Ebbene sì. La sentenza che più di altre attendevamo fosse definitivamente messa nero su bianco è arrivata: il nuovo album dei Tool ha finalmente una data di uscita ufficiale. Il 30 agosto. Dopo 13 anni, con un’attesa superiore solo al tanto vituperato Chinese Democracy, il prossimo disco in studio della band alternative metal più amata al mondo vedrà finalmente la luce. Dopo che il cantante Maynard James Keenan – fino a pochi mesi fa impegnato coi suoi A Perfect Circle – aveva pubblicamente spronato i compagni di band a far presto, e corretto sul filo di lana addirittura il batterista Danny Carey (il quale aveva azzardato indicando aprile quale mese utile per la release), finalmente il successore dell’ultimo 10,000 Days è sul punto di arrivare a tutti noi.
La domanda delle domande è comunque un’altra: cosa fa dei Tool la band che – se non altro – può vantare l’audience più paziente e devoto sulla faccia della terra? Sicuramente il fatto che si tratti, nel loro caso, di un gruppo non convenzionale: che dalla musica e le canzoni, passando per la cura dell’artwork e appunto le attese tra una pubblicazione e l’altra, compie sempre e comunque scelte fuori dall’ordinario. In tempi in cui artisti e gruppi di ogni estrazione pensano e scrivono per esautorare la memoria dei nostri smartphone, i Tool sono una delle ultime band analogiche artisticamente ancora in vita. Un collettivo ancor prima che un gruppo: un manipolo di terroristi per i quali, una volta di più, tutti noi dovremmo fare il tifo, per sovvertire – speriamo definitivamente – l’ordine naturale delle cose. In musica e non solo.