Da più di dieci anni entro come volontario in carcere. Ma quest’anno c’è una novità: nonostante Tempo di Libri – la fiera dell’editoria di Milano – sia stata sospesa, Andrea Kerbaker con Kasa dei Libri e Mediobanca ha deciso di proseguire l’esperienza “fuori salone” del 2018, dando vita assieme a Vivere con Lentezza alla seconda edizione de “I detenuti domandano perché”, aumentando il numero degli istituti in cui si tiene e irrobustendo il senso della manifestazione.
Così Isabella Bossi Fedrigotti, Gianni Biondillo, Marco Balzano, Umberto Galimberti, Gian Felice Facchetti, Giuseppe Lupo, Pier Luigi Vercesi e lo stesso Kerbaker si sono resi disponibili a entrare a Milano a San Vittore e al Beccaria (minorile), a Bollate, Pavia, Piacenza (protetti) e Lodi, per confrontarsi con le persone ristrette sulle loro domande di fondo.
A Pavia, Isabella Bossi Fedrigotti – la prima a cimentarsi in questa operazione -, di fronte alla domanda su che strada scegliere nei bivi che la vita ci propone, da buona montanara quale si è dichiarata ha indicato quella in salita, la più difficile, esortando tutti a non essere sonnambuli nello scegliere la via. Tornerà per un secondo incontro per confrontarsi con nuove domande.
Resta il punto forse più importante del progetto: Mediobanca ha deciso di invitare le proprie persone a partecipare anche agli incontri preparatori dei quesiti, trasformando le ore trascorse in carcere in tempo di formazione per quanti hanno aderito. Al di là delle facili battute sulle possibili inversioni di ruoli nella società, si tratta di una scelta non indifferente. Non sono tante le imprese o banche disposte a dedicare tempo e denaro per un reciproco percorso formativo tra le mura di un carcere. Tutte le volte che ho chiesto della pubblicità a sostegno di Numero Zero, il periodico di Torre del Gallo – la casa circondariale di Pavia -, ho incontrato enormi ostacoli e risposte negative. Eppure investire nel miglioramento culturale delle persone che si trovano dentro ha degli effetti positivi misurabili in riduzione della recidiva (dall’80% al 30% circa), con un vantaggio tangibile per la società in termini di convivenza e anche di sicurezza.
Chissà se a compimento del loro percorso i partecipanti potranno affermare: “Dentro: questo posto è meraviglioso – e fuori ci sta la città che ti costringe al tutto o al nulla…”. Anche se può sembrare strano, il luogo meraviglioso in questione è il carcere minorile di Nisida, e a scrivere è Valeria Parrella. Ma per sapere il perché, dovreste pensare di fare del volontariato fra le mura di un carcere.