Due settimane dopo il pestaggio in un bar di Padova, avvenuto la sera del 25 aprile, la Digos ha denunciato tre esponenti del centro sociale Pedro per l’aggressione ai danni dell’ex consigliere comunale leghista, Nicolò Calore, e del leader provinciale di CasaPound, Alberto Bortoluzzi. Si tratta di M. C., 35 anni, T. M., 25, e R. L., 27, ora accusati di concorso in danneggiamento e percosse. Ai tre gli investigatori sono risaliti grazie alle immagini delle telecamere di videosorveglianza, dove si vedono le vittime colpite da pugni. Perquisite le abitazioni, sono stati rintracciati i vestiti che avrebbero indossato la sera del pestaggio. Ma le indagini non sono concluse, perché il gruppo degli antagonisti che hanno agito gridando “Fascisti! Fascisti!” era composto anche da altre persone, circa una quindicina.

Calore e Bortoluzzi, assieme ad alcuni amici, erano seduti a un tavolino di un bar. Sono stati riconosciuti dagli aggressori che sono entrati nel locale, a due passi da Piazza delle Erbe. Alcuni giorni dopo il “Pedro” aveva diffuso un comunicato in cui, pur non assumendosi la responsabilità del raid, si dichiarava: “È stata una legittima ed estemporanea reazione a una provocazione fatta da un fascista dichiarato, proprio il 25 aprile. I partigiani non si sono mai posti il problema di usare la violenza per combattere il nazifascismo”. Dopo le perquisizioni il Cso Pedro ha diffuso un’altra nota. “Gli agenti sono entrati nelle case, ma l’operazione si è risolta con il sequestro di un paio di felpe. Siamo stupiti dell’efficentismo delle forze dell’ordine e della magistratura e ci chiediamo da cosa possa essere generato così tanto zelo. Non ci stupisce invece l’ansia di indicare colpevoli certi, cosa questa tutta da dimostrare”.

Intanto la Lega scende in campo, chiedendo la chiusura del centro sociale e lanciando una raccolta firme. Il presidente della commissione Giustizia del Senato Andrea Ostellari: “La città è stanca e chi la rappresenta non può nascondersi dietro a un dito. La condanna della violenza non basta. Servono atti. È giusto che un bene di proprietà del Comune sia gestito da persone che giustificano la violenza e che, se le accuse saranno confermate, la praticano?”. L’assessore regionale alle attività produttive, Roberto Marcato: “Lo spazio pubblico che occupano abusivamente va chiuso”. Ma il sindaco Sergio Giordani e il suo vice Arturo Lorenzoni negano l’intenzione di sgomberare il Pedro. “Respingiamo ogni strumentalizzazione. Rispettiamo le idee di tutti, ma non siamo in campagna elettorale e abbiamo ben chiaro che le responsabilità di un’amministrazione non sono mai quelle di acuire tensioni in città”.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Parma, guidava ubriaco il pullman della scolaresca in gita: fermato dalla polizia

next
Articolo Successivo

Casal Bruciato, il ragazzo che urlava contro i rom: “Mai detto ‘ti stupro’. Io di Casapound? No”. Ma c’è foto con la pettorina

next