Altro che “possiamo parlarne”, come aveva detto ieri il vicepremier Luigi Di Maio. Il ministro dell’Economia Giovanni Tria, intervistato dal Sole 24 Ore, ribadisce che il tetto del 3% al deficit/pil “non è mai stato davvero in discussione”. E all’altro vice Matteo Salvini, convinto che dopo le Europee l’Italia potrà ottenere da Bruxelles notevoli aperture sul fronte dei conti pubblici, risponde che “quando faremo la prossima legge di Bilancio non sarà nemmeno ancora insediata la nuova Commissione, quindi gli impegni attuali” restano in campo. Quanto all’ipotesi di fare la flat tax coprendo i mancati introiti fiscali con nuovo deficit, non se ne parla: “Una famiglia si indebita per comprare casa, non per pagare l’affitto. Per finanziare riforme fiscali strutturali servono coperture altrettanto strutturali, il deficit può coprire solo investimenti o interventi temporanei”.
Per quanto riguarda l’obiettivo dichiarato di evitare gli aumenti Iva da 23 miliardi previsti per il 2020 dalle clausole di salvaguardia, “è chiaro che significa dover agire sul lato della spesa (…) Io credo in generale che gli interventi sulla spesa siano più virtuosi di quelli sulle tasse, ma il problema è decidere dove si taglia. E’ un problema di scelte politiche che devono essere compiute”.
“Il debito italiano è sostanzialmente stabilizzato da anni, con oscillazioni minime”, aggiunge Tria ccommentando le previsioni di primavera appena diffuse dalla Commissione Ue. “Nelle sue previsioni la commissione ha confermato quanto abbiamo scritto un mese fa nel Def: c’è una distanza su deficit e debito nel 2020, ma è dovuta al fatto che Bruxelles sviluppa una previsione a politiche invariate, che non tiene conto di quanto è già previsto dalla nostra legislazione su Iva e privatizzazioni. Sono obiettivi che confermo, per cui fra quattro mesi anche la distanza fra le stime italiane e quelle della commissione si chiuderà”.
Rispetto al rischio che il mancato rispetto degli obiettivi di debito sul 2018 porti a una manovra correttiva in corso d’anno il ministro sottolinea che “i Country Report di giugno conterranno le raccomandazioni della commissione a tutti i governi e riguarderanno il 2020, per cui non penso che verrà sollevato il problema di aggiustamenti che finora non ci sono stati richiesti. È noto poi – spiega Tria – che la commissione esaminerà i risultati 2018, che sul debito non hanno rispettato pienamente gli obiettivi anche a causa di una crisi economica che rappresenta senza dubbio un fattore rilevante. Mi aspetto quindi che la discussione vera sui nuovi programmi di finanza pubblica ci sarà a ottobre”.