la giustificazione data dalla stessa ambasciata sulle ragioni della presenza di Massimo I. a Parigi. “Stava seguendo un corso di francese” hanno spiegato. Davvero? Con tanti professori di francese che vivono in Italia c’è bisogno di mandare uno in Francia? Tra l’altro la Difesa ha degli eccellenti istituti di formazione linguistica, tra cui la Scuola lingue estere dell’Esercito che ha sede a Perugia e a Roma, e mantiene dei corsi specifici per il francese a Rouen e Bordeaux, ma non a Parigi. E poi davvero mandano un agente segreto a fare un corso che si presume duri almeno qualche settimana facendolo alloggiare in un albergo che costa attorno ai 200 e più euro al giorno (prezzi reperibili su qualsiasi motore di ricerca di prenotazione alberghiera)? Insomma, qualcosa non torna.
Ma chi era Massimo I.? Un tenente colonnello dei Carabinieri in servizio all’Aise, il servizio segreto estero il cui nome completo è Massimo Insalata. Cinquant’anni, originario di Alessano nel Salento, sposato con tre figlie, residente a Fiuggi. Aveva prestato servizio inizialmente nel 4° reggimento Carabinieri a cavallo di Tor di Quinto, a Roma, per poi transitare nei servizi segreti. Non è noto quale fosse attualmente il suo incarico né ovviamente quale la vera ragione della sua presenza a Parigi. La capitale francese è il crocevia di molti interessi comuni di francesi e italiani, anche se non necessariamente convergenti. Dalla Libia al Niger siamo gemelli diversi, certo attualmente più diversi che gemelli.
Tra l’altro l’albergo dove alloggiava Insalata era in una posizione molto comoda per raggiungere in pochi minuti di metropolitana La piscine, così chiamata per la vicinanza alla piscina olimpica di Tourrelle, al 141 di boulevard Mortier, sede della DGSE (Direction Générale de la Sécurité Extérieure) l’equivalente d’oltralpe dell’Aise. Insomma, tra omissioni, precisazioni frettolose, incongruenze e i soliti messaggi criptici buttati qua e là a uso e consumo degli iniziati, il brogliaccio per una spy story ci sono tutti. Compreso il fatto, non da trascurare, che i maggiori quotidiani italiani hanno quasi completamente ignorato la morte anonima del tenente colonnello Massimo Insalata. Ma, come recita il motto dei servizi esterni francesi, forse anche noi dovremmo pensare che “Ad augusta per angusta”. Di sicuro, come scrive Simenon, qualche volta le spie non sono affascinanti come nei romanzi.