Avevano creato delle società fittizie con annessi frantoi fantasma nei quali sostenevano di produrre olio d’oliva extravergine. Invece, quello che vendevano in Italia e all’estero era olio di semi, di soia o di girasole, addizionato con clorofilla e betacarotene. I carabinieri del Nas di Foggia, coordinati dalla procura dauna, guidata da Ludovico Vaccaro, hanno eseguito diversi sequestri e 24 misure cautelari, diciassette delle quali a Cerignola (Foggia), finita al centro dell’operazione battezzata ‘Oro giallo’, che ha coinvolto non solo la città pugliese. Arresti sono stati eseguiti in tutta Italia. Tra l’altro, come sottolineato dagli investigatori che hanno condotto l’inchiesta, l’olio contraffatto veniva rivenduto in gran parte del territorio nazionale, anche a ristoranti rinomati, e in Germania, applicando prezzi molto più bassi e concorrenziali rispetto all’effettivo valore di mercato. Parliamo di un giro d’affari di milioni di euro: un litro di olio sofisticato (compreso il contenitore utilizzato) con un costo produttivo di circa 1,20 euro, veniva rivenduto sul mercato a prezzi che variavano tra i 5 e i 10 euro. Delle 24 persone arrestate, 14 sono finite in carcere e 10 ai domiciliari. Sono ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di frodi nel commercio di ingenti quantità di olio di semi etichettato come olio extravergine di oliva.
L’INDAGINE – L’inchiesta è partita da un controllo eseguito in un negozio di generi alimentari di Foggia. Gli inquirenti sono riusciti a ricostruire i vari passaggi della materia prima. Il quartier generale dell’organizzazione era a Cerignola, dove un oleificio sarebbe stato utilizzato come base logistica della sofisticazione. Al titolare si rivolgevano diversi indagati, accusati di far parte del sodalizio, per acquistare olio di semi, in alcuni casi già sofisticato. Tra le persone arrestate c’è anche chi avrebbe acquistato milioni di litri di olio di semi da multinazionali con sede nel Nord Italia. Olio che veniva trasportato due volte a settimana, a bordo di autobotti fino a Cerignola e scaricato presso l’oleificio dove veniva poi taroccato. Per la sofisticazione venivano utilizzati additivi alimentari, clorofilla e betacarotene, che l’organizzazione avrebbe acquistato da una ditta della provincia di Milano, avvalendosi di prestanomi. La vendita finale del prodotto sarebbe avvenuta soprattutto nelle regioni del Nord Italia (Piemonte, Lombardia ed Emilia Romagna), nel Lazio, in Puglia e in Germania. Anche presto rinomati ristoranti.
I TRASPORTI IN GERMANIA – Gli indagati con le maggiori risorse economiche e logistiche, potevano organizzare una spedizione in Germania ogni 15 giorni, con un carico di 23mila litri di olio taroccato a volta. Sei gli autotreni intercettati e sequestrati dagli inquirenti nel corso dell’indagine. Oltrepassata la frontiera, il prodotto veniva depositato presso aziende specializzate in logistica e, da qui, distribuito a ristoranti, punti vendita della grande distribuzione o persino con il sistema del porta a porta. D’altro canto in Germania era stata messa in piedi una vera e propria rete di piazzisti italiani che si occupavano della distribuzione, fornendo supporto logistico ai sofisticatori nostrani. Un giro che ha determinato un enorme danno di immagine ai produttori del vero olio extravergine italiano. Oltre che in Germania, altri sequestri sono stati effettuati a Roma, Campobasso, Ancona, Milano, Torino, Parma, Napoli e in varie località pugliesi. E a Berlino, come nel centro storico di Roma, anche in noti ristoranti sono stati sequestrati carichi di olio taroccato: lattine con etichettature riconducibili ad aziende inesistenti, venduto a un prezzo inferiore a quello di mercato.
LA MAXIOPERAZIONE – Si tratta di una delle indagini più rilevanti svolte negli ultimi anni sul fronte del contrasto ai fenomeni criminali relativi alla produzione e alla commercializzazione di olio extravergine di oliva sofisticato e contraffatto che, in questo caso, ha superato i confini nazionali. L’operazione, a cui hanno partecipato oltre 250 militari del gruppo Carabinieri per la Tutela della Salute di Napoli e di unità dell’Arma territoriale, con la collaborazione di personale di polizie straniere, è stata condotta dal Nas di Foggia e coordinata dalla procura del capoluogo dauno in cooperazione continua con Eurojust (Agenzia dell’Unione Europea per la cooperazione giudiziaria penale), e con Europol per gli aspetti operativi transnazionali.
I CONSIGLI ANTIFRODE – “Con la produzione di extravergine ‘made in Italy’ che ha raggiunto quest’anno i minimi storici a causa delle gelate di febbraio 2018, e gli effetti drammatici della Xylella con il crollo in maniera incontrovertibile della produzione di olive di oltre il 60% – è il commento all’operazione del presidente di Coldiretti Puglia, Savino Muraglia – è aumentato il rischio di frodi e sofisticazioni”. E dato che nel 2019, secondo Coldiretti, gli italiani si devono rassegnare a dire addio “a sei bottiglie di extravergine ‘made in Italy’ su dieci dagli scaffali dei supermercati”, i consigli rivolti al consumatori sono quelli “di diffidare dei prezzi troppo bassi, fare attenzione ai prodotti venduti a meno di 7-8 euro al litro che non coprono neanche i costi di produzione, guardare con più attenzione le etichette e acquistare extravergine a denominazione di origine Dop, quelli in cui è esplicitamente indicato che sono stati ottenuti al cento per cento da olive italiane”.