Dopo vari fallimenti del Parlamento, i 5 Stelle lavorano al ddl che Di Maio ritiene prioritario (non la Lega). Il provvedimento prevede un registro dei lobbisti e lo stop alle “porte girevoli” tra ex eletti e portatori d’interessi. In mattinata i deputati Brescia e Silvestri hanno visto una delegazione di Transparency international: "Dopo decenni di nulla serve una nuova legge, del resto prevista dal contratto di governo". Prima di Pasqua il vertice con il ministro Bonafede
La legge sul conflitto di interessi ci riprova. Dopo essere stata affossata nella scorsa legislatura, nonché dimenticata per anni da tutti i partiti politici, è in lavorazione in questi giorni un disegno di legge del M5s che interviene sul tema e sull’attività di lobbying. Se per la Lega il tema è ancora indigeribile e mai è stata enunciato tra le priorità del governo, solo qualche settimana fa Luigi Di Maio lo ha rilanciato e inserito tra le cinque leggi da realizzare entro la fine dell’anno. La via scelta è quella di presentare un disegno di legge di iniziativa parlamentare (e non governativa) che potrebbe iniziare il suo percorso già prima delle Europee. O almeno questa è la speranza del Movimento che potrebbe usarlo come arma in campagna elettorale. In mattinata c’è stato un incontro tra il presidente della commissione Affari costituzionali Giuseppe Brescia (M5s) , il deputato Francesco Silvestri e una delegazione di Transparency Italia. Prima di Pasqua, Brescia e il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede si erano visti per accelerare i lavori.
Nel testo, secondo quanto riferito dall’Ansa e confermato a ilfattoquotidiano.it, viene legato il tema del conflitto di interesse a quello della regolamentazione dell’attività di lobbying. E non solo per i parlamentari e i membri del governo, ma per tutti i “decisori pubblici”.
Nel capitolo riguardante più strettamente il conflitto di interessi un articolo sarà dedicato al fenomeno delle cosiddette “porte girevoli” (revolving doors). I 5 stelle vogliono introdurre infatti per i parlamentari, i membri del governo, i consiglieri regionali ecc. “un periodo di attesa” dopo la cessazione del mandato prima che possano svolgere attività di rappresentanza di interessi.
Per quanto riguarda invece l’attività di lobbying vera e propria, si lavora ad esempio alla costruzione di un registro unico nazionale pubblico dei rappresentanti di interessi, con le informazioni accessibili. Sarà inoltre vietato il finanziamento ai partiti da parte delle società che esercitano l’attività di rappresentanza di interessi.
Una legge sul conflitto di interessi fu approvata dalla Camera la scorsa legislatura (il relatore era il dem Francesco Sanna), ma il testo si arenò al Senato come molti altri della maggioranza. A febbraio 2016, al momento del primo voto, i 5 stelle decisero di votare contro in segno di polemica per le modifiche fatte al testo che definirono “fasullo”. Lo stesso relatore dimise dal suo ruolo protestando per l’esito del provvedimento. Tra i punti criticati: l’Antitrust che avrebbe dovuto far rispettare la legge per la maggior parte sarebbe stata composta da parlamentari. Ora i 5 stelle ci riprovano, anche se necessaria sarà la fase di confronto in Parlamento, dove, in mancanza di un accordo chiaro con la Lega, dovranno per forza cercare voti tra i democratici. Solo qualche settimana fa il capogruppo Pd Graziano Delrio aveva aperto ai 5 stelle sul conflitto di interessi: il dialogo si è già interrotto, ma è stato comunque un segnale.
“Il confronto con Transparency International, da anni impegnata nella lotta alla corruzione”, hanno detto Brescia e Silvestri oggi, “ci ha dato nuovi elementi utili per arrivare finalmente a un testo efficace. Dopo decenni di nulla serve una nuova legge, del resto prevista dal contratto di governo”. La presidente M5s della commissione Giustizia alla Camera Francesca Businarolo ha ribadito l’intenzione di velocizzare sul tema in Parlamento: “Considero molto opportuna l’iniziativa. Dopo il tema della corruzione, infatti, la disciplina delle situazioni di incompatibilità degli incarichi è una delle priorità dell’agenda politica. Del resto, non siamo solo noi a dirlo: nella scorsa legislatura il Pd aveva tentato di farlo con una proposta molto fragile, peraltro bloccata da quella stessa maggioranza: fu un fallimento, in sostanza. Dunque, è bene riprendere con decisione la materia perché in Italia si verifica troppo spesso la circostanza del ‘conflitto di interessi’ per chi deve guidare gli affari pubblici e questo è davvero inaccettabile”.