Un tempo si temeva che la civiltà occidentale si suicidasse con la bomba atomica, ma che ora un pannolino possa diventare una minaccia per un’intera civiltà mi pare un tanticchio esagerato. Sono rimasta a dir poco stupita quando ho letto l’invettiva di Diego Fusaro contro la campagna social #IoCambio lanciata dall’associazione culturale Onalim – Milano al contrario per promuovere i fasciatoi nei bagni degli uomini e invitare i padri a farsi un selfie mentre cambiano il pannolino al figlio. Fusaro è giovane, ma pare avere un’idea dei ruoli e delle relazioni tra uomini e donne ferma agli anni 50.
Prosegue la campagna di svirilizzazione dell’uomo da parte del turbocapitalismo, che ci vuole tutti femminilizzati. E voi siete così pazzi da pensare che il problema sia la cultura islamica? Il problema è il suicidio ridicolo dell’occidente. pic.twitter.com/rJenk8HbgR
— Diego Fusaro (@DiegoFusaro) 9 maggio 2019
Non rinuncia al vizio di svalorizzare la “femminilità”, che è una costruzione culturale così come lo è la virilità, sulla base di stereotipi e pregiudizi sessisti e fa una filippica filo patriarcal-arcaica contro la cura paterna del bebè perché sarebbe una mansione umiliante per gli uomini. Alla madre spetterebbe la gratificazione di occuparsi della cura del corpo dei figli con la pulizia di merda, moccio e pipì, al padre la cura dello spirito e della mente, mondate dall’oscurità dell’incoscienza con la consegna delle tavole della legge e orazioni sui massimi sistemi: è questa l’idea del ruolo paterno e materno secondo Diego Fusaro? E se la cosiddetta “femminilizzazione” fosse al contrario arricchente e valorizzante per gli uomini? Mai questo dubbio sfiorò il filosofo che ignora l’esperienza del cambio del pannolino. Non è solo la pulizia di un culetto, è un momento fatto di contatto di pelle e sguardi, di tenerezza e di affetto. E santa pace, perché sarebbe un’esperienza che gli uomini non dovrebbero fare?
I tempi cambiano ed evolvono, caro Fusaro. La rigida suddivisione di ruoli tra uomini e donne è destinata a tramontare in barba a tutte le resistenze anacronistiche di inizio millennio. Ci sono i terrapiattisti e quelli che gridano allo scandalo se un uomo si avvicina ad un fasciatoio. Ma anche la Spagna, dopo la Svezia e la Francia, ha varato una legge sui congedi per paternità e maternità di pari durata (otto settimane) non trasferibili. Una recente direttiva del Consiglio dell’Unione europea prevede un accordo per cui i papà potranno chiedere di usufruire di almeno dieci giorni di congedo di paternità dopo la nascita (o l’adozione) di un figlio. Troppo pochi per garantire un’equa divisione del lavoro di cura tra genitori e per sollevare le donne dall’essere penalizzate rispetto al lavoro: ma è il segnale che si sta andando nella direzione – finalmente – di creare simmetria e condivisione del lavoro di cura.
In Italia i giorni per il congedo per paternità sono pochissimi: cinque. Si tratta di un periodo di tempo insignificante se si fa il paragone con gli altri stati europei, dove il congedo parentale e di paternità si conta in settimane e mesi, durante i quali padri e madri possono occuparsi dei figli senza diminuizioni di stipendio. Piuttosto che sfrantumare l’anima sulla cosidetta bigenitorialità come un’astrazione da inseguire solo a separazione avvenuta, si faccia anche in Italia una legge sui congedi per paternità e maternità di pari durata e non trasferibili con l’obiettivo di creare un’equa suddivisione del lavoro di cura fin dalla nascita dei figli. I tempi sono maturi ma con la Lega al governo e i filosofi con la faccia rivolta al passato la vedo dura. Per fortuna ci sono uomini che non si sentono umiliati perché cambiano pannolini. Dalle parti de Il Fatto Quotidiano segnalo la risposta del direttore Peter Gomez:
Scusa Diego cosa c’è di poco virile nel cambiare un pannolino? Trovo invece che se uno porta in giro il suo bimbo o la sua bimba è utile ilfasciatoio nel bagno degli uomini. Cerchiamo per favore di ragionare. Anche perché quando avrai figli te ne renderai conto pure tu
— Peter Gomez (@petergomezblog) 10 maggio 2019
e quella deliziosa di Mario Alberto Marchi, giornalista e caro amico, che su Facebook ha commentato: “Una delle esperienze più divertenti delle mie due paternità è stata la cacca. Saper riconoscere il tipo di pupù dal ‘profumo’, nell’incertezza ricorrere alla ‘prova dito’. A seguire il rito allegro del cambio di pannolino, le battute da cartone animato, e le pernacchie sul sedere ripulito con le risate fragorose dei miei figli. Ancora oggi ce lo raccontiamo e ridiamo come matti. Mi sento femminilizzato? Magari! Io i miei figli li avrei pure allattati!”.
Nonostante i Peter Gomez, i Mario Alberto Marchi e a tutti quelli come loro, la civiltà occidentale è ancora in piedi. Sarà meglio preoccuparsi del surriscaldamento climatico, fermare le guerre e l’inquinamento e nel frattempo pulire il culo ai figli con lo sguardo rivolto al futuro.