Con un decreto firmato a sorpresa il presidente brasiliano Jair Bolsonaro spazza via le più importanti norme dello statuto sul disarmo e facilita l’ottenimento del porto d’armi per 19 milioni di brasiliani. Questo il potenziale bacino di cittadini che da oggi potranno andare in giro armati senza dimostrare necessità di sicurezza o particolari rischi personali. Con l’adozione di questa misura Bolsonaro compie una promessa elettorale destinata a consolidare la sua base elettorale, sempre più scontenta delle misure insufficienti del governo rispetto all’economia che continua a stagnare. Soprattutto il presidente accontenta due potenti gruppi parlamentari transpartitici, quello a favore della liberalizzazione delle armi e quello dei latifondisti, puntando così a ottenere un passaggio più fluido in parlamento delle riforme del governo.
La mossa arriva il giorno successivo alla creazione un nuovo ministero per poter accontentare le richieste di spazio nel governo di alcuni partiti centro, e poco dopo la nomina ad ambasciatore a Roma dell’ex assistente del potente presidente della Camera, Rodrigo Maia. Tutto in cambio del sostegno alla riforma delle pensioni al vaglio del parlamento, e ritenuta come vitale per la tenuta dei conti pubblici del Brasile. Impossibile valutare l’impatto della misura in termini di sicurezza nel paese dove si registra il maggior numero di omicidi in valore assoluto al mondo (oltre 51mila nel 2018) e dove il traffico e la circolazione di armi clandestine è da considerarsi una piaga sociale. Il Partito socialismo e libertà (Psol) e altri gruppi di opposizione hanno annunciato un ricorso presso la Corte Suprema contro un testo ritenuto “incostituzionale” in diritto e “contrario ai concetti di sicurezza pubblica e di lotta contro la violenza” in fatto.
Lo Statuto del disarmo del 2004 prevedeva che per ottenere il permesso a portare un’arma da fuoco fosse necessario dimostrare “l’effettiva necessità legata all’esercizio di una particolare attività professionale che generasse il rischio e la manaccia per l’incolumità fisica“. Con il decreto di Bolsonaro, questo cambia. Il testo afferma infatti che la prova dell’effettiva necessità sarà intesa come soddisfatta per i cittadini appartenenti a una serie di categorie professionali. Tra questi: politici eletti (dal presidente fino all’ultimo consigliere municipale), militari di truppa con oltre 10 anni di servizio, funzionari pubblici dell’area della sicurezza pubblica, dipendenti dell’Agenzia brasiliana di intelligence, dipendenti dell’amministrazione penitenziaria, del sistema socio-educativo impiegati in istituti di pena con potere di polizia amministrativa, consiglieri tutelari, avvocati, magistrati, dipendenti di società di sicurezza private e di trasporto valori, proprietari di armerie e poligoni, istruttori di tiro, cacciatori, collezionisti di armi, giornalisti di cronaca nera, camionisti e corrieri. Il decreto inoltre aumenta il limite di acquisto da 50 a 1000 munizioni all’anno e permette la vendita a civili di armi da guerra usate delle forze armate o di polizia, come pistole calibro 40, 45 e 9 millimetri “para bellum”, oltre a carabine calibro 40 e fucili calibro 12.
Il decreto apre anche alla concorrenza. Fino ad oggi in Brasile vigeva il blocco delle importazioni delle armi degli stessi modelli prodotti dalla brasiliana Taurus, in modo da tutelare la produzione della compagnia nazionale. Da oggi il blocco è stato eliminato. Inoltre, secondo quanto ha riferito il ministro della Casa Civile, Onyx Lorenzoni, il possesso della licenza sarà collegato alla persona, non all’arma. Quindi i cittadini non avranno bisogno di ottenere una licenza per ciascuna arma detenuta, bensì solo quella individuale. Per ogni ulteriore arma detenuta i cittadini dovranno semplicemente comunicare la registrazione.
Il decreto, in particolare, concede il permesso ai proprietari terrieri di utilizzare le armi in tutto il perimetro della proprietà, per difendersi da qualsiasi attacco. Questa misura era stata già annunciata da alcune settimane quando il presidente aveva invitato il parlamento a votare una legge che equiparasse l’occupazione illegale della terra al crimine di terrorismo e che prevedesse “esclusione della responsabilità penale” in caso di ferimenti o morti nel corso della difesa della proprietà. Bolsonaro, da sempre sostenuto dal settore dei latifondisti brasiliani e noto avversario del Movimento dei senza terra (Mst), in campagna elettorale aveva affermato che i grandi proprietari terrieri avrebbero dovuto reagire a colpi di arma da fuoco contro gli invasori della terra. A quindici giorni dalla sua elezione, specifiche autorizzazioni erano state concesse ai residenti nelle aree rurali del paese nell’ambito della legge sulle armi. Il decreto approvato il 15 gennaio aveva aperto alla possibilità di ottenere possibilità di accesso facilitato alle armi per i residenti nelle aree rurali. Nel caso di titolari di aziende particolarmente estese sul territorio, è stato concesso loro di poter acquistare fino a un massimo di sei armi da fuoco. La facilitazione del possesso di armi nelle aree rurali e la politica intimidatoria, aveva già causato una notevole flessione delle occupazioni di terra. Durante una trasmissione su Facebook a fine aprile Bolsonaro aveva affermato che il solo fatto di essere stato eletto aveva fatto si che nel primo trimestre del 2019 si verificasse solo una “invasione” di terra da parte dei militanti di Mst rispetto alle 43 dello stesso periodo dell’anno scorso. Con il nuovo decreto tutti i proprietari terrieri potranno ottenere il porto d’armi. Uno scenario da colonialismo 2.0.