Economia

Studi di settore, Salvini: “Tortura fiscale, convinceremo il M5s ad abrogarli”. Ma sono già aboliti da gennaio

Il vicepremier e ministro dell'Interno ribadisce la proposta. Gli strumenti con cui il fisco determinava i ricavi presunti delle diverse categorie sono però stati sostituiti dagli Indici sintetici di affidabilità fiscale. Come ha ricordato la direttrice generale delle Finanze Fabrizia Lapecorella, audita nella commissione Finanze del Senato

“Convinceremo anche gli amici del M5S a togliere alcuni strumenti di tortura fiscale che ormai non servono più. Penso agli studi di settore, che massacrano gli italiani senza un motivo e senza un senso”. Il vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini durante un comizio della Lega a Pavia ha ribadito un annuncio fatto sabato scorso, quando aveva annunciato di voler “portare in Consiglio dei ministri” la proposta, “perché invece che questionare sulle dimissioni di Tizio o Caio parliamo delle tasse e degli studi di settore”. Ma gli strumenti con cui il fisco determinava i ricavi presunti delle diverse categorie per poi valutare la coerenza delle dichiazioni dei redditi con quei valori sono stati già definitivamente aboliti un anno fa dal governo Gentiloni e da gennaio sono stati sostituiti dagli “Indici sintetici di affidabilità fiscale”, gli Isa.

A ricordarlo, proprio oggi, è stata la direttrice generale delle Finanze Fabrizia Lapecorella, audita nella commissione Finanze del Senato nell’ambito dell’indagine conoscitiva sul processo di semplificazione del sistema tributario e del rapporto tra contribuenti e fisco. “Gli Isa rappresentano una trasformazione radicale rispetto agli abrogati studi di settore e parametri”, ha detto Lapecorella. “Da strumenti di deterrenza a strumenti diretti ad aumentare il livello di adempimento spontaneo attraverso la premialità“.

Lapecorella ha ricordato che il decreto 28 dicembre 2018 ha approvato 105 indici relativi ad attività economiche dei comparti dell’agricoltura, delle manifatture, dei servizi, del commercio e delle attività professionali e 3 territorialità specifiche che, insieme ai 69 indici già approvati con il decreto 23 marzo 2018, sostituiscono integralmente, a partire dal periodo d’imposta 2018, i parametri e gli studi di settore. “Se da una parte, il fine da raggiungere, come per gli studi di settore, è sempre l’emersione della base imponibile e l’assolvimento degli obblighi tributari, gli elementi di novità rispetto agli stessi studi sono rappresentati dalla spontaneità e dall’azione di stimolo”, ha spiegato, precisando che “l’istituzione degli indici rappresenta, dunque, un’ulteriore iniziativa che mira, utilizzando anche efficaci forme di assistenza (avvisi e comunicazioni in prossimità di scadenze fiscali), ad aumentare la collaborazione fra contribuenti e Amministrazione Finanziaria”.