Dopo l'esclusione della casa editrice legata a Casapound, il capogruppo del Carroccio in consiglio comunale chiede le dimissioni dello scrittore che però il presidente della Regione Chiamparino e la sindaca difendono. E lei dice: "Se la Lega vuole prendersela con qualcuno se la prenda con chi si è assunto la responsabilità politica della scelta, ovvero la sottoscritta”
“Nicola Lagioia deve dimettersi e deve fare lo stesso il suo direttivo – ha tuonato invece Ricca, che è anche segretario cittadino della Lega -. Non è francamente accettabile che il direttore di un evento importante come il Salone del Libro, evento in crescita e con una credibilità democratica internazionale da difendere, faccia partire un boicottaggio contro lo stesso evento che organizza”. Ricca rimprovera Lagioia di non essersi scusato per la “lista di proscrizione” pubblicata su Facebook da Christian Raimo: “Il Salone si merita pluralità e libertà e il clima che si e creato in questi giorni di polemica va esattamente nella direzione opposta a questi principi insindacabili quando si parla di cultura. Rimane anche assurdo e da chiarire l’atteggiamento censorio e limitante della libertà di espressione messo in campo da Regione e Comune“.
“Lagioia non si tocca – replica Chiamparino -, ha saputo raccogliere l’eredità del Salone, rilanciarla, rafforzarla. È il direttore ideale in questo momento e per i prossimi anni”. Il governatore passa poi al contrattacco: “Se poi la Lega pensa di usare la rassegna come una delle tante poltrone di cui stanno facendo mercimonio, sarà sconfessata dalla stessa comunità del Salone”. Anche Appendino interviene subito in difesa dello scrittore: “Non permetteremo alla Lega di distruggere il lavoro di tre anni col quale abbiamo faticosamente salvato il Salone. Nicola Lagioia, direttore della rinascita del Salone, non si tocca, è patrimonio della città. Se la Lega vuole prendersela con qualcuno se la prenda con chi si è assunto la responsabilità politica della scelta, ovvero la sottoscritta”, conclude.
“Siamo tutti d’accordo perché la direzione editoriale vada avanti come peraltro già previsto per altri due anni – risponde a distanza Lagioia -. Mi fa piacere potermi confrontare con il capogruppo Ricca, temo non sia aggiornato sui fatti. Ho sentito Buttafuoco (Pietrangelo, inserito nella lista da Raimo, ndr) giorni fa. Tanto che la sua lezione al Salone l’ho introdotta proprio io. Con l’editore Giubilei ho parlato stamattina. Raimo è andato via”. Tornando sugli attacchi ricevuti da sinistra, lo scrittore ha affermato che “la complessità nella discussione è importante”: “Abbiamo una responsabilità istituzionale. Questo ci impone una certa postura e lucidità. In certe situazioni ci vuole più coraggio a mediare che a entrare a gamba tesa”. Alla fine, però, l’edizione si è chiusa con numeri in crescita. “Era cominciata fra le polemiche ed è finita in una festa”, ha affermato Lagioia, sottolineando la crescita di ingressi: 148mila sono stati gli ingressi unici registrati ai tre varchi del Lingotto Fiere. Qui si tornerà nel 2020 e poi nel 2021: “Il Salone ha bisogno di una programmazione pluriennale”, spiega il presidente Silvio Viale, presidente dell’associazione “Torino città dei libri” che sovrintende la kermesse con il Circolo dei lettori. “Appuntamento al Salone dell’Anno Uno, il prossimo anno”, ha chiuso il presidente di quest’ultima struttura, Giulio Biino, che lavorerà per trovare una soluzione giuridica per evitare che editori apertamente fascisti possano trovare spazio al Salone.