Chelsea Manning ha lasciato il carcere dopo 62 giorni. L’ex analista dell’intelligence americana e talpa di Wikileaks era detenuta nella prigione “William G. Truesdale” di Alexandria, in Virginia, con l’accusa di oltraggio alla Corte per essersi rifiutata di testimoniare davanti a un giudice federale sull’organizzazione fondata da Julian Assange. La Manning, che ha deciso di diventare donna nel 2013 cambiando il suo precedente nome Bradley, era stata graziata nel gennaio del 2017 da Barack Obama dopo essere stata condannata a 35 anni di prigione.
Nel 2009 aveva rubato decine di migliaia documenti militari e diplomatici riservati, di cui alcuni top secret. Li aveva trafugati mentre svolgeva il suo incarico di analista di intelligence a Baghdad. Una volta impossessatasi del materiale sensibile – tra cui un video in cui elicotteri Usa uccidevano 12 civili disarmati – Manning lo aveva consegnati a Wikileaks. Per questi atti la donna era in prigione. Ora però i suoi avvocati, come scrive Repubblica, fanno sapere che la sualibertà potrebbe non durare a lungo perché è già stata raggiunta da un nuovo ordine di comparizione, verosimilmente per il 16 maggio.
L’arresto di Manning è scattato a un anno dal rinvio a giudizio per i segreti militari divulgati nel 2010 negli Usa di Julian Assange da parte di un gran giurì dello stesso distretto. Il fondatore di WikiLeaks resta invece in carcere, dove ha ricevuto la visita di Pamela Anderson.