Si tratta della prima lettura conforme delle due necessarie per i disegni di riforma della Costituzione prima del via libera definitivo. Visto che il provvedimento non è stato cambiato, ora lo si potrà solo approvare o rifiutare in blocco. Contrari i democratici, quattro deputati azzurri, Leu, +Europa e Civica Popolare
Centrodestra e M5s a favore. Il Partito democratico (insieme a Leu, +Europa e Civica popolare) contrario. Anche la Camera ha approvato senza modifiche il disegno di legge costituzionale per il taglio dei parlamentari. Un passaggio decisivo, perché ora, dato che non sono stati fatti cambiamenti al testo, nelle ultime due letture di Palazzo Madama e Montecitorio si potrà soltanto approvare o respingere in blocco il provvedimento. I sì in totale sono stati 310 (M5s, Lega, Fi e Fdi), i no 107 (Pd, Leu, +Europa, Civica Popolare), gli astenuti 5 (Nci). Si tratta della prima delle due letture conformi previste dalla Costituzione per le modifiche della Carta.
Contrario, proprio come in occasione della prima lettura, il Partito democratico che l’ha definita “una cazzata” (Roberto Giachetti) e “un rischio per la democrazia” (Emanuele Fiano). Il segretario Nicola Zingaretti ha rilanciato la proposta di una sola camera con 500 parlamentari, ma ha lasciato che i suoi votassero contro. Per i 5 stelle, parola di Luigi Di Maio, è il segnale che l’intesa con il Pd non potrà mai esserci. “La vera natura del Pd”, ha detto il leader 5 stelle cavalcando anche la polemica dei suoi per il ddl Zanda che vuole la reintroduzione del finanziamento pubblico ai partiti, “è quella di difendere privilegi e perseguire interessi personali: è per questo che il governo deve andare avanti. Questa gente che sia Pd o Forza Italia deve stare all’opposizione, perché in maggioranza continuerà a sperperare i nostri soldi per i loro privilegi”. Per Di Maio il “Pd ormai è tutto e il contrario di tutto ma su una cosa non si smentisce mai, la difesa dei privilegi e degli interessi personali. Zingaretti sta facendo punteggio in negativo, ne aggiunge un altro dopo la legge Zanda che doveva aumentare gli stipendi ai parlamentari, dopo la legge Zanda che doveva ricostituire i vitalizi, dopo la legge per reintrodurre il finanziamento pubblico ai partiti adesso vota contro il taglio dei parlamentari. E’ la vera natura del Pd e non mi meraviglia“.
Non tutta Forza Italia si è espressa in modo compatto: ci sono stati quattro deputati dissidenti che hanno votato contro, nonostante il partito abbia votato a favore del provvedimento. Alla guida, Simone Baldelli, intervenuto numerose volte nel corso della discussione; insieme a lui Guido Pettarin, Fucsia Fitzgerald Nissoli (eletta all’Estero) e Carlo Fatuzzo. In dissenso dal gruppo anche Silvia Benedetti, di Sogno Italia, che si è astenuta mentre il gruppo ha votato a favore.
Cosa prevede il testo – La riforma prevede che il numero dei deputati scenda da 630 a 400, mentre quello dei senatori da 315 a 200. Taglio anche al numero minimo di senatori che sono eletti in ogni regione (da sette a tre), mentre il Molise mantiene i due senatori e la Valle d’Aosta uno. Si abbasserà poi il numero dei parlamentari eletti all’estero: i deputati non saranno più 12 ma 8, mentre i senatori non saranno più sei ma quattro (con l’accorpamento del Collegio del Nord America con quello Oceania-Africa). Infine si fissa a cinque il numero massimo di senatori a vita di nomina presidenziale che possono essere in carica. La Carta finora non chiariva se questo limite riguardasse il numero di senatori a vita che ciascun presidente della Repubblica poteva nominare, o il numero massimo complessivo. Non viene però modificata la norma che prevede che gli ex presidenti della Repubblica siano senatori di diritto e a vita. Il taglio è pari al 36,5 per cento del numero attuale dei parlamentari. La riduzione del numero dei parlamentari verrà applicata a partire dalle prime elezioni successive all’approvazione della legge, a patto che siano trascorsi almeno 60 giorni dalla sua entrata in vigore. Parallelamente è in corso l’esame della proposta di legge, già licenziata dal Senato, che rende “neutra” la normativa elettorale rispetto al numero dei parlamentari fissato dagli articoli 56 e 57 della Costituzione, in modo che eventuali modifiche del numero dei deputati e dei senatori non richiedano specifici interventi di armonizzazione della normativa elettorale stessa.
M5s: “Ci allineiamo agli altri Stati e risparmiamo 500 milioni a legislatura” – Festeggia il Movimento 5 stelle che del disegno di legge, anche e soprattutto tramite il ministro per le Riforme Riccardo Fraccaro, si è fatto portatore. “Dopo il Senato, anche la Camera approva la nostra riforma per il taglio di 345 parlamentari”, ha dichiarato in una nota la grillina Fabiana Dadone. “Questo, quando il percorso della legge sarà concluso, consentirà di avere un Parlamento nuovo, in grado di rispondere meglio alle istanze del Paese, con procedure più rapide semplici. L’Italia, ricordiamo, è uno dei Paesi con il più alto numero di rappresentanti eletti, ma con questa riforma, ci allineeremo agli standard internazionali. Inoltre abbattiamo i costi della politica: grazie a questa riduzione risparmieremo 500 milioni a legislatura, soldi che potranno essere destinati alla collettività. Il nostro Cambiamento passa anche dal restituire alle istituzioni la credibilità e rispettabilità che meritano”.
Calderoli (Lega): “La proposta di legge votata è la mia” – Al M5s si è associato il leghista Roberto Calderoli: “Oggi arriva a compimento una mia battaglia storica. Posso anche comprendere e condividere la sincera esultanza oggi del ministro Fraccaro e del M5s, per essere arrivati a questo voto definitivo e a questo taglio atteso da decenni, però sia chiaro a tutti che la proposta di legge votata è la mia, come sono stato io il relatore della legge approvata al Senato, confermata identica alla Camera, per cui questa legge è opera mia”. Quindi Calderoli ha ricordato il suo primo tentativo presentato al Parlamento per la riduzione dei parlamentari: “Ricordo agli amici pentastellati che quando io cercavo di ridurre il numero dei parlamentari, attraverso una modifica costituzionale approvata in via definitiva dal Parlamento nel 2005 e poi bocciata al referendum confermativo, il Movimento 5 stelle non era ancora nato e, detto con tutta la simpatia, il ministro Fraccaro portava ancora i braghini corti. Questa è stata una mia battaglia storica, questa è una mia vittoria. Ed è una vittoria del buon senso, una vittoria per i cittadini“.
Pd contrario: “E’ una cazzata” – Chi ha confermato il voto negativo, alla Camera proprio come al Senato, è stato il Partito democratico. Se Roberto Giachetti in un video su Facebook ha detto che “è una cazzata”, Emanuele Fiano è andato oltre dicendo che “questo provvedimento sulla democrazia istituzionale e parlamentare non è stato calcolato e produrrà danni alla democrazia e un restringimento della democrazia”. “Il provvedimento di riforma”, ha detto, “non riguarda solo il taglio del numero dei parlamentari, su quello in via di principio non siamo contrari. Il problema è che chi ha scritto questo provvedimento non ha tenuto conto delle conseguenze pesanti che ci saranno”. Secondo Fiano sono tre le criticità: “La prima è che verrà preclusa in diverse regioni una significativa rappresentanza dei territori più piccoli, delle regioni più piccole. Perché assottigliandosi il numero di rappresentanti, i territori più piccoli avranno meno rappresentanti”. L’altra “conseguenza sicura” indicata da Fiano riguarda le minoranze: “Verrà tagliata la rappresentanza delle minoranze linguistiche, che oggi hanno una salvaguardia ma che così si vedranno molto meno rappresentate o, in alcuni casi, non vedranno proprio una loro rappresentanza”. Il deputato del Pd ha poi proseguito dichiarando che “ci sarà una sicura diminuzione della rappresentanza delle minoranze politiche. E’ possibile che il prossimo Parlamento, con questi numeri, vedrà solo quattro partiti principali. In alcune regioni, come l’Abruzzo, ci saranno tre senatori nel proporzionale e quindi potranno esser rappresentati solo i partiti maggiori”. E, ha concluso: “A pagare sarà il principio di rappresentanza in generale”: “Oltre al fatto che la rappresentanza degli italiani all’estero viene assottigliata, in generale il criterio nei collegi uninominali produce un rapporto tra elettori e eletti assolutamente unico in Europa. Ci sarà un senatore eletto nel collegi uninominali per 800mila elettori e un deputato per circa 400mila elettori”.