Il viceprocuratore svedese Eva-Marie Persson ha dunque deciso di proseguire nell’approfondimento delle indagini in relazione alle accuse di stupro contro Julian Assange, accantonate provvisoriamente il 19 maggio 2017, dopo che il fondatore e direttore di WikiLeaks si era reso irraggiungibile rifugiandosi nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra: “Dopo aver riesaminato le indagini preliminari svolte finora, ho concluso che esistono i fondamenti per ritenere ragionevolmente che Julian Assange possa venire incriminato per stupro. Poiché Julian Assange si trova attualmente detenuto nel Regno Unito, sussistono le condizioni, in linea con l’ordinanza 2003/1178, per la consegna di Julian Assange alla Svezia per mezzo di un mandato di arresto europeo. Dopo l’entrata in vigore, il 1° dicembre 2017, del regolamento 2017/1000 sull’Ordine europeo d’indagine, vi è ora la possibilità, se necessario e con il consenso di Julian Assange, di svolgere interrogatori nel Regno Unito in collegamento video dalla Svezia. Sono ora presenti i presupposti per riprendere e continuare le indagini. In caso di conflitto tra un mandato d’arresto europeo e una richiesta di estradizione da parte degli Stati Uniti, saranno le autorità britanniche a decidere sull’ordine di priorità”.
Il reato su cui indagano gli svedesi è vicino ai termini di prescrizione, che scadranno il 17 agosto 2020, e la decisione di oggi riguarda solo la prosecuzione delle indagini. Non sono invece stati ancora decisi i mezzi che verranno adottati per condurle, ma se per procedere fosse richiesta la presenza fisica di Assange in Svezia, il mandato di arresto europeo andrà inviato quanto prima. Non solo a causa della prossima prescrizione ma perché c’è il rischio che una Brexit senza accordi lo faccia decadere, imponendo una richiesta di estradizione su basi incerte, dai tempi lunghi e dalle immaginabili complicazioni.
Il 12 aprile scorso Stella Creasy e altre 70 parlamentari britanniche avevano inviato una lettera al ministro dell’Interno Sajid Javid, preoccupate per la sorte delle indagini svedesi: mentre le autorità del Regno Unito e degli Stati Uniti erano state avvertite in anticipo della revoca dell’asilo politico ad Assange da parte dell’Ecuador, le autorità svedesi avevano appreso la notizia solo successivamente e non attraverso canali ufficiali. Le firmatarie della lettera raccomandavano al ministro di fare il possibile per accogliere eventuali richieste svedesi al fine di far chiarezza sulle accuse ad Assange e, nel caso, rendere giustizia alle donne vittime di violenza.
Tonight over 70 parliamentarians stand with victims of sexual violence, and are calling on both the Home Secretary and the shadow Home Sec to urge them both to be champions of action to ensure Julian Assange faces Swedish authorities and is extradited there if they so request: pic.twitter.com/uaJMM984Cc
— stellacreasy (@stellacreasy) April 12, 2019
La risposta del ministro alle parlamentari costituisce dunque un primo spunto sull’orientamento del governo britannico in merito alla scelta che esso potrebbe dover prendere tra la richiesta di estradizione da parte degli Stati Uniti, non ancora perfezionata ma prevista per il 14 giugno, e un nuovo mandato di arresto europeo da parte della Svezia al fine di ottenere dal Regno Unito la consegna di Assange.
“Al momento – ha risposto il ministro – il signor Assange è in stato di arresto mentre siamo in attesa di una richiesta di estradizione da parte degli Stati Uniti. Se il Regno Unito dovesse ricevere un mandato d’arresto europeo (Mae) per il signor Assange, sarà l’autorità giudiziaria a prenderlo in considerazione finché il giudice non avrà ricevuto la richiesta definitiva di estradizione da parte degli Stati Uniti [detto in modo molto rozzo, il mandato d’arresto europeo prevede un rapporto diretto tra le autorità giudiziarie di due paesi, e “salta” la fase in cui la richiesta passa invece tra i ministeri, prima di raggiungere il giudice, nda]. Se si raggiungesse una decisione sul mandato d’arresto europeo prima del ricevimento della richiesta degli Stati Uniti, la decisione finale la prenderà il giudice e io non sarò coinvolto. Se fossero presenti due richieste per la stessa persona, allora mi verrà chiesto di decidere a quale dare priorità sulla base di una serie di parametri elencati nella Legge sull’Estradizione del 2003. La legge enumera una serie di fattori da considerare, tra questi la gravità dei reati, il luogo dove sono stati commessi e le date di invio e di ricevimento delle richieste. Quando vi sono richieste provenienti sia da un paese Mae che da un paese non Mae, si seguono le prescrizioni contenute nella sezione 179 della legge del 2003. Considerato il mio ruolo, sarebbe inappropriato da parte mia fare commenti sulle indagini svedesi o sull’eventuale emissione di un mandato d’arresto europeo. Tengo conto del vostro punto di vista, ma tutto quello che posso dire per adesso è che, se dovrò prendere una decisione sul caso, lo farò attenendomi strettamente a quanto prevede la legge britannica”.
La richiesta di estradizione presentata dagli Stati Uniti contro Assange è, per ora, per presunta “complicità in pirateria informatica”, non per spionaggio o per la pubblicazione di documenti riservati. E’ più grave lo stupro o la pirateria informatica? Ma se, quando la richiesta di estradizione verrà perfezionata, l’accusa dovesse essere modificata? E se il reato ipotizzato divenisse più grave? E se fosse più grave dello stupro? E se addirittura dovesse comportare una pena disumana o la pena capitale? Come risponderà il Regno Unito?