Oggi sono circa un milione gli impianti, tra elettrici e termici, installati in tutti i comuni italiani. Il rapporto Comuni Rinnovabili 2019 di Legambiente, attraverso cento storie italiane, racconta un percorso già in atto di innovazione radicale dell’autoconsumo e delle comunità energetiche
Per la prima volta dopo 12 anni nel 2018 in Italia è calata la crescita di energia pulita, prodotta da solare, eolico, bioenergie, e procedono a passo lento anche gli investimenti nel settore. Tutto ciò mette a rischio gli obiettivi al 2030 per il nostro Paese che, paradossalmente, si conferma tra le nazioni con le maggiori opportunità sul fronte delle rinnovabili grazie a risorse fossil-free diffuse e differenti da nord a sud. Oggi sono circa un milione gli impianti, tra elettrici e termici, installati in tutti i comuni italiani. Il rapporto Comuni Rinnovabili 2019 di Legambiente, attraverso cento storie italiane, racconta un percorso già in atto di innovazione radicale dell’autoconsumo e delle comunità energetiche. L’Italia resta il Paese del sole: “Praticamente in ogni città, grande o piccola – si spiega nel rapporto – è installato almeno un impianto fotovoltaico”, mentre sono 7.121 quelli del solare termico, 1.489 quelli del mini idroelettrico (in particolare al centro nord) e 1.028 quelli dell’eolico (soprattutto al centro sud). Infine 4.064 quelli delle bioenergie e 598 quelli della geotermia. Oltre tremila comuni sono diventati autosufficienti per i fabbisogni elettrici e 50 per quelli termici, mentre sono 41 le realtà già rinnovabili al 100% per tutti i fabbisogni delle famiglie. “In dieci anni – spiega Legambiente – la produzione da rinnovabili è cresciuta di oltre 50 TWh, con un contributo delle rinnovabili che è passato dal 15 al 35,1% rispetto ai consumi elettrici e dal 7 al 18% in quelli complessivi”.
INSTALLAZIONI A RITMI LENTISSIMI – Eppure nel 2018 le installazioni da rinnovabili hanno continuato con ritmi lentissimi, in continuità con gli ultimi cinque anni (una media di 502MW all’anno per il solare e di 342 per l’eolico). “Ritmi inadeguati perfino a raggiungere i già limitati obiettivi al 2030 della Strategia energetica nazionale e del nuovo Piano Energia e Clima, la cui versione finale dovrà essere presentata a dicembre a Bruxelles” spiega Katiuscia Eroe, responsabile Energia di Legambiente. Con la direttiva 2018/2011, l’Europa ha definito principi e regole per le comunità energetiche e i prosumer (produttori-consumatori) di energia da fonti rinnovabili, “grazie alle quali saranno smontate le assurde barriere che oggi impediscono di scambiare energia pulita nei condomini o in un distretto produttivo e in un territorio agricolo” commenta dichiara Edoardo Zanchini vicepresidente di Legambiente. La sfida? “Che Governo e Parlamento si impegnino a recepire la direttiva entro il 2019”. Per sostenere questa richiesta Legambiente lancia oggi la petizione “Liberiamo l’energia rinnovabile”, indirizzata al premier Giuseppe Conte e al ministro dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio per chiedere di semplificare le procedure per tutti coloro che scelgono di puntare sulle energie pulite.
LE RAGIONI DEL CALO – D’altro canto, il calo negli ultimi anni non è dovuto solo al taglio degli incentivi, ma anche alle barriere, anche non tecnologiche, che trovano i progetti nei territori. Autorizzazioni e consenso rimangono ancora “un buco nero delle procedure italiane. Il Piano Energia e Clima – sottolinea Legambiente – deve affrontare i nodi che ancora impediscono il pieno sviluppo delle rinnovabili in Italia”, sia in termini di autorizzazioni che di supporto allo sviluppo delle energie pulite “e di premiare i sistemi capaci di contribuire alla flessibilità della rete”.
QUALCHE NUMERO – I risultati raggiunti nell’ultimo decennio sono stati possibili grazie agli oltre 822mila impianti fotovoltaici distribuiti in quasi tutti i comuni italiani, a oltre 17mila tra idroelettrici (3.430), eolici (4.618), da biogas e biomasse (2.753), geotermici ad alta e bassa entalpia (7.164), i 4,36 milioni di metri quadri di impianti di solari termici e gli oltre 66mila impianti a bioenergie termici. La tecnologia in maggiore crescita è il fotovoltaico (a quota 20,1 GW), mentre quella con la maggior potenza complessiva è ancora l’idroelettrico dove si sono aggiunti 1,5 GW di mini agli impianti storici. La Lombardia è la regione con il maggior numero di impianti da fonte rinnovabile in Italia (8,850 MW installati), grazie soprattutto all’eredità dell’idroelettrico del secolo scorso. Mentre è la Puglia la regione in cui vi sono le maggiori installazioni delle nuove rinnovabili, ossia solare e eolico (5.213 MW su 5.532 MW totali).
L’ITALIA RINNOVABILE IN CENTO STORIE – Le cento storie raccontate nel dossier hanno al centro il tema dell’autoproduzione e della distribuzione locale. C’è l’esempio della Cooperativa Elettrica di Funes, in provincia di Bolzano, che soddisfa pienamente il fabbisogno del territorio, grazie al mix delle fonti rinnovabili e i cui soci sono gli stessi abitanti della valle. La coop produce più energia pulita di quanta ne consumi e il resto viene venduto alla rete nazionale reinvestendo i ricavi sia in sconti sulla bolletta elettrica, sia progettando e realizzando nuovi impianti. Anche nel settore agricolo le esperienze positive non mancano. Nell’Azienda Agricola Val Paradiso, a Naro (Agrigento), si coltivano oltre 100 ettari di ulivi secondo i disciplinari dell’agricoltura biologica e l’intero processo produttivo è alimentato con energia pulita proveniente da fonte rinnovabile. Lo stesso avviene nell’Azienda Agricola Arte, tra Manfredonia e Cerignola in Puglia, che quattro anni fa ha avviato una produzione biologica certificata e ora è autosufficiente nei consumi grazie a un impianto di biogas.
Oppure l’Azienda Agricola Isola Augusta, nel comune di Palazzolo dello Stella (Udine), che ha realizzato tre impianti fotovoltaici che riducono i costi di energia impiegata. L’azienda dispone anche di una colonnina di ricarica per veicoli elettrici, oltre ad un impianto geotermico ad acqua di falda che riesce a soddisfare l’80% del riscaldamento delle strutture (alloggi, agriturismo, cantina). Tra le storie segnalate quella del Comune di Cavalese, in Val di Fiemme, in Trentino Alto Adige, dove è presente un impianto di teleriscaldamento alimentato a biomassa, proveniente dagli scarti di lavorazione delle segherie e falegnamerie locali, che sostituisce oggi oltre 3 milioni e mezzo di litri di gasolio e produce energia elettrica e termica distribuita attraverso le reti locali. La Sem (Società Elettrica in Morbegno), in provincia di Sondrio, è invece una cooperativa fondata nel 1897 che produce energia elettrica attraverso lo sfruttamento di nove impianti mini idroelettrici situati in Valtellina/Alto Lario ed è oggi distributore unico per alcuni comuni della zona.