In difesa della famiglia Omerovic, ora scendono in campo anche i genitori e gli insegnati della scuola Simonetta Salacone, frequentata dalle bambine rom che con papà e mamma hanno avuto assegnata un’abitazione di un alloggio popolare nella zona di Casal Bruciato a Roma. Da giorni i militanti di Casa Pound manifestano contro Imer Omerovic e Senada Sejdovic, bosniaci, entrambi 40enni, che sono entrati in possesso dell’appartamento secondo quanto previsto dalle leggi, dai regolamenti e dalle graduatorie.
Manifestazioni di dissenso che hanno coinvolto anche la sindaca Virginia Raggi, quando ha fatto visita alla famiglia per esprimere la propria solidarietà. Vicinanza che è stata manifestata anche dal pontefice nel corso dell’incontro con il popolo rom in Vaticano: papa Francesco ha avuto un colloquio proprio con la mamma di Casal Bruciato. L’ultimo atto di solidarietà arriva, invece, dai genitori e dagli insegnanti della scuola “Salacone”. Oggi hanno scritto una missiva indirizzata al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, al ministro dell’Interno Matteo Salvini, al presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, alla sindaca e al prefetto di Roma Paola Basilone.
Ecco il testo integrale della missiva:
Siamo genitori e insegnanti dell’I.C. Simonetta Salacone, la scuola che frequentano tre delle quattro figlie di Suzana, la donna rom (nata in Italia) che ha finalmente avuto la possibilità di dare una casa alla sua famiglia con l’assegnazione di un alloggio popolare a Torrenova.
Un diritto che si è conquistata regolarmente e legalmente.
Ciò nonostante da quando è entrata nel suo alloggio è stata ed è continuamente minacciata, insultata, molestata da persone fomentate e sostenute dalla formazione di estrema destra Azione frontale, il cui presidente, tale Ernesto Moroni, è l’autore dell’invio di teste di maiale alla comunità ebraica di Roma nel gennaio del 2014: organizzano presidi sotto casa sua, la insultano con slogan razzisti di giorno e di notte, insultano le sue bambine appena si affacciano nel cortile condominiale; qualche sera fa le hanno staccato la corrente elettrica.
Fortunatamente Suzana ha trovato ad accoglierla anche splendidi vicini di casa, che la stanno sostenendo come possono.
E la stiamo sostenendo anche noi, genitori e insegnanti, organizzando dei turni per non lasciarla sola di notte, aiutandola ad arredare la sua casa, continuando a motivarla nella sua coraggiosa scelta di lasciare il campo per una nuova vita nella sua casa.
Facciamo tutto questo con gioia e senso di appartenenza ad una comunità, la nostra scuola, inclusiva, democratica e antifascista, ma ci chiediamo se sia normale.
Possibile che delle persone debbano organizzare dei turni per salvaguardare l’incolumità di una di loro? Possibile che delle bambine debbano essere terrorizzate? Insultate? Che le autorità conoscono gli autori di queste violenze e lasciano che continuino a perpetrarle?
Le bambine di Suzana sono le nostre bambine. Suzana è una di noi. Non possiamo tollerare che le compagne delle nostre figlie e dei nostri figli subiscano quotidianamente violenze e umiliazioni. In quale Paese viviamo? Continueremo a presidiare la casa di Suzana fino a quando non sarà sicura, continueremo ad impegnarci con lei perché prevalgano l’inclusione e l’interazione sull’odio fascista e l’intolleranza. La nostra scuola è intitolata a Simonetta Salacone. Simonetta diceva che “la scuola può tutto”. E noi le crediamo.