Le flessioni congiunturali più ampie, stando ai dati Istat, si registrano nel settore degli autoveicoli (-14,4%) e nei due comparti che erano cresciuti di più nel mese precedente: la farmaceutica e il tessile e abbigliamento
A marzo si è interrotto il trend positivo della produzione industriale partito a gennaio. Rispetto al mese precedente l’indice è diminuito dello 0,9% e in confronto con il marzo 2018 il calo corretto per gli effetti di calendario è dell’1,4%. Una flessione che, rileva l’Istat, consente comunque di chiudere il primo trimestre con una variazione “ampiamente positiva rispetto al precedente, la prima dal quarto trimestre 2017”. Le flessioni più ampie mese su mese si registrano nei due comparti che erano cresciuti di più nel mese precedente: la farmaceutica (-7,7%) e il tessile e abbigliamento (-4,1%). Anno su anno, a contribuire di più alla riduzione dell’indice sono la fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (-9%), la farmaceutica (-6.7%) e la fornitura di energia elettrica, gas e vapore (-5,2%). La produzione di autoveicoli diminuisce del 14,4% su base annua e anche il primo trimestre è in flessione tendenziale del 14%.
Tra i principali settori di attività, solo per i beni strumentali si registra un incremento congiunturale. Gli altri comparti registrano una dinamica negativa. Anche in termini tendenziali, cioè anno su anno, sia l’indice generale sia quelli settoriali mostrano flessioni al netto degli effetti di calendario, con l’unica eccezione dei beni strumentali, in moderata crescita. Diminuiscono i beni intermedi (-1,9%) e i beni di consumo (-1%).
“Questa battuta d’arresto giunge inaspettata dopo la stima sulla crescita dello 0,2% del Pil nel primo trimestre diffusa dall’Istat il 30 aprile”, commenta il presidente del Centro Studi Promotor Gian Primo Quagliano. Il calo segue le due crescite significative di gennaio (+1,8%) e febbraio (+0,8%). “Il dato è comunque coerente con i segnali negativi che vengono dall’indicatore anticipatore determinato dall’Istat e dagli indicatori sul clima di fiducia delle imprese e dei consumatori, che sono tendenzialmente in calo sia pure con qualche sporadico dato in controtendenza”, osserva Quagliano.
Secondo il rapporto sulla congiuntura di Ref Ricerche, sui buoni dati del primo trimestre potrebbero aver pesato “fattori di tipo transitorio, fra cui un’attività dell’edilizia particolarmente vivace legata al clima più mite della media stagionale. Questo effetto potrebbe avere ad esempio pesato molto sul Pil italiano. Inoltre,
fattori particolari, legati alla calendarizzazione dei periodi di ferie hanno generato accidentalità nelle oscillazioni mensili della produzione. Possibile che questo effetto abbia pesato in negativo sulla produzione di dicembre, favorendo il recupero di gennaio. Probabile che un effetto di questo genere produca una contrazione della produzione italiana in aprile”.